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La lunga strada della parità fra uomo e donna

Cassiera in un supermercato: un lavoro mal pagato e tipicamente femminile Keystone

Le donne svizzere sono meno colpite dall'attuale crisi economica. Ma è l'unica buona notizia dal fronte per l'8 marzo.

Proprio nella giornata della donna si deve costatare che la parità è ancora un traguardo lontano.

Da una prospettiva femminile, l’attuale crisi economica suscita sentimenti contrastanti. Diversamente da altri momenti di depressione economica, questa volta le donne sono infatti risparmiate dall’ondata di licenziamenti e razionalizzazioni.

Secondo le indicazioni del Segretariato per l’economia della Confederazione (seco), il numero dei disoccupati maschi è aumentato del 50 per cento negli ultimi 12 mesi. Realmente sono stati annientati 20’000 posti di lavoro su 2’313’000.

Toccati dagli stravolgimenti strutturali sono soprattutto i bastioni maschili: le banche e le assicurazioni, i trasporti, le telecomunicazioni e l’industria. E sono ancora soprattutto gli impieghi a tempo pieno ad essere stati cancellati. A lavorare al 100 per cento sono in primo luogo gli uomini.

Le donne avanzano

La situazione per le donne è diversa. Lo dimostrano le cifre ufficiali. Da una parte le donne disoccupate sono aumentate del 40 per cento. Ma realmente i posti di lavoro femminili sono aumentati di 26’000 unità, raggiungendo le 1’859’000 unità.

Non è un paradosso: ancora oggi il 70 per cento delle donne lavora in ambito sociale. Sono infermiere, insegnati, segretarie oppure lavorano alla cassa dei grandi magazzini.

La maggior parte di questi impieghi sono mal retribuiti, ma resistono meglio alla bassa congiuntura. Inoltre in una società che invecchia inesorabilmente, i lavori con un’ispirazione sociale hanno un futuro più che mai sicuro.

Latenza ai vertici

La cattiva notizia non è invece nuova. A pari prestazioni le donne continuano a guadagnare fino al 40 per cento in meno dei colleghi maschi. Inoltre nelle funzioni dirigenziali la componente femminile è ancora l’eccezione. Per le giovani che entrano nel mondo del lavoro manca dunque un modello di riferimento per avanzare nella gerarchia.

A questo si aggiunge il peso della famiglia. In Svizzera manca ancora un’offerta adeguata di asili nido e strutture diurne. Sembra che le donne di oggi debbano ancora scegliere tra carriera e lavoro. La conseguenza è che la creazione di una famiglia avviene sempre più tardi e la crescita demografica cala.

Ma Christine Flitner, segretara del Sindacato dei servizi pubblici (SSP), non si dà per vinta: «Le cose cambiano, ma a piccoli passi». Almeno nel 2002 la Confederazione ha stanziato alcuni milioni per la creazione di asili nido.

Tempo parziale: un vicolo cieco

Un gran numero di donne lavora a tempo parziale. Questa scelta – che permette di coniugare economia domestica, famiglia e disponibilità di un reddito – ha degli svantaggi evidenti. In primo luogo una copertura insufficiente della previdenza sociale, ma spesso si presentano anche condizioni difficili per assumere responsabilità e al livello di sicurezza dell’impiego.

Dunque le donne continuano a sobbarcarsi un doppio carico a casa e sul lavoro. Una situazione che porta spesso a problemi di salute. Lo confermano gli specialisti dell’Istituto per la medicina sociale e preventiva dell’Università di Zurigo. Anche loro affermano che sempre più le donne preferiscono rinunciare ad avere figli per evitare questo peso.

Per Flitner bisogna trovare nuove soluzioni: «Fintanto che non ci sarà un’altra distribuzione fra lavoro pagato e non pagato, le donne continueranno a rinunciare a qualcosa. Normalmente quindi ai figli»

Nuovi modelli di lavoro

Il lavoro domestico non pagato è anche l’oggetto di una campagna dell’Ufficio federale per le pari opportunità, denominato «Fairplay at home».

Per Claudia Honegger, professoressa di sociologia all’Università di Berna, il «part time» è una soluzione praticabile per raggiungere la parità tra i sessi. «Ma le cose devono cambiare nelle teste e nelle strutture», afferma la sociologa.

Questo si rende ancor più necessario in tempo di recessione e disoccupazione: «Il lavoro diventa un bene prezioso. Dobbiamo ripensare la sua distribuzione: tanto su pochi o meno su molte persone?»

Per Caludia Honegger comunque la questione non è chiusa: «Lotte di potere fra uomini e donne ci saranno sempre»

swissinfo, Elvira Wiegers
(Traduzione: Daniele Papacella)

Nel 2000 la differenza salariale tra uomo e donna raggiungeva in media ancora il 21,3%
Il salario medio per le donne raggiunge i 4’358 franchi al mese, contro i 5’551 degli uomini
Le donne lavorano per 23 ore settimanali, gli uomini 43
Quattro di cinque impiegati con funzione dirigenziale sono uomini
Più della metà delle lavoratrici sono impiegate a tempo parziale, contro il 10 % dei maschi
Le donne dedicano 27 ore settimanali all’economia domestica; gli uomini meno della metà
Solo nel 3% delle economie domestiche, la responsabilità principale è attribuita agli uomini. Nel 17% c’è una divisione paritetica

In occasione della giornata dell’8 marzo, la consigliera federale Micheline Calmy-Rey si è rivolta al Parlamento delle donne di Frauenfeld.

Nel suo discorso ha ricordato che ancora oggi le donne non hanno le stesse opportunità degli uomini nell’economia e nella società.

Per la ministra degli esteri, le capacità di questa metà del mondo sono riconosciute solo dove si ammette la necessità di «sensibilità femminile». Le donne sono invece svalutate nei settori considerati maschili.

Per questo le ha invitate ad impegnarsi maggiormente per giungere al potere, pur sottolineando che non vi può essere potere assoluto.

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