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La famiglia come specchio della società svizzera

La famiglia nucleare, in una pubblicità degli anni '60

Con la mostra "Famiglie – tutto resta e tutto cambia", il Museo nazionale di Zurigo presenta per la prima volta un ampio quadro storico e culturale dell'evoluzione della famiglia in Svizzera. Una costante antropologica in continua trasformazione.

“La famiglia è la cosa migliore che possiamo desiderare”. Data per morta dopo la rivoluzione del ’68, la famiglia è ancora viva. Anzi si porta piuttosto bene, a giudicare ad esempio dai biglietti appesi all’entrata del Museo nazionale da decine di visitatori, invitati dagli organizzatori della mostra ad esprimere la loro opinione sul valore che attribuiscono alla famiglia.

“La famiglia è energia di vita”, “È un’oasi di pace”, “Un nido sempre caldo”, si legge in diverse lingue sul tazebao che apre l’esposizione. Certo, la famiglia ha subito grandi trasformazioni negli ultimi decenni, come d’altronde anche negli ultimi secoli. Oggi la famiglia non è più un’istituzione monolitica, con un’unica struttura. Sussistono modelli diversi di famiglia, che rispecchiano il crescente pluralismo della nostra società.

In una forma o nell’altra, questo legame rimane però essenziale per la maggior parte della popolazione. “Come traspare da diversi sondaggi, anche per la nuova generazione la famiglia e i figli rimangono un desiderio fondamentale”, sottolinea Andreas Spillmann, direttore del Museo nazionale.

Il culto degli avi

Se molte cose sono effettivamente cambiate, le varie concezioni moderne della famiglia si ritrovano molto spesso anche in epoche passate, ricorda la mostra. Già ai tempi dei romani, ad esempio, la fedeltà era considerata un’ideale per molti coniugi, ma non la regola… . Solo nel Medio evo, con il processo di cristianizzazione, si fa strada una nuova immagine della famiglia, incentrata sull’indissolubilità del matrimonio.

In questo periodo, diventa inoltre fondamentale la valorizzazione verticale della famiglia: i nobili, in particolare, ma anche i borghesi e perfino i contadini, definiscono sempre più la loro posizione sociale attraverso gli avi. L’origine famigliare e la discendenza delimitano la posizione sociale di una persona e, quasi sempre, le possibilità di matrimonio.

Solo a partire dall’Illuminismo, che introduce una nuova visione sociale, il culto degli avi viene progressivamente smantellato. Tutti gli uomini nascono uguali: il benessere e il futuro del singolo non deve più dipendere da privilegi e prerogative acquisite dalla nascita.

L’amore nuziale

“Con l’avvento della borghesia in Svizzera, l’appartenenza famigliare e sociale condiziona sempre meno il matrimonio e si afferma sempre più il principio dell’amore nuziale”, ricorda Spillmann. La libertà di scelta viene rafforzata alla fine del 19esimo secolo dalle nuove norme costituzionali e legali, che portano all’introduzione del matrimonio civile e all’abolizione del divieto dei matrimoni interconfessionali.

La comunità famigliare è ancora prevalentemente composta anche da nonni, fratelli, sorelle e, a seconda dei casi, perfino da domestici, garzoni e altro personale di servizio. Fino alla fine del 19esimo secolo la mortalità delle donne dopo il parto è ancora molto alta e la stessa speranza di vita degli uomini è alquanto breve. Si creano quindi non di rado famiglie ricomposte, come quelle che si ritrovano ai nostri giorni.

Dall’inizio del 20esimo secolo si diffonde progressivamente la separazione tra casa e lavoro. Gli uomini lavorano sempre più al di fuori del proprio domicilio e le donne assumono maggiormente il ruolo di autorità famigliare: è la donna ad occuparsi prevalentemente dell’educazione dei figli. La responsabilità di provvedere al sostentamento della famiglia ricade invece maggiormente sugli uomini – e non tutti vi riescono.

La famiglia nucleare

La famiglia conosce una nuova profonda trasformazione nella seconda metà del secolo scorso. Il crescente benessere economico, l’avvento dello Stato sociale (con la creazione dell’Assicurazione per la vecchiaia e i superstiti) e la buona assistenza medica favoriscono l’emergere della famiglia nucleare, composta soltanto dai genitori e dai figli. La speranza di vita si allunga e quindi anche la durata del matrimonio.

È quasi sempre soltanto l’uomo ad avere un reddito, mentre le attività della donna al di fuori della famiglia si limitano generalmente al volontariato o a lavori saltuari. La rivoluzione del ’68 e l’arrivo della pillola rimescolano però di nuovo le carte: la donna acquisisce una maggiore indipendenza sessuale, ma anche professionale e sociale.

Figli al centro del matrimonio

Oggi, il numero di persone che vivono da sole è fortemente aumentato, soprattutto nelle città. Un matrimonio su due si conclude con un divorzio e si moltiplicano le famiglie ricomposte o “patchwork”. La famiglia nucleare ha forse perso la sua posizione predominante, rimane però ancora la regola in Svizzera: l’80% dei giovani al di sotto dei 18 anni vivono tuttora in famiglie di questo tipo.

Proprio i figli sono diventati sempre più negli ultimi anni la ragione d’essere del matrimonio: la volontà di unione coniugale fa spesso seguito al desiderio di avere un figlio. Questo grazie anche all’avvento degli anticoncezionali, che permettono in pratica di programmare un figlio al momento desiderato.

Con la sua mostra, il Museo nazionale offre un’ampia panoramica dell’evoluzione della famiglia in Svizzera, raccontata anche attraverso gli esempi di persone che hanno vissuto in epoche diverse, dei loro antenati e dei loro discendenti. Testimonianze che dimostrano come questa istituzione sociale è continuamente cambiata nel corso dei secoli, senza mai perdere la sua importanza.

“La famiglia”, sottolinea Andreas Spillmann, “è una costante antropologica, che ha dovuto affrontare continuamente nuove sfide, ma che è riuscita, come poche altre, a conservarsi nel tempo.

swissinfo, Armando Mombelli

Inaugurato nel 1898, il Museo nazionale di Zurigo fa parte del gruppo degli 8 Musei nazionali svizzeri che appartengono alla Confederazione.

Il Museo nazionale di Zurigo e il Castello di Prangins, nel canton Vaud, offrono uno spaccato di storia svizzera, dalle origini fino alla fine del 1800, presentata attraverso oltre 1 milione di testimonianze e reperti storici.

Gli altri 6 musei propongono esposizioni tematiche: Il Museo delle dogane di Gandria (Ticino), il Museo degli automi a musica di Seewen (Soletta), il Forum della storia svizzera di Svitto (Svitto), il Castello di Wildegg (Argovia), il Museo della Bärengasse di Zurigo e la Casa delle corporazioni “zur Meisen”, pure a Zurigo.

L’esposizione “Famiglie – tutto resta e tutto cambia” può essere visitata a Zurigo fino al 14 settembre 2008.

La mostra illustra l’evoluzione storica, culturale e sociale della famiglia in Svizzera, in particolare dal 1750 ad oggi, presentando tra l’altro dei modelli di famiglia appartenenti ad epoche e condizioni sociali diverse.

L’esposizione integra anche i risultati degli studi realizzati nell’ambito del programma nazionale di ricerca PRN 52, intitolato “L’infanzia, la gioventù e le relazioni tra le generazioni in una società in mutazione”.

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