La legge sulle lingue approda in parlamento
Malgrado il dietrofront del Consiglio federale nel 2004, grazie a un'iniziativa parlamentare la legge sulle lingue giunge sui banchi del Consiglio nazionale.
Un capoverso inserito all'ultimo momento per imporre come prima lingua straniera da insegnare a scuola una lingua nazionale rischia tuttavia di compromettere le possibilità di approvazione della legge.
La discussione della legge sulle lingue in programma i prossimi 19 e 20 dicembre alla Camera bassa si preannuncia accesa.
Se da un lato il dibattito si svolge contro la volontà del Consiglio federale (governo), dall'altro, la proposta di imporre un idioma nazionale come prima lingua straniera rischia di far saltare l'intero progetto.
Pomo della discordia, l'insegnamento precoce dell'inglese. Già oggi nelle scuole di alcuni Cantoni della Svizzera centro-orientale vengono impartite lezioni di inglese come prima lingua straniera.
Pur prescrivendo l'insegnamento di due lingue straniere alla scuola elementare, infatti, la Conferenza svizzera dei direttori cantonali della pubblica educazione (CDPE) lascia ai Cantoni la facoltà di scegliere con quale idioma cominciare.
"La scelta non è tra l'inglese o una lingua nazionale; entrambe sono indispensabili", precisa a swissinfo la portavoce della CDPE Gabriela Fuchs.
"Ciò che conta è piuttosto l'insegnamento di almeno due lingue straniere a partire dalla scuola elementare. Fatta questa premessa riteniamo che stabilire in una legge quale debba essere la prima lingua straniera sia fuori luogo."
La comprensione tra le comunità linguistiche vacilla
"A me personalmente questo non basta", replica il consigliere nazionale socialista Christian Levrat che con la sua iniziativa parlamentare ha 'scavalcato' il Consiglio federale e portato la legge sulle lingue davanti alle camere.
"Credo sia nostro dovere dare la priorità alle lingue nazionali", spiega il friburghese a swissinfo.
Esponente politico e presidente del sindacato della comunicazione, Levrat fa regolarmente la spola fra Svizzera tedesca e francese. Durante i suoi spostamenti ha avuto modo di constatare crescenti difficoltà di comprensione soprattutto tra i giovani.
"Oggi non è affatto scontato che un romando sappia esprimersi in tedesco e viceversa. Se ai nostri bambini cominciamo a insegnare l'inglese prima ancora del francese o del tedesco, il rischio che prima o poi mollino la seconda lingua straniera è grande."
Una legge necessaria
Sulla necessità di adottare una legge sulle lingue concordano sia le Commissioni della scienza, dell'educazione e della cultura (CSEC) di entrambe le Camere, sia i direttori cantonali della pubblica educazione responsabili dell'attuazione della politica linguistica.
"La coesione del Paese passa anche dalla lingua", ribadisce Levrat e aggiunge: "L'aspetto cruciale non è l'insegnamento precoce dell'inglese, che d'altronde non figurava nella legge quando ho inoltrato l'iniziativa. Ciò che mi premeva erano soprattutto i primi tre punti."
Ossia, la creazione di un centro di competenza nazionale per le lingue, la promozione di scambi tra le diverse regioni linguistiche del Paese nonché il sostegno ai cantoni plurilingue e alle minoranze linguistiche.
Al riguardo, Gabriela Fuchs riferisce che anche la CDPE considera la legge sulle lingue una base giuridica indispensabile per realizzare le tre priorità menzionate.
Disponibilità al compromesso
Anche Levrat teme che il capoverso sulla prima lingua straniera inserito in dirittura di arrivo possa far naufragare l'intero progetto. D'altro canto, ritiene che anche la via indicata dalla CDPE sia un'opzione praticabile.
"Non possiamo certo lasciar cadere tutto semplicemente per questa aggiunta: sono pronto a discutere per trovare un compromesso", dichiara il consigliere nazionale.
Un colpo basso alla commissione del nazionale
Senza attendere il responso delle due Camere, lo scorso ottobre il Consiglio federale aveva già respinto anche il nuovo disegno di legge ponendosi così in aperto contrasto con la CSEC del Consiglio nazionale.
"Il parere estremamente stringato e poco costruttivo del Consiglio federale – aveva replicato quest'ultima – viene interpretato come misconoscimento e disdegno della volontà politica della commissione e di conseguenza recepito in modo critico."
Il Consiglio federale, dal canto suo, aveva ribadito che, come chiaramente espresso in occasione della rinuncia alla legge sulle lingue dell'aprile 2004, il governo dispone già degli strumenti necessari per adempiere adeguatamente al proprio mandato di politica linguistica.
L'ultima parola al Consiglio federale
Interpellato da swissinfo, il portavoce del Consiglio federale Oswald Sigg riferisce che se la legge supererà lo scoglio parlamentare, l'esecutivo si riserva di effettuare una valutazione della situazione.
Una dichiarazione che contraddice quella rilasciata dal suo predecessore Achille Casanova nella primavera del 2004 secondo cui: "Se entrambe le camere accoglieranno una mozione o un'iniziativa parlamentare, anche il Consiglio federale sosterrà la nuova legge".
swissinfo, Christian Raaflaub
(Traduzione e adattamento di Sandra Verzasconi Catalano)
Fatti e cifre
La legge sulle lingue contempla tre punti cardine:
la creazione di un centro di competenza scientifico sul plurilinguismo attivo a livello nazionale;
la promozione dello scambio di allievi e insegnanti tra le comunità linguistiche;
la concessione di aiuti finanziari ai Cantoni plurilingue e un maggiore sostegno alle minoranze linguistiche.
In breve
Nel 1996 il popolo svizzero approva l'inserimento nella Costituzione federale dell'articolo sulle lingue.
Nel 2004 il Consiglio federale ritira per motivi di risparmio una legge sulle lingue (Lling) sostenendo di disporre già degli strumenti necessari.
In seguito a un'iniziativa presentata dal Consigliere nazionale socialista Christian Levrat le competenti commissioni parlamentari elaborano un disegno di legge.
Una maggioranza risicata del Nazionale approva l'aggiunta del seguente capoverso: "La Confederazione e i Cantoni si adoperano affinché la prima lingua straniera insegnata sia una delle lingue nazionali."
Il 19 e 20 dicembre 2006 la legge approda sui banchi del Consiglio nazionale (camera bassa).
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