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La difesa del clima non giustifica le azioni illegali

persone travestite da tennisti
Nel novembre 2018, gli attivisti climatici avevano inscenato una partita di tennis nei locali di una filiale del Credit Suisse di Losanna, che tra i suoi principali testimonial annovera Roger Federer. © Keystone / Martial Trezzini

Dodici attivisti del clima, condannati in seconda istanza per aver occupato una sede del Credit Suisse, si sono visti respingere il loro ricorso dal Tribunale federale. Lo stato di necessità non può essere applicato per l'emergenza climatica.

La sentenza del Tribunale federale (TF), la più alta istanza giudiziaria svizzera, era molto attesa, poiché diversi casi simili si trovano attualmente al vaglio delle autorità cantonali ed è la prima volta che vi è una giurisprudenza a livello federale.

Prima di entrare nel merito della sentenza, riportiamo però un po’ indietro le lancette dell’orologio. Il 22 novembre 2018, un gruppo di attivisti climatici aveva fatto irruzione in una filiale del Credit Suisse a Losanna per protestare contro la politica dell’istituto. Travestiti da Roger Federer, testimonial della banca, avevano inscenato una partita di tennis per denunciare gli investimenti dell’istituto nelle energie fossili.

Dodici di loro, che non avevano ottemperato all’ordine della polizia di lasciare l’edificio, erano stati in un primo tempo assolti dal Tribunale di polizia del distretto di Losanna. Nel settembre 2020, in seconda istanza il Tribunale cantonale vodese li aveva invece ritenuti colpevoli di violazione di domicilio, condannandoli a pene pecuniarie e multe.

Nessuno stato di necessità

Gli attivisti avevano quindi fatto ricorso al Tribunale federale invocando lo “stato di necessità” (che era stato riconosciuto in prima istanza). Questa disposizione del Codice penale giustifica a determinate condizioni un’azione illegale, in particolare in situazione di pericolo imminente. Secondo gli avvocati degli accusati, la situazione climatica è talmente grave ed urgente, che questo stato di necessità è più che giustificato.

Nella sentenza comunicata venerdì, il Tribunale federale ha respinto il ricorso. “L’esigenza di un ‘pericolo imminente’ non è adempiuta”, si legge nel comunicatoCollegamento esterno. I giudici di Losanna non rimettono in discussione le conoscenze scientifiche sul cambiamento climatico, ma sottolineano che “un pericolo imminente deve realizzarsi perlomeno nell’arco di ore dal fatto”.

“In altre parole, nella fattispecie non occorre statuire sull’urgenza del riscaldamento climatico in quanto tale, prosegue la nota. Va rilevato unicamente che, al momento dell’azione, non esisteva alcun pericolo attuale e immediato nel senso della normativa penale sullo stato di necessità”.

Inoltre, il TF rileva che gli autori non possono neppure “richiamarsi al motivo giustificativo extralegale della ‘tutela di interessi legittimi’. Tale eventualità presupporrebbe, tra l’altro, che il loro agire costituisca l’unico mezzo di difesa. Ciò non è manifestamente il caso, tanto più che, per raggiungere questa finalità, molteplici mezzi legali sarebbero stati disponibili, quali manifestazioni autorizzate”.

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Caso davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo

Gli attivisti e i loro 14 avvocati hanno immediatamente reagito alla pubblicazione di questa sentenza. In un comunicato stampa, hanno accusato la Corte federale di negare l’urgenza della questione climatica e di non riconoscere “il ruolo decisivo” di questi giovani attivisti nella sensibilizzazione.

Fanno notare che la partita di tennis ha ricevuto molta attenzione da parte dei media e che il Credit Suisse, in seguito a questa azione, ha annunciato diverse misure per riorientare i suoi investimenti.

Secondo loro, la decisione della Corte federale equivale a “tollerare una posizione attendista che non tiene conto dell’urgenza di agire subito per avere una possibilità di raggiungere gli obiettivi fissati dall’accordo di Parigi”.

Accusano anche i giudici federali di essere “dalla parte sbagliata della storia”, riferendosi in particolare a recenti sentenze francesi e tedesche che hanno constatato l’inazione degli Stati in materia di clima.

Gli attivisti di Lausanne Action Climat non intendono fermarsi qui. Hanno annunciato che porteranno il loro caso alla Corte europea dei diritti dell’uomo a Strasburgo, dove sperano di far valere i loro “diritti fondamentali”, in particolare la libertà di espressione e di riunione.

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