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La giustizia chiede i conti alla mafia delle sigarette

Mafia delle sigarette: maxi processo al Tribunale penale federale a Bellinzona

Per anni la Svizzera avrebbe servito da piattaforma per il riciclaggio di denaro legato al contrabbando di sigarette, controllato dalla Camorra napoletana e dalla Sacra Corona Unita pugliese. Maxi processo al Tribunale penale federale a Bellinzona.

Il più grande caso di criminalità organizzata mai giudicato in Svizzera entra nell’aula del Tribunale penale federale (TPF) a Bellinzona a partire dal primo aprile. Il maxi-processo contro i nove presunti membri della cosiddetta mafia delle sigarette si tiene nell’aula del Gran consiglio ticinese.

Il Ministero pubblico della Confederazione accusa gli imputati, di “partecipazione, eventualmente sostegno, a un’organizzazione criminale e riciclaggio di denaro”.

Secondo l’atto di accusa i nove imputati avrebbero usato la Svizzera per riciclare oltre un miliardo di dollari, provento del contrabbando di almeno 215 milioni di stecche di sigarette fra il 1996 e il 2000.

L’inchiesta Montecristo

Denominata “Montecristo”, l’inchiesta ha preso in esame una decina d’anni di attività finanziarie tra Svizzera, Italia e Montenegro. In base agli accertamenti dell’accusa, le dieci persone che compariranno davanti alla Corte del TPF hanno gettato le basi per il mercato nero italiano delle sigarette negli anni Novanta. L’inchiesta, avviata nel mese di giugno del 2003, è sfociata il 31 agosto 2004 con il blitz in quattro cantoni che ha portato all’arresto di sette persone, a cui se ne sono poi aggiunte altre due.

Tra gli arrestati che il Ministero pubblico della Confederazione ha rinviato a giudizio, nomi di spicco e ben noti alle cronache giudiziarie ticinesi: Franco Della Torre (66 anni consulente finanziario e immobiliare) e Alfredo “Fredy” Bossert (73 anni, titolari di uffici cambi valuta nel Mendrisiotto).

Fra gli imputati alla sbarra a Bellinzona vi sono inoltre tre cittadini italiani, due svizzeri, un francese e uno spagnolo.

Un mercato illecito fiorente

Per anni, fa notare il Ministero pubblico della Confederazione, “la Svizzera ha servito da piattaforma girevole per il reinvestimento di fondi acquisiti illegalmente dalla Camorra napoletana e dalla Sacra Corona Unita pugliese. Una logistica finanziaria e di merci ingegnata ad arte ha consentito al mercato nero italiano delle sigarette di fiorire”.

Secondo gli inquirenti, il denaro della malavita campana e pugliese approdava in Ticino, entrava nel circuito legale dei conti bancari e, una volta riciclati, servivano per saldare le fatture del traffico illecito delle sigarette.

L’inchiesta “Montecristo” ha permesso di accertare che “i corrieri varcavano la frontiera entrando in Svizzera con ingenti somme di contante. A Lugano i fondi di provenienza mafiosa erano accreditati su conti bancari di persone e società intermediarie e, quindi, cambiati in moneta scritturale, la quale successivamente era immessa nella circolazione monetaria legale”.

“Una volta introdotti nel sistema bancario formale – si legge ancora nella nota del Ministero pubblico della Confederazione – i fondi erano investiti in sigarette esentasse sul mercato parallelo internazionale (mercato grigio). Le sigarette erano poi trasportate per via aerea, marina e terrestre in Montenegro, dove venivano depositate e messe a disposizione dei clan delle organizzazioni criminali”.

Le vie del contrabbando

Le radici di questo mercato fiorente si rafforzano agli inizi degli anni Novanta, quando sui Balcani cominciavano a soffiare venti di guerra. E ancora oggi, stando agli inquirenti italiani, in alcuni casi rappresentano spesso un crocevia di traffici tra Oriente e Occidente.

Secondo gli inquirenti svizzeri, dall’inizio degli anni Novanta fino all’inizio del 2001, quasi l’intero flusso di capitali generato dal contrabbando di sigarette effettuato via Montenegro dalla Camorra e dalla Sacra Corona Unita passava dalla piazza finanziaria elvetica.

“Durante questo periodo – precisa il Ministero pubblico della Confederazione – sono stati riciclati fondi per un importo notevolmente superiore a un miliardo di dollari, principalmente effettuando investimenti nel mercato nero delle sigarette italiano controllato dalle organizzazioni criminali”.

La merce da contrabbando veniva trasportata con motovedette dal Montenegro fino alla costa pugliese, da dove le sigarette erano trasferite a Napoli e in tutta la Puglia e infine vendute sul mercato nero allo scopo di intascare lauti guadagni.

I magistrati svizzeri sono convinti che grazie ad un sistema finanziario oliato perfettamente e a complesse reti di società, gli imputati “hanno contribuito ad agevolare la realizzazione di guadagni smisurati nell’ambito del commercio illegale di sigarette, consolidando in maniera duratura il potere delle organizzazioni criminali”.

swissinfo, Françoise Gehring

I nove imputati sono accusati di aver esercitato il contrabbando di sigarette via Montenegro a destinazione dell’Italia e di aver riciclato i proventi del traffico illecito in Svizzera.

L’inchiesta “Montecristo” è partita anche grazie agli impulsi della magistratura italiana, in particolare modo dal magistrato dell’antimafia Giuseppe Scelsi.

Fra gli imputati del maxi-processo di Bellinzona non figura il napoletano Gerardo Cuomo, al centro dello scandalo “Ticinogate” che scosse il cantone nel 2001.

Le udienze al Tribunale penale federale, che si protrarranno fino a giugno, si terranno nel Palazzo delle Orsoline, nella sala del Parlamento ticinese.

Ci saranno due prime udienze il 1. e il 2 aprile. Poi si proseguirà dal 4 maggio al 19 giugno con interruzioni. La data in cui sarà letta la sentenza è ancora da stabilire.

In Italia tutto da rifare: la notizia è del 4 marzo 2009. La Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza d’appello che, il 21 febbraio 2008, aveva assolto «perché il fatto non sussiste» il presunto boss del contrabbando internazionale di sigarette Gerardo Cuomo, di 62 anni, di Gragnano (Napoli).

Cuomo è accusato dal pubblico ministero di Bari, Giuseppe Scelsi, di aver preso parte ad un’associazione mafiosa che tra il 1996 e il 2000 avrebbe introdotto in Puglia dal Montenegro mille tonnellate al mese di tabacchi, riciclando denaro in Svizzera.

In primo grado, il 20 novembre 2004, Cuomo era stato condannato con giudizio abbreviato a sette anni e quattro mesi per associazione mafiosa.

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