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La fotografia lirica di Henriette Grindat

Lo sguardo di Henriette Grindat su Ibiza, 1964 Henriette Grindat, Fotostiftung Schweiz/Pro Litteris

Negli anni cinquanta, fu tra le prime svizzere ad usare consapevolmente la fotografia come mezzo di espressione artistica. A Winterthur, con «Méditerranées», va in scena la forza poetica delle sue immagini.

La mostra allestita dalla Fondazione svizzera per la fotografia di Winterthur rende omaggio a Henriette Grindat (1923 – 1986). Così come i rappresentanti della Fotografia soggettiva tedesca e i suoi colleghi svizzeri del Collegio della fotografia, la losannese Grindat appartiene al gruppo di fotografi che nell’immediato dopoguerra prendono distanza dalla fotografia puramente documentaria o pubblicitaria.

Fin dagli inizi della sua carriera Henriette Grindat sviluppa un linguaggio poetico molto personale. L’uso di tecniche diverse quali il collage, il montaggio di fotogrammi, l’esposizione multipla o la solarizzazione, a cui fa ricorso di frequente per realizzare le sue creazioni, suscita attorno al suo lavoro l’interesse e l’ammirazione di artisti e scrittori soprattutto nella cerchia dei surrealisti.

Nelle foto realizzate alla fine degli anni 40 – le prime che incontriamo nella mostra di Winterthur – è facile riconoscere sia nell’uso degli oggetti che nella loro messa in scena i toni surrealisti delle sue prime composizioni. Toni che vengono rimpiazzati qualche anno dopo da una fotografia quasi contemplativa della realtà esterna. Nella natura e nei suoi elementi la Grindat trova i migliori interpreti del suo mondo interiore.

«L’esposizione che presentiamo qui a Winterthur è consacrata unicamente ai lavori degli anni 50 e a una tematica che ruota attorno alla geografia del Mediterraneo», spiega la curatrice Sylvie Henguely.

Immagini note e inedite

Rispettando lo stile austero riservato alle esposizioni consacrate alle sue collezioni, la Fondazione Svizzera per la Fotografia presenta oltre un centinaio di foto – molte delle quali esposte al pubblico per la prima volta – scattate dalla Grindat in Spagna, Egitto, Italia e Algeria tra la fine degli anni 40 e i primi anni 60.

«Ci è sembrato importante mettere l’accento su questo periodo – che secondo noi è il più denso e autentico del suo lavoro – e sulle immagini più poetiche e artistiche realizzate da Henriette Grindat in quegli anni nel corso dei suoi numerosi viaggi nei paesi del Mediterraneo».

Sebbene molte foto di questi suoi viaggi siano apparse sulla stampa, lo scopo della Grindat non fu mai in primo luogo quello di realizzare dei reportage giornalistici.

«Il fondo fotografico di Henriette Grindat contiene anche dei reportage», fa presente Sylvie Henguely. «Ma penso che il cuore del suo lavoro sia rappresentato piuttosto da questa fotografia molto lirica che l’ha messa in contatto con la natura e gli elementi primordiali».

Gli album fotografici

Come sottolinea chiaramente la mostra Méditerranées, questi aspetti centrali dell’opera della Grindat sono stati spesso associati alla voce di scrittori e poeti tra cui Albert Camus, Philippe Jaccottet, Pierre Chappuis che, secondo un genere editoriale molto in voga nel dopoguerra, hanno accompagnato con testi letterari le immagini dell’artista pubblicate in album fotografici.

Accanto a foto originali più note apparse in libri come Algérie (1956) o Méditerranée (1957), sono presentate anche quelle di un progettato libro su Venezia che però non è mai stato stampato.

Inoltre, in una sezione a parte, la mostra rende omaggio anche a tutta una serie di significativi progetti editoriali che, per la Grindat e per numerosi altri fotografi del dopoguerra come Paul Strand o Henry Brandt, sono serviti da trampolino.

Poesia di un paesaggio mitico

A trasmettere alla Grindat il fascino per il Mediterraneo ha contribuito certamente l’amica pittrice Lélo Fiaux, che col tema si era confrontata fin dagli anni 30. Ma l’incontro con René Char e Albert Camus e la lettura dei suoi testi sul Mediterraneo hanno acceso nella fotografa una vera passione per i luoghi e le città bagnate dalle sue acque.

Un interesse rivolto non tanto alla storia dei paesi che visitava o alla cultura delle popolazioni che incontrava, quanto piuttosto ai misteri della materia e agli effetti prodotti dal dialogo dei suoi elementi – luce, pietra, terra, acqua – che l’affascinavano in modo particolare per le loro potenti qualità metaforiche.

Fotografia d’autore

È sufficiente guardare attentamente un paio di foto, come quelle che ritraggono una piazza veneziana ovattata nella nebbia o le distorsioni di un ponte specchiate nell’acqua, per capire che la Grindat non si è limitata a documentare la realtà ma ha usato la fotografia come vero e proprio medium artistico.

I paesaggi deserti, le inquadrature studiate, i giochi di luci e ombre, lo sguardo minuzioso sui motivi disegnati dalle pietre o sui riflessi dell’acqua sono solo alcuni degli elementi attraverso i quali la fotografa, andando oltre il visibile, ha cercato di far emergere le strutture e le tessiture sottostanti alle immagini ma anche la sua visione lirica del mondo.

«Credo che Henriette Grindat si sia sentita in generale molto vicina agli artisti, ai pittori, agli scultori e agli scrittori e abbia considerato l’arte come qualcosa di molto globale di cui la fotografia faceva assolutamente parte», sottolinea Sylvie Henguely. «Non c’è quindi alcun dubbio sul fatto che per lei la fotografia fosse un’arte: ai suoi occhi era un’evidenza».

swissinfo, Paola Beltrame, Winterthur

Henriette Grindat nasce a Losanna nel 1923. Tra il ’43 e il ’46 studia con la fotografa tedesca Gertrude Fehr, prima a Losanna e poi alla Scuola di Arti e Mestieri di Vevey.

Nel 1948 diventa membro dell’Unione Svizzera dei Fotografi e soggiorna a Parigi dove inizia a lavorare per numerose riviste fotografiche e per le case editrici Bordas, Arthaud e Le Seuil.

Nel 1949 espone a Parigi e Milano e diventa presto famosa. Le sue opere seducono molti artisti tra cui René Char e Albert Camus. Insieme realizzano un libro, La posterité du soleil (pronto nel 1952 e pubblicato nel 1965).

Nel 1952 esce Lausanne, la sua prima pubblicazione con la casa editrice La Ghilda del libro a cui fanno seguito tra le altre, Algérie (1956), Méditerranée (1957), Le Nil des sources à la mer, des piramides aux barrages (1960).

Nel 1971 espone a Boston e a Milano. Negli anni seguenti, a più riprese, a Losanna. Nel 1984 il Kunsthaus di Zurigo le dedica una grande retrospettiva.

Si toglie la vita a Losanna nel 1986.

Dopo la retrospettiva del 1995 al Musée dell’Elysée di Losanna, l’opera di Henriette Grindat è di nuovo al centro di una mostra.

Méditerranées, dedicata alla sua fotografia artistica, rimarrà aperta alla Fondazione Svizzera per la Fotografia di Winterthur fino al 15 febbraio 2009.

È stata la stessa Grindat a lasciare le sue fotografie alla Fondazione di Winterthur. Al momento della sua morte, il Museo dell’Elysée di Losanna – sua città natale – era appena stato fondato e non aveva ancora l’importanza di oggi.

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