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La polarizzazione diventa la preoccupazione numero uno della Svizzera

Manifestanti
Manifestazione contro il certificato Covid. Berna, 8 settembre 2021. Keystone / Marcel Bieri

In Svizzera, la volontà di farsi vaccinare è stagnante, la crescente polarizzazione preoccupa la popolazione e un consigliere federale sta precipitando nei sondaggi. È ciò che emerge dal nuovo sondaggio della SSR sulla crisi pandemica.

Un mese, e poi la Svizzera voterà per la seconda volta sulla controversa Legge Covid-19, in particolare sull’obbligo del certificato Covid. L’istituto di ricerca Sotomo ha condotto un sondaggio sulla pandemia e i suoi effetti per conto della Società svizzera di radiotelevisione (SSR).

Più di 59’000 persone in Svizzera hanno partecipato alla settima raccolta di dati sul tema, 42’000 delle quali nella Svizzera tedesca, 15’000 nella Svizzera francese e poco meno di 2’000 nella parte italofona del Paese. Le risposte sono state ponderate statisticamente, il margine di errore è di +/- 1,1 punti percentuali.

I risultati mostrano un Paese che sarebbe sulla via della normalizzazione se una profonda spaccatura non l’attraversasse – con solo il 64% della popolazione completamente vaccinato, la Svizzera è tra i Paesi più ritardatari in Europa. Ma si tratta anche di un Paese in cui la gente vorrebbe tornare ad abbracciarsi e baciarsi – come mostra la panoramica dei risultati.

A favore

In contrasto con l’ultimo sondaggio, la maggioranza della popolazione (57%) si dice ora a favore della vaccinazione obbligatoria per il personale sanitario. Il 52% sarebbe anche d’accordo con l’obbligo di vaccinazione per chi insegna.

Il certificato Covid ha il sostegno del 62% delle persone interpellate, ma un’estensione della sua applicazione, per esempio alle stazioni sciistiche, è respinta dalla maggioranza. Il Governo e le stazioni sciistiche vogliono che lo sci in Svizzera possa essere praticato rispettando la distanza interpersonale e portando le mascherine, ma senza certificato. Proprio come lo scorso anno.

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Il 79% ritiene che il certificato Covid sia un obbligo indiretto a vaccinarsi, il 10% in più rispetto all’ultimo sondaggio. Il 46% pensa che il documento dia più libertà dove è richiesto, il 32% lo trova scomodo da gestire.

C’è grande interesse per il richiamo della vaccinazione, con il 45% a favore e il 10% piuttosto a favore. La maggioranza è d’accordo, inoltre, con l’abolizione della gratuità dei test Covid. Il 59% sostiene questa misura, introdotta in ottobre.

Contro

Lo scetticismo sul vaccino e sulle misure sanitarie introdotte dal Governo è condiviso da un variegato insieme di gruppi della popolazione, ad esempio tra i sostenitori dell’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) e le persone immigrate dai Balcani. Lo scetticismo vaccinale è molto diffuso in entrambi i gruppi, anche se il tasso di vaccinazione delle persone provenienti dall’Europa sudorientale e dai Balcani è più alto (52%) rispetto a quello di coloro che sostengono l’UDC (42%).

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In generale, le donne, le persone con un basso reddito e quelle con un basso livello di istruzione sono più contrarie alla vaccinazione. Gli uomini, chi guadagna molto e le persone con un’istruzione accademica si mostrano più a favore della vaccinazione.

La paura

Solo il 6% della popolazione, un quarto dei non vaccinati, prende in considerazione la possibilità di vaccinarsi. La ragioni più menzionate per non farsi vaccinare sono la paura degli effetti collaterali dell’iniezione e la fiducia nelle proprie difese immunitarie. Il 15% teme di perdere la fertilità con il vaccino, fenomeno per il quale non esistono prove mediche. Il 12% sostiene di non essersi vaccinato su consiglio medico.

Le persone non vaccinate interpellate sarebbero più propense a cambiare idea se potessero avere più fiducia nella vaccinazione. Lo afferma il 47% di loro. Una percentuale quasi altrettanto alta (44%) dice invece che si farà vaccinare qualora la vita senza certificato diventasse troppo scomoda.

Il divario

Gli sconvolgimenti sociali in Svizzera sono attualmente la conseguenza più temuta della pandemia. Negli ultimi mesi, chi si oppone alle misure sanitarie ha manifestato in molte città e la situazione non sempre è rimasta pacifica. Qualche giorno fa, una grande manifestazione a Berna ha mostrato quanto il clima si sia inasprito. È scoppiata anche una disputa pubblica sul numero di partecipanti.

Gli sconvolgimenti toccano anche la vita privata. Quasi una persona su due teme conflitti privati, il doppio rispetto ai precedenti sondaggi. I toni si sono fatti più aggressivi, nota il 41% di chi ha risposto. Il 71% dichiara di aver discusso delle misure sanitarie nella propria sfera privata. Il 31% ha interrotto dei contatti. Le persone non vaccinate sono chiaramente esposte a più tensioni di quelle vaccinate.

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C’è chi perde

Anche la fiducia nelle istituzioni politiche appare danneggiata. Il più alto organo esecutivo, il Consiglio federale, formato da sette persone appartenenti a diversi partiti e che decide in modo collegiale sulle misure, riceve di continuo voti insufficienti secondo il sistema di valutazione usato nelle scuole elvetiche (da 1 a 6 con la sufficienza situata a 4).

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Ciò che colpisce è che il socialista Alain Berset, ministro della salute, ha il punteggio migliore di 4,1, appena sopra la sufficienza. Il peggiore (3,1) è quello del ministro degli esteri Ignazio Cassis, del Partito liberale radicale. È stato a malapena visibile durante la pandemia, ma ha subito una grossa sconfitta nel dossier europeo nel 2021. Tuttavia, rispetto all’ultimo sondaggio, quando il suo voto era di 3,0, la sua popolarità è leggermente migliorata.

Il vero perdente delle ultime settimane è il ministro delle finanze Ueli Maurer, dell’UDC. Si è presentato a una manifestazione pubblica indossando una maglia dei “Freiheitstrychler”, un gruppo che protesta energicamente e rumorosamente (a suon di campanacci) contro le misure del Governo di cui fa parte lo stesso Maurer. Questo evento ha innescato una polemica che ha fatto notizia anche oltre i confini elvetici e, apparentemente, non è stato apprezzato dalla maggioranza della popolazione. Il voto dato a Maurer è di 3,3. La scorsa estate era di 3,8.

La vita

Quanto saranno durature le tracce lasciate dalla pandemia nelle nostre vite è ancora oggetto di speculazione. Tuttavia, il sondaggio permette di farsi un’idea di come potrebbe essere il futuro. Per esempio, solo il 10% sostiene che continuerà ad usare più spesso la bicicletta dopo la pandemia rispetto a quanto faceva prima. Lo stesso vale per l’automobile.

D’altra parte, l’epoca degli spostamenti aziendali non indispensabili sembra essere finito. Questo aspetto emerge dalla simpatia di cui sembrano godere le riunioni online. Oltre il 40% ritiene che avranno più peso dopo la pandemia. Una maggioranza schiacciante vorrebbe poter continuare a lavorare almeno in parte da casa anche dopo la crisi.

I bacini

Niente strette di mano, niente bacini sulle guance era il motto all’inizio della pandemia. Tuttavia, le raccomandazioni sulla distanza tra le persone sono state seguite sempre meno assiduamente da quando è disponibile la vaccinazione. Specialmente i due o tre bacini (a dipendenza della regione) dati sulle guance per salutarsi hanno subito un duro colpo.

Ora, però, la maggioranza dice di voler tornare alle abitudini di prima della pandemia. Lo vogliono soprattutto le persone tra i 14 e i 34 anni. C’è anche una chiara distinzione geografica. Nella Svizzera francese e italiana, la gente è meno disposta a rinunciare per sempre ai baci sulle guance rispetto a chi vive nella Svizzera tedesca.

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