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La crisi dei visti è finita, ma non quella tra Berna e Tripoli

Il primo ministro libico al Mahmudi (attorniato da Berlusconi e Moratinos) può sorridere: il suo paese ha avuto ancora una volta l'ultima parola Keystone

La Libia ha revocato sabato il blocco dei visti nei confronti dei cittadini dell'area Schengen, dopo che mercoledì la Svizzera si era detta disposta a cancellare la 'lista nera' che includeva i nomi di oltre 180 personalità libiche.

La Libia e l’Unione Europea hanno annunciato sabato sera la fine delle restrizioni per la concessione di visti, ponendo così fine alla crisi scoppiata dopo che Berna aveva vietato l’entrata nello spazio Schengen a diversi cittadini libici, tra cui il colonnello Gheddafi.

La decisione è stata presa in concomitanza con il vertice della Lega araba organizzato a Sirte, in Libia, al quale prendono parte in veste d’invitati anche il ministro degli esteri spagnolo Miguel Angel Moratinos, il cui paese è presidente di turno dell’UE, e il premier italiano Silvio Berlusconi.

La Libia canta vittoria

L’agenzia di stampa governativa libica Jana ha pubblicato un comunicato del ministero degli esteri in cui si annuncia “l’apprezzamento per la decisione della presidenza di turno dell’Unione Europea di cancellare la lista voluta dalla Svizzera”.

“Di conseguenza – aggiunge la nota – la Libia toglie le restrizioni imposte ai cittadini dei paesi dell’UE che sono membri dello spazio Schengen volute dalla Grande Jamahiriya (la Libia, ndr) all’inizio di quest’anno nel quadro del principio di reciprocità”.

Il governo di Tripoli ha sottolineato che la Svizzera ha dovuto dichiararsi “vinta” dal provvedimento comune europeo.

Domenica il ministro degli esteri Moussa Koussa ha inoltre dichiarato che la crisi con la Svizzera è lungi dall’essere finita. “È un altro argomento”, ha risposto a chi gli chiedeva se la revoca reciproca aprisse la strada a una soluzione alla disputa con Berna. La Libia si aspetta ancora un “arbitrato internazionale”, ha ricordato Koussa.

Il ministro degli esteri libico ha altresì indicato che a breve parteciperà a dei negoziati sotto l’egida della Spagna. Interrogato sulla probabilità che vi sono di risolvere la crisi con la Svizzera, Koussa ha risposto: “Dipende da loro. Se vogliono regolare la situazione siamo pronti. Se non vogliono è un problema loro”.

“Rammarico” dell’UE

Prima dell’annuncio ufficiale da parte libica, la presidenza spagnola dell’UE aveva nuovamente espresso il suo “rammarico” per i problemi causati a cittadini libici dalla lista nera adottata dalla Svizzera.

“Questa misura – si leggeva nella nota – è stata adottata da un paese membro di Schengen, non dall’UE, che non ha svolto alcun ruolo”.

Il ministero degli esteri italiano, che aveva più volte criticato la lista nera stilata da Berna, ha dal canto suo espresso “viva soddisfazione” per la fine della crisi dei visti.

Max Göldi resta in carcere

In una presa di posizione diramata sabato sera, il Dipartimento federale degli affari esteri ha ribadito che le restrizioni nella concessioni di visti a cittadini libici erano state prese in conformità con le regole di Schengen.

Berna ha ricordato che le autorità libiche hanno violato il diritto internazionale sequestrando i due cittadini svizzeri nell’autunno del 2009 a Tripoli.

Mercoledì il governo elvetico si era detto disposto a revocare la lista che vietava l’entrata e il transito sul territorio della Confederazione – e quindi nell’area Schengen – a diversi cittadini libici.

Lo svizzero Max Göldi, arrestato il 22 febbraio scorso e condannato a quattro mesi di carcere per violazione della legge sull’immigrazione, rimane intanto in carcere.

Il suo avvocato Salah Zahaf ha indicato sabato di non intravvedere nessun segnale che “lasci presagire nuovi sviluppi per quanto concerne la situazione del suo cliente”.

Domenica il legale ha pure reso noto che le condizioni di detenzione del suo cliente si sono aggravate. Göldi è stato trasferito in una cella senza finestre né acqua calda. La direzione del carcere, che ha promesso di fare il possibile per trovare una sistemazione migliore, ha motivato il trasferimento con il fatto che la cella dove si trovava il cittadino svizzera faceva parte di una sezione in cui stavano per essere portati 90 detenuti pericolosi.

swissinfo.ch e agenzie

15-17 luglio 2008: arresto a Ginevra di Hannibal e Aline Gheddafi in seguito ad una denuncia per maltrattamenti sporta da due domestici.

19/7/08: arresto di Rachid Hamdani e Max Göldi in Libia per violazione delle leggi sull’immigrazione.

26/7/08: Tripoli esige delle scuse ufficiali e l’archiviazione del procedimento penale. La Confederazione respinge le richieste.

20/8/09: a Tripoli, il presidente elvetico Merz si scusa per l’arresto di Hannibal Gheddafi. Riceve la promessa che Göldi e Hamdani torneranno in patria in tempi brevi. Firma un accordo per l’istituzione di un tribunale arbitrale e la normalizzazione delle relazioni bilaterali.

4/11/09: il governo elvetico sospende l’accordo con la Libia e inasprisce la politica restrittiva sui visti.

30/11/09: condanna di Göldi e Hamdani a 16 mesi di carcere per violazione delle norme sui visti. Hamdani sarà assolto in appello il 7 febbraio 2010; l’11, la pena di Göldi sarà ridotta a quattro mesi.

14/2/10: la stampa di Tripoli rivela l’esistenza di una lista nera svizzera, in base alla quale 188 personalità libiche, colonnello Gheddafi compreso, non possono ottenere un visto Schengen. Il governo libico sospende i visti per i cittadini dei paesi Schengen.

22/2/10: Max Göldi – fino a quel momento rifugiato nell’ambasciata elvetica di Tripoli – si consegna alle autorità libiche; Rachid Hamdani può lasciare il paese.

25/2/10: Gheddafi invita alla jihad contro la Svizzera e al boicottaggio dei suoi prodotti.

24/3/10: il governo svizzero si dice disposto a revocare la ‘lista nera’.

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