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La democrazia diretta nel cinema: le proiezioni di prova e il potere del pubblico

Members of the Swiss parliament in the audience at the 55. Solothurner Filmtage, 2020.
Il ministro della Cultura Alain Berset (al centro) partecipa alla serata di apertura delle Giornate di Soletta circondato da organizzatori e organizzatrici, personaggi politici e pezzi grossi della stampa svizzera. L’ultima edizione del festival, a gennaio, ha incluso una sezione dedicata ai test screening. Keystone / Peter Klaunzer

“Testare” un film prima di farlo uscire nelle sale è una pratica, già piuttosto comune in tanti Paesi, che sta cominciando a prendere piede anche in Svizzera: le ultime Giornate di Soletta, a gennaio, hanno incluso anche una sezione dedicata alle proiezioni di prova. Ma quanto può influire il pubblico sul risultato finale? Facciamocelo raccontare da registi e registe che l’hanno sperimentato in prima persona.

Se siete fan del franchise Scream è probabile che abbiate un debole per Dewey Riley, il vicesceriffo interpretato da David Arquette. Membro del cast originario in tutti e cinque in film, in realtà avrebbe dovuto morire alla fine del primo. Tuttavia, già durante le riprese, il regista Wes Craven intuì che il pubblico avrebbe apprezzato il personaggio e decise di girare una scena aggiuntiva in cui Dewey sopravviveva. La scena sarebbe servita nel caso in cui, al termine della proiezione di prova, spettatori e spettatrici avessero chiesto di mantenere in vita il personaggio, e così fu.

Questo è solo uno degli aneddoti più famosi sulle proiezioni di prova, una prassi consolidata nell’industria cinematografica, in particolare a Hollywood, che può portare alla modifica di diversi aspetti della struttura di un film: spesso si tratta di cose semplici come il cambio del titolo o del tempismo di una battuta.

A poco a poco, l’impiego di proiezioni di prova ha cominciato a diffondersi anche fuori dagli Stati Uniti. Quest’anno, per la prima volta, anche le Giornate di Soletta hanno incluso una sessione di test screening. L’obiettivo, nel festival, era giudicare le reazioni del pubblico a un titolo di prossima uscita che faceva parte del Focus di quest’anno, cioè di una sezione dell’evento dedicata a temi più ampi, non necessariamente di ambito elvetico. Il titolo e la data di uscita prevista per il film non sono stati rivelati.

SWI swissinfo.ch non ha potuto partecipare alla proiezione di prova, in quanto era stato specificato che il pubblico doveva essere composto da persone che non avessero alcun legame con il settore cinematografico. Tuttavia, la novità ci ha spinto a rivolgerci a registi e registe svizzeri per conoscere la loro opinione su una prassi che sta guadagnando terreno anche in territorio elvetico.

Il tempismo è tutto

Ciò che abbiamo imparato da chi ha risposto è che, come prevedibile, le proiezioni di prova possono essere estremamente preziose per i film comici, considerata l’importanza fondamentale del tempismo quando si fa una battuta. Alberto Meroni, oggi impegnato nella scrittura della sceneggiatura per il sequel del suo grande successo Frontaliers Disaster, uscito nel 2017, ci spiega perché per lui l’opinione del pubblico è fondamentale.

Alberto Meroni, film director
Taglia, annulla, ritaglia: il regista Alberto Meroni. Alberto Meroni

“Ho sempre effettuato proiezioni di prova dei miei film: nel caso di Disaster ne abbiamo tenuta una appena un mese prima dell’uscita, per verificare il tempismo delle battute e i livelli del sonoro”. Anche così, Meroni ha presentato al pubblico diverse versioni del film prima di essere davvero soddisfatto del risultato.

“Abbiamo continuato a lavorarci su per tre settimane”, spiega. “Mandavo ai titolari delle sale cinematografiche un nuovo DCP (Digital Cinema Package) ogni due o tre giorni, perché mi intrufolavo nelle sale durante i test per valutare le reazioni degli spettatori e delle spettatrici. La quinta versione è stata quella definitiva.” O quasi: il film ha dovuto includere un doppiaggio alternativo per l’Italia, perché alcune battute relative a celebrità svizzere non avrebbero avuto alcuna efficacia all’estero.

In una sala piena si ride di più

Per Natascha Beller, che nel 2019 ha intrattenuto il pubblico in Piazza Grande a Locarno con il suo Die fruchtbaren Jahre sind vorbei (Gli anni fertili sono finiti), un film su una donna che cerca a tutti i costi di rimanere incinta prima dei 35 anni, era anche questione di risate. Durante la post-produzione della pellicola ne ha proiettata una versione ancora incompleta, in cui “il montaggio era ancora all’80-90%”, per un pubblico composto esclusivamente da persone che non aveva mai visto prima, “nella speranza di ricevere dei pareri neutri”.

Ripensando all’esperienza vissuta, avrebbe voluto fare più di un test, perché il campione ottenuto era troppo ridotto per valutare al meglio le potenzialità comiche del film. “La gente tende a ridere di più quando la sala è piena”, afferma Beller, che lo ha sperimentato in prima persona durante le registrazioni del programma notturno svizzero Deville.

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Più proiezioni

Uno dei cambiamenti principali che ha apportato prima dell’uscita del film ha riguardato il titolo: l’originale era Ü30 (“Dopo i 30”), che aveva suscitato reazioni miste nel pubblico del test, oltre a un’osservazione da parte del distributore, secondo cui avrebbe potuto alienarsi le simpatie degli spettatori e spettatrici con meno di 30 o più di 40 anni. La regista ha intenzione di ripetere l’esperienza in futuro: “Se il budget lo permette, mi piacerebbe organizzare varie proiezioni con un pubblico più ampio, magari in diverse città”, scrive nell’e-mail di risposta alle nostre domande.

Natascha Beller
Natascha Beller Keystone / Urs Flueeler

Nel caso di Azor, l’acclamato thriller finanziario d’ambientazione argentina di Andreas Fontana, sono state effettuate diverse proiezioni di prova durante tutta la fase di post-produzione. La prima è avvenuta di fronte a un ristretto gruppo di “tester”, tra cui il regista, il montatore, i due principali produttori svizzeri e il consulente artistico del film. Dopodiché, hanno iniziato a far partecipare altre persone, in particolare spettatori e spettatrici senza alcun legame con il settore cinematografico. “Dovevamo valutare quanto sarebbe risultato comprensibile nell’insieme, perché è un film molto denso”, ha spiegato il regista.

Una delle prime proiezioni si è rivelata determinante per il protagonista del film: “Abbiamo proiettato una versione preliminare al City Club di Pully [una cittadina alla periferia di Losanna]. Era una proiezione riservata ad amici e familiari, ci saranno state meno di dieci persone”, ricorda Fontana.

Persona parla al pubblcio
Il regista svizzero Andreas Fontana parla al pubblico prima della proiezione del suo film Azor alla 71° edizione del Festival internazionale del cinema di Berlino, 2021. Keystone / Stefanie Loos

“Alla fine del test, ci siamo resi conto di aver fatto un enorme torto al protagonista, che appariva troppo debole e oppresso da ciò che succedeva, risultando antipatico e non poi così misterioso. Così abbiamo rivisto tutte le sue apparizioni nel film (lavoro non da poco se si considera che è presente in ogni sequenza) e ne abbiamo eliminate circa un terzo, sostituendole con inquadrature alternative”.

Vox populi

Fontana cita anche una differenza fondamentale tra far vedere il film a spettatori o spettatrici qualunque anziché a registi o registe come lui: “Questi ultimi tendono a proporre soluzioni basate sui propri gusti e desideri. Al contrario, chi non lavora nel mondo del cinema fa commenti generali, identificando gli effetti anziché le cause e lasciando a noi il compito di capire come risolverli”.

Infine, Elie Grappe ci ha rivelato di essersi avvicinato all’idea delle proiezioni di prova con grande scetticismo, in particolare per ciò che riguardava i questionari per il pubblico (“Mi sembrava un approccio troppo distaccato”), ma che alla fine ha trovato preziose le reazioni a una proiezione del suo Olga, mostrato in versione quasi definitiva a una classe di studenti e studentesse delle superiori.

“Avevamo ancora due settimane di post-produzione e siamo tornati spesso su quei questionari. Le risposte ricevute ci hanno consentito di consolidare alcuni elementi che per noi era importante mantenere e hanno rivelato dei punti deboli, visti con occhi nuovi. In più, è stato divertente accorgersi di come il pubblico possa indicare come errore da correggere o rimuovere qualcosa che in realtà è un elemento fondamentale del film, anche se fino a quel momento nessuno se ne era accorto. Nel nostro caso è successo con l’uso dei filmati d’archivio, per cui abbiamo trovato un giusto equilibro solo durante il montaggio”.

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