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La democrazia diretta indossa il camice

Severin Nowacki

Per assicurare un futuro alla medicina di famiglia e garantirne l'accesso a tutti in Svizzera, i professionisti del ramo hanno lanciato un'iniziativa popolare. Le firme sono raccolte negli studi medici. swissinfo.ch ha tastato il polso di alcuni pazienti in una sala d'aspetto.

Mentre l’invecchiamento della popolazione richiederebbe un potenziamento della medicina di famiglia, in Svizzera questa professione perde terreno. La situazione rischia di diventare drammatica.

La metà dei medici di famiglia attualmente attivi andrà in pensione entro il 2016 e i tre quarti entro il 2021. Se non si adottano provvedimenti, sarà inevitabile una penuria poiché non ci sarà il necessario ricambio generazionale. Appena il 10% degli studenti di medicina, infatti, prevede di scegliere questo ramo.

Secondo i diretti interessati, questa evoluzione è la conseguenza di una politica sanitaria che svilisce il lavoro dei medici generalisti, con la moratoria dei nuovi studi, la crescita smisurata della burocrazia e un sistema rimunerativo penalizzante rispetto ad altre specialità. E ciò nonostante che sia “una specialità come le altre, con una formazione post-universitaria di almeno cinque anni”, sottolinea il presidente della Società ticinese di medicina generale Alberto Chiesa.

“Nel sistema sanitario, il medico di famiglia dovrebbe essere il direttore d’orchestra che interpreta i dati, valuta l’opportunità di eseguire determinate analisi, decifra i bisogni del paziente e lo guida, indirizzandolo, se necessario, dallo specialista adatto sia dal punto di vista tecnico-scientifico sia da quello caratteriale”, spiega a swissinfo.ch il dottor Chiesa. Per poter svolgere tali compiti, però, il medico di famiglia “deve disporre dei mezzi tecnici ed economici adeguati”.

Appuntamento al 1° aprile 2010, ma non è un pesce

Il messaggio non è tuttavia stato recepito né dalle autorità sanitarie né dai politici elvetici, che non si sono smossi di fronte a petizioni, manifestazioni e agitazioni dei medici di famiglia. Perciò, questi ultimi hanno ora intrapreso la via della democrazia diretta per cercare di far valere le proprie ragioni.

L’associazione Medici di famiglia Svizzera – che riunisce le società nazionali di medicina generale, medicina interna e pediatria, per un totale di circa settemila membri – ha lanciato un’iniziativa popolare. Denominata “Sì alla medicina di famiglia”, essa chiede di ancorare nella Costituzione federale l’obbligo per la Confederazione e i Cantoni di salvaguardare e promuovere questa disciplina, in modo che tutta la popolazione disponga di cure di base di alta qualità.

I promotori si sono dati una scadenza ambiziosa: depositare le centomila firme necessarie per la riuscita dell’iniziativa alla Cancelleria federale il 1° aprile 2010. Sono convinti di riuscire a raggiungere l’obiettivo grazie al sostegno dei pazienti-cittadini.

Un appoggio del quale non dubitano, perché questa iniziativa è “in primo luogo nell’interesse dei pazienti”, ha affermato il professor Peter Tschudi, presidente del comitato, il 1° ottobre alla conferenza stampa di presentazione del testo. Se non si interviene rapidamente “si va diritti verso una medicina a due livelli: in prima classe i privilegiati che potranno pagarsi l’accesso a uno dei rari studi di medicina di famiglia, in seconda il resto della popolazione”, ha argomentato.

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Iniziativa popolare

Questo contenuto è stato pubblicato al L’iniziativa popolare permette ai cittadini di proporre una modifica della Costituzione. Per essere valida, deve essere sottoscritta da almeno 100’000 aventi diritto di voto nello spazio di 18 mesi. Il Parlamento può decidere di accettare direttamente l’iniziativa. Può pure rifiutarla o preparare un controprogetto. In ogni caso viene comunque organizzato un voto popolare. Per essere…

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Esercizio dei diritti popolari negli studi medici

L’organizzazione di categoria ha inviato ai propri membri il materiale per la raccolta delle firme esortandoli ad esercitare questo diritto popolare nei propri gabinetti. Non vi sono però direttive sulle modalità: ognuno è libero di procedere come vuole, ci ha detto il dottor Chiesa.

Una regola è comunque scontata: il tempo che il medico dedica a questa missione non è conteggiato come tempo di visita, puntualizza il presidente dell’Ordine dei medici del canton Ticino e vicepresidente del comitato d’iniziativa Franco Denti.

Per sondare le reazioni dei pazienti, siamo stati durante una mattina nello studio del dottor Alberto Ghirlanda ad Arbedo-Castione, un comune alla periferia di Bellinzona. All’accoglienza è affisso un piccolo manifesto che pubblicizza l’iniziativa e sul banco ci sono i formulari per le firme. Questo medico di famiglia ha un approccio molto discreto: spiega di cosa si tratta solo se sono i pazienti a chiederglielo.

Tuttavia, forse perché la campagna è appena iniziata, i pazienti giunti in sala d’aspetto quella mattina non avevano nemmeno notato la locandina di promozione appesa alla ricezione. Eppure quelle stesse persone hanno dichiarato di essere al corrente dei problemi che attanagliano la medicina di famiglia e di condividere le rivendicazioni dei dottori.

“Sono molto contento che si raccolgano le firme: penso che questa iniziativa vada anche a vantaggio dei pazienti”, ci dice Luca. Nessuno dei nostri interlocutori – dei quali non diamo le generalità per rispetto della privacy – ritiene fuori luogo esercitare i diritti popolari in uno studio medico.

“Anzi, considero che sia giusto”, commenta Josy. “È normale, visto che si tratta di un problema che riguarda medici e pazienti”, aggiunge Maria Grazia. “Dovrebbero svegliarsi tutti: non solo per firmare, ma poi anche votare”, osserva Giovanna.

“Tanto non cambia nulla”, interviene Luigi, un pensionato che ci spiega di essere pienamente d’accordo con quanto previsto dall’iniziativa, ma di non avere più fiducia nel sistema politico elvetico. A suo parere, le autorità scavalcano le decisioni popolari.

“Un punto di riferimento”

Della piena fiducia dei pazienti con cui abbiamo parlato gode invece il medico di famiglia. “Con lui posso discutere di qualsiasi problema. È proprio come una persona di famiglia”, ci dichiara Liliana. “È un punto di riferimento”, rincara Enrica.

Per meglio farci capire quanto sia importante per loro questa figura, diverse persone ci parlano persino delle loro malattie, dei loro infortuni e di come il medico di famiglia li ha curati direttamente o li ha indirizzati da un altro specialista. “Il medico di famiglia ha una visione completa e si occupa di tutto”, riassume Rita.

Una stima che potrebbe giocare in favore dell’iniziativa popolare. Ma i medici di famiglia dovranno sollecitare attivamente il sostegno dei pazienti. Emblematico in proposito ci è apparso il comportamento di Luigi. Dopo avere espresso scetticismo sul funzionamento delle istituzioni politiche nel corso della discussione in sala d’aspetto, prima di andarsene ha chiesto alla ricezionista il modulo per sottoscrivere l’iniziativa.

Sonia Fenazzi, Arbedo-Castione, swissinfo.ch

Secondo le raccomandazioni dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, un paese deve disporre di 1 medico generalista ogni mille abitanti per assicurare il corretto funzionamento delle cure di base.

In Svizzera questo rapporto non solo non è mai stato raggiunto, ma addirittura ci si sta allontanando.

Dopo aver raggiunto il livello più alto nel 2000 con lo 0,67 per mille, questa proporzione si è progressivamente abbassata. Nel 2006, anno più recente di cui si dispongono le statistiche, si collocava allo 0,61 per mille.

Nello stesso periodo la quota dell’insieme dei medici è invece salita dall’1,93 al 2,08 per mille. L’evoluzione al rialzo è stata determinata dall’aumento della densità degli specialisti, passata dall’1,26 all’1,47 per mille.

Nel sistema sanitario si scontrano interessi divergenti di assicuratori, assicurati, prestatori di cure pubblici e privati, industrie farmaceutiche, Cantoni e Confederazione.

In parlamento riescono a far prevalere i propri interessi i gruppi che hanno una lobby potente. Fra i perdenti in questo gioco di forze politiche si collocano i medici di famiglia, per i quali è nettamente aumentato il carico di lavoro amministrativo ed è diminuita la rimunerazione, come pure gli assicurati, che devono pagare premi sempre più elevati, mentre le prestazioni rimborsate dall’assicurazione di base obbligatoria (LAMal) si riducono in continuazione.

Coalizzati, questi due gruppi hanno però i numeri per poter vincere in votazione popolare. Perciò i medici di famiglia, dopo tre anni di vane proteste, hanno scelto questa strategia.

Il testo dell’iniziativa, in forma elaborata, è stato preparato dal professore di diritto pubblico dell’università di Basilea Heinrich Koller, coadiuvato dai colleghi dell’università di Zurigo Thomas Gächter e Tomas Poledna. Esso fissa obiettivi e attribuisce competenze.

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