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La pandemia minaccia l’epilogo di Euro 2020

Lo stadio di Wembley dove si disputeranno semifinali e finale di Euro 2020.
Lo stadio di Wembley, durante Inghilterra-Germania, dove si disputeranno anche semifinali e finale di Euro 2020. Keystone / Matthew Childs

Con l'approssimarsi del quarti di finale dei campionati europei di calcio si stanno accentuando le polemiche per la decisione di Uefa e Regno Unito di disputare i prossimi incontri in sedi problematiche dal profilo sanitario.

La recrudescenza della pandemia a causa della variante Delta a Londra, dove si giocheranno semifinali e finale del torneo continentale (ma anche a San Pietroburgo che ospiterà venerdì 2 luglio la partita della Svizzera con la Spagna) preoccupa e sta suscitando vaste critiche la conferma del calendario programmato da parte dell’Uefa.

Martedì scorso il vicepresidente della Commissione Ue Margaritis Schinas aveva osservato che “l’idea di uno stadio pieno in un momento in cui siamo così preoccupati per la variante Delta” dovrebbe “far riflettere” e su questo “Merkel, Draghi e tanti eurodeputati condividono gli stessi timori”. Inoltre è evidente “l’asimmetria” da parte del Regno Unito, che da un lato “impone restrizioni ai cittadini britannici che viaggiano nei Paesi Ue, dall’altro accetta una massiccia presenza di visitatori europei” per assistere alle partite.

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Più esplicito il ministro dell’interno tedesco Horst Seehofer che ha definito “assolutamente irresponsabile” il comportamento dell’Uefa che ha autorizzato l’accesso allo stadio di Wembley per l’epilogo della competizione di 60’000 spettatori, un terzo in più della quota consentita finora. “Ho il sospetto che ci sia un problema di tipo commerciale, e ragioni del genere non dovrebbero prevalere sulla protezione della salute”, ha dichiarato.

Ma dalla federazione europea di calcio viene escluso il cambio di sede. Bastano le misure concordate con Londra, viene reso noto, per ridurre i rischi di infezione, vale a dire test Covid negativo nelle 48 precedenti all’acquisto dei biglietti per la manifestazione, distanziamento tra non conviventi e due dosi di vaccino somministrate almeno 15 giorni prima dell’evento.

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Ma a creare grattacapi è anche la semifinale in programma a Roma sabato tra Inghilterra e Ucraina, per la quale è previsto l’afflusso di numerosi sostenitori della squadra di Sua Maestà.

In Gran Bretagna la pandemia, sospinta dall’ex variante indiana, viaggia a 20’000 nuovi contagi giornalieri e il sottosegretario alla Salute italiano Andrea Costa ha fatto sapere che i tifosi inglesi, impossibilitati a rispettare i 5 giorni di quarantena obbligatori, “non potranno venire in Italia a guardare la partita all’Olimpico: non possiamo correre rischi”.

La stessa ambasciata italiana a Londra ha comunicato che a chiunque arrivi in Italia da oltre Manica in questi giorni sarà negato l’ingresso allo stadio romano “anche se in possesso di un biglietto”.

E proprio su pressione del governo italiano l’Uefa ha annullato la validità dei biglietti della partita di Roma “venduti a residenti del Regno Unito a partire dalle ore 00 del 28 giugno” e ha decretato “il blocco inderogabile della vendita e della trasferibilità” dei tagliandi entro le ore 21 di giovedì. Vedremo nei prossimi giorni se questi appelli verranno ascoltati.

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