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La marina alpina

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Il dibattito in parlamento sulla partecipazione di soldati elvetici alla missione Atalanta ha riportato in primo piano un aspetto poco conosciuto della Svizzera, ovvero l'esistenza di una flotta mercantile che batte bandiera rossocrociata.

“Sogno o son desto? Un cargo in pieno Oceano Atlantico che inalbera una bandiera di un paese che non ha sbocchi sul mare?”. Per un marinaio alle prime armi la domanda potrebbe sorgere più che legittima.

Eppure non si tratta di un miraggio. La marina mercantile svizzera esiste. I mari e gli oceani sono solcati da 35 navi commerciali rossocrociate di tonnellaggio diverso, a cui vanno ad aggiungersi circa 1’700 imbarcazioni da diporto di proprietà di privati od associazioni, tra cui la famosa Alinghi 5, e un veliero storico, il Salomon, utilizzato per dei progetti terapeutici indirizzati ai giovani.

Età media di 5 anni

Oltre ad essere la flotta più grande al mondo per un paese senza sbocchi sul mare, quella svizzera è anche tra le più moderne. “L’età media è di cinque anni. A titolo di paragone, la flotta tedesca ha un’età media di 9,5 anni e si vanta di essere molto moderna”, sottolinea Reto Dürler, responsabile dell’Ufficio federale della navigazione marittima, che ha sede a Basilea.

Grazie al credito quadro per le fideiussioni della Confederazione, i sei armatori elvetici proprietari delle 35 navi possono rinnovare spesso la loro flotta. Questo credito, che esiste dal 1959, è passato nel 2008 da 600 milioni a 1,1 miliardi di franchi. “Non è la Confederazione che paga le navi, ma grazie a questa cauzione gli armatori possono ottenere più facilmente dei prestiti dalle banche ad interessi ridotti, che vanno dall’1 al 2%”, spiega Dürler.

Garantire l’approvvigionamento del paese

Lo scopo principale di questa cauzione è di garantire l’esistenza di una flotta, che il governo può requisire in caso di crisi o di guerra. Secondo l’articolo 102 della Costituzione, infatti, la Confederazione deve assicurare “l’approvvigionamento del paese in beni e servizi vitali in caso di minacce d’ordine egemonico o bellico nonché in caso di gravi situazioni di penuria cui l’economia non è in grado di rimediare da sé”.

Dei bisogni che si sono fatti pesantemente sentire durante la Seconda guerra mondiale. Ed è proprio in questi anni che è nata la marina svizzera.

“Con lo scoppio del conflitto, l’approvvigionamento dal Reno è stato interrotto e la Svizzera si è vista costretta a trovare un altro modo per far circolare la merce”, spiega Reto Dürler. La soluzione passava dai porti francesi e italiani. Il problema era però che non vi erano navi disponibili. La Confederazione ha quindi dovuto noleggiare 15 battelli greci.

Data di nascita: 9 aprile 1941

“Con l’entrata in guerra dell’Italia contro la Grecia, le navi non sono però più potute entrare nel Mediterraneo e sono rimaste bloccate nel porto di Funchal, sull’isola di Madeira. È a questo momento che la Confederazione ha deciso di creare una flotta svizzera”, prosegue Dürler. Una legge internazionale del 1925 assicurava il diritto ad ogni paese, anche a quelli senza senza sbocchi sul mare, di avere una propria marina. Il 9 aprile 1941, con l’entrata in vigore di un decreto federale urgente elaborato dal professore di Basilea Robert Haas, è cosa fatta. La bandiera svizzera può così iniziare a solcare i mari.

A volte però il vessillo rossocrociato non è stato sufficiente per evitare gli attacchi. Il 7 settembre del 1943, ad esempio, la SS Maloja viene affondata al largo della Corsica da un aeroplano non identificato e tre membri dell’equipaggio perdono la vita.

Al termine del conflitto, il mondo politico si è posto la domanda se era ancora necessario mantenere una flotta. “Sì è giunti alla conclusione che per garantire l’approvvigionamento una marina aveva ancora ragione d’essere”, spiega Dürler. Tuttavia, la Confederazione decide, con la Legge federale sulla navigazione marittima del 1953, che la flotta deve passare in mani private.

Ruolo secondario

Attualmente la flotta svolge un ruolo molto secondario nell’approvvigionamento del paese. “Gli armatori sono liberi di circolare dove vogliono”, precisa il responsabile dell’Ufficio federale della navigazione marittima.

Per poter inalberare la bandiere elvetica i criteri sono rigorosi: “L’armatore deve avere sede in Svizzera e la maggioranza del finanziamento deve pure essere di origine elvetica”, spiega Dürler. A parte per il nome – Corviglia, Lugano, Generale Guisan… – i legami con la Svizzera sono comunque minimi, limitati per lo più a questioni giuridiche, di sorveglianza e di sicurezza. Nessun bastimento d’alto mare inoltre può arrivare fino a Basilea.

E anche a bordo, complici i salari bassi e le difficili condizioni di lavoro, gli equipaggi di elvetico hanno ben poco: su un totale di 650 marinai, solo una decina sono svizzeri, tra cui un capitano. La maggior parte di loro proviene dalle Filippine (il 25% circa), gli altri soprattutto dall’Europa orientale e dai Balcani. Per realizzare il sogno di girare il mondo, insomma, gli svizzeri preferiscono l’aeroplano.

Daniele Mariani, swissinfo.ch

Il governo svizzero vorrebbe inviare un contingente composto al massimo da 30 militari elvetici per partecipare all’operazione Atalanta dell’Unione Europea contro la pirateria al largo delle coste della Somalia.

I soldati avrebbero il compito di proteggere le navi del Programma alimentare mondiale e quelle battenti bandiera svizzera.

Il Consiglio degli Stati ha recentemente approvato il decreto federale che autorizza la missione.

Mercoledì, però, il Consiglio nazionale non ha voluto entrare in materia. L’opposizione è giunta soprattutto dai ranghi dell’Unione democratica di centro e dei Verdi. L’UDC, da sempre ostile all’invio di soldati svizzeri all’estero, ha sostenuto che le basi legali sono insufficienti. Gli ecologisti, appoggiati da diversi esponenti socialisti, hanno sottolineato che per risolvere i problemi che attanagliano la Somalia l’intervento deve essere di tipo umanitario e non militare.

Il neoconsigliere federale Didier Burkhalter, che da parlamentare si è detto favorevole alla partecipazione alla missione Atalanta e si è spesso profilato su dossier militari, ha dichiarato che il governo non si darà per vinto e difenderà la sua posizione. Il parlamento, quindi, dovrà verosimilmente esprimersi ancora una volta su questo dossier.

La flotta svizzera di navi d’alto mare è composta di 35 navi con una capacità complessiva di oltre un milione di DWT (deadweight ton, ossia il carico che una nave è autorizzata a trasportare).

I sei armatori proprietari delle imbarcazioni dispongono di 13 cargo, 9 porta rinfuse, 6 portacontainer e 7 navi cisterna.

Il tonnellaggio delle navi che battono bandiera elvetica rappresenta lo 0,1% circa delle capacità mondiali.

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