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La gestione dell’acqua tra progressi e tabù

Un progetto di Helvetas: pozzi a carrucola in Mali helvetas/Meinrad Schrade

Fornire acqua potabile ai più poveri e ridurre il consumo idrico nei paesi ricchi. È la duplice sfida che la società deve affrontare se intende assicurarsi un futuro sostenibile.

Bere l’acqua dal rubinetto, un gesto del tutto normale in Svizzera. D’estate o d’inverno l’acqua scorre abbondante, è disponibile a un prezzo irrisorio (in media 1,60 franchi per mille litri) e – soprattutto – è di buona qualità.

«Qui in Svizzera non devo preoccuparmi se vedo i miei figli bere dal rubinetto», osserva Melchior Lengsfeld, segretario generale dell’organizzazione di cooperazione allo sviluppo Helvetas. «Anche le madri e i padri delle regioni più povere dovrebbero poter fare lo stesso».

La realtà nel sud del pianeta è invece alquanto diversa e la sorgente di vita si è trasformata in fonte di morte: ogni giorno sono 4’000 i bambini sotto i cinque anni che muoiono di diarrea per aver bevuto acqua insalubre.

Una situazione inaccettabile per Helvetas, che approfitta della Giornata mondiale dell’acqua del 22 marzo per presentare una campagna di sensibilizzazione e di promozione dell’accesso all’acqua potabile.

Gestione delle risorse

L’obiettivo di Helvetas, spiega a swissinfo.ch il suo portavoce, Matthias Herfeldt, è di dare la possibilità di accedere all’acqua pulita a un milione di persone nel mondo.

«La campagna, che proseguirà fino al 2013, prevede da una parte la sensibilizzazione del pubblico con manifestazioni, eventi ed esposizioni itineranti; vogliamo poi raccogliere fondi per costruire pozzi e condutture nei paesi più bisognosi».

Grazie anche alla collaborazione di Geberit, fabbricante elvetico di sistemi idrosanitari, Helvetas concentrerà la sua azione in 18 paesi di tre continenti, tra cui Mozambico, Benin, Haiti, Afghanistan e Vietnam.

«Negli ultimi tre anni – afferma Herfeldt – si è notato un leggero miglioramento: secondo le stime delle Nazioni Unite il numero di persone che non ha accesso all’acqua potabile è sceso da 1,1 miliardi a 900 milioni».

I progressi sono avvenuti a vari livelli. «È migliorata in particolare la cooperazione con le autorità politiche: quando costruiamo un pozzo non portiamo soltanto acqua potabile alla popolazione, ma coinvolgiamo l’intera comunità nella gestione delle risorse».

«Inserendo i progetti idrici nel concetto di good governance [buon governo] – prosegue Herfeldt – sensibilizziamo le strutture politiche ad un utilizzo più efficace e sostenibile dell’acqua. Disponendo di maggiori conoscenze in materia, i governi e le autorità locali sono così meno propensi a lasciare che le risorse vengano privatizzate».

Risparmiare acqua è possibile

Se gli Stati del sud sono invitati a meglio gestire le (poche) risorse, i paesi industrializzati sono chiamati ad agire nel senso del risparmio.

In Svizzera il consumo di acqua potabile è in costante diminuzione da 30 anni, rileva la Società Svizzera dell’Industria del Gas e delle Acque. Alla base del calo vi sono cambiamenti strutturali nell’industria e nelle abitudini della gente (la doccia invece del bagno, impiego di elettrodomestici più ecologici,…).

La Confederazione rimane però tra i paesi europei che consumano più acqua, puntualizza l’ingegnere Bruno Storni, capo dicastero dell’Azienda acqua potabile del comune di Gordola, in Ticino.

«A Gordola abbiamo ridotto i consumi semplicemente risanando l’acquedotto e sensibilizzando la popolazione ad un uso parsimonioso». I risultati sono stupefacenti: «Abbiamo praticamente dimezzato il consumo di punta giornaliero».

Un tema tabù

Risparmiare acqua significa poi risparmiare energia. Per questo motivo il progetto del comune di Gordola è stato premiato con il Watt d’Or 2010, il riconoscimento attribuito dall’Ufficio federale dell’energia alle iniziative in favore di uno sfruttamento sostenibile dell’energia.

«Se riducessimo di dieci litri al giorno il consumo di acqua calda – osserva Bruno Storni – potremmo fare a meno di mezza centrale nucleare di Mühleberg».

Sebbene il potenziale di risparmio in tutto il paese sia enorme, constata l’ingegnere ticinese, molti comuni sono ricalcitranti. «Il risanamento della rete idrica è per molte amministrazioni un tema tabù: decidere di rivedere il sistema è come ammettere che in passato non si è fatto abbastanza in termini di manutenzione».

«Gli acquedotti svizzeri sono sovradimensionati e, molto spesso, le aziende responsabili non applicano il principio di un uso parsimonioso dell’acqua. A Gordola lo abbiamo fatto – conclude Storni – e i risultati parlano chiaro: la gente consuma meno acqua, spende meno in bollette e contribuisce a preservare l’ambiente. Senza per questo ridurre il proprio livello di vita».

Luigi Jorio, swissinfo.ch

La Giornata mondiale dell’acqua, istituita dalle Nazioni Unite nel 1992, è incentrata quest’anno sul tema della qualità dell’acqua.

Rivolgendosi a governi, organizzazioni, comunità e a singoli individui, i promotori dell’evento ribadiscono la necessità di disporre di ecosistemi sani e durevoli. Altrimenti, sarà difficile assicurare il benessere dell’umanità.

Con un’azione su Piazza federale, Helvetas chiede al governo svizzero di «impegnarsi affinché si applichino i diritti umani anche sull’acqua».

Il diritto all’acqua potabile, scrive Helvetas, va fissato in una Convenzione internazionale che riconosca l’acqua come «bene comune di tutta l’umanità». Une bene, aggiunge l’organizzazione, che «non deve finire tra le grinfie di imprese private e diventare una fonte di profitto».

L’acqua dolce costituisce il 2,5% delle risorse idriche del pianeta.

Quest’acqua è utilizzata in agricoltura (70% del consumo), nel settore industriale (22%) e per uso domestico (8%).

Ogni essere umano necessita di 20-50 litri di acqua pulita al giorno per soddisfare i bisogni di base (acqua da bere, per cucinare, pulire e per l’igiene personale).

Più di una persona su sei al mondo (894 milioni) non ha accesso a questa quantità di acqua pulita.

La penuria d’acqua potabile e la carenza d’igiene sono responsabili dell’80% delle malattie che interessano i paesi in via di sviluppo.

1,8 milioni di bambini muoiono ogni anno di dissenterie dovute alla qualità dell’acqua e dell’igiene.

(fonte: diverse agenzie dell’ONU e organizzazioni internazionali)

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