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La concordanza in governo continua anche senza UDC

Keystone Archive

L'Unione democratica di centro (Udc, destra nazional-conservatrice) non ha più rappresentanti in Consiglio federale. Dopo l'esclusione della sezione grigionese e della ministra della giustizia Eveline Widmer-Schlumpf, il ministro Samuel Schmid ha espresso l'intenzione di lasciare il partito.

La spaccatura in seno all’Unione democratica di centro, che nel 2007 ha vinto le elezioni federali con il 29% dei consensi, è l’ultima tappa di un periodo di forti turbolenze per il sistema politico elvetico iniziato nella seconda metà degli anni novanta.

Malgrado i successi elettorali l’UDC non è di fatto più rappresentato nel governo federale dopo l’esclusione di Eveline Widmer-Schlumpf dal partito e il voltafaccia di Samuel Schmid.

Una situazione anomala che mette a dura prova il sistema di concordanza elvetico basato sull’integrazione delle principali forze politiche in governo e sulla paziente ricerca del consenso.

Ciononostante, secondo il politologo Michael Hermann l’esecutivo è ancora caratterizzato dallo spirito di concordanza.

swissinfo: L’Unione democratica di centro non ha più rappresentanti in governo. È la fine della concordanza?

Michael Hermann: È la fine della concordanza aritmetica, ma l’esecutivo rimane caratterizzato – pur entro certi limiti – da una situazione di concordanza. Il Consiglio federale continua infatti a godere di ampio sostegno. Inoltre non ci troviamo di fronte né a un governo di centro-sinistra, né a un governo di centro-destra.

I membri dell’esecutivo sono pronti a trovare compromessi e – perlomeno a livello di intenzioni – lavorano insieme alla ricerca di soluzioni comuni.

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Concordanza

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swissinfo: Come si svilupperà la situazione?

M. H.: Osservando lo scenario attuale, non mi pare che sia imminente un cambiamento radicale. A mio parere, infatti, non si sta profilando il passaggio a un sistema politico in cui vi è una maggioranza e un’opposizione. Non credo che il Partito popolare democratico (Ppd) e il Partito liberale radicale (Plr) abbiano il coraggio necessario per formare un governo di destra o di centro-sinistra.

Infatti, la democrazia diretta elvetica è difficilmente conciliabile con un sistema di maggioranza e opposizione: non penso proprio che l’Udc e il resto della Svizzera siano pronti a rinunciare a tale tradizione e a elementi caratteristici come il referendum.

La democrazia diretta è uno strumento fondamentale, che garantisce equilibrio, consente di avere un confronto costruttivo e di effettuare aggiustamenti a livello di politica fattuale. La votazione della scorsa domenica ha chiaramente mostrato che la popolazione non esiste un’opposizione di principio.

Anche in futuro, la politica continuerà a essere basata sui fatti: se l’Udc avanzerà proposte e argomenti che non convincono la maggioranza dei votanti, il processo di legiferazione non potrà essere bloccato o frenato.

swissinfo: Non sussiste il pericolo che l’Udc faccia ricorso ancora maggiormente al referendum, attuando così una politica ostruzionistica?

M.H.: Sono convinto che la popolazione sia capace di decidere in maniera differenziata. I cittadini svizzeri attribuiscono grande importanza alle questioni politiche e all’espressione della propria opinione mediante il voto. La popolazione partecipa infatti in misura maggiore alle votazioni rispetto alle elezioni.

Nella Confederazione, gli elettori non pensano a come far cadere il governo: ciò non fa parte della cultura politica svizzera. Questo tipo di meccanismo si risconta soprattutto negli Stati in cui si vota raramente. In quel contesto, il referendum assume spesso la funzione di veto nei confronti del governo.

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Formula magica

Questo contenuto è stato pubblicato al Con formula magica si intende la ripartizione dei sette seggi governativi tra i quattro principali partiti politici del paese in base alla loro forza elettorale. La formula magica è un costume e non si basa su nessuna legge. Nel 1959, quando è stata applicata per la prima volta, due seggi sono andati al Partito socialista,…

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swissinfo: Tra quattro anni, dopo le elezioni, l’Udc sarà nuovamente presente in governo?

M.H.: A livello generale, si continuerà a cercare di coinvolgere il maggior numero possibile di forze politiche nell’esecutivo. Pertanto, se l’Udc dimostrerà una certa disposizione al compromesso, a medio termine anche gli altri partiti avranno interesse ad accoglierla nuovamente in seno al Consiglio federale.

Finora i partiti borghesi sono riusciti a integrare la sinistra: quest’ultima, avendo una posizione minoritaria, è relativamente conciliante. La situazione sarebbe però verosimilmente diversa se il Partito socialista dovesse essere escluso dal governo.

swissinfo: In che misura cambierebbe la situazione per i ministri Samuel Schmid e Eveline Widmer-Schlumpf, se dovessero aderire al partito che potrebbe nascere dalla scissione dall’Udc nazionale?

M.H.: Anche se entrambi non erano più considerati come rappresentanti ufficiali dell’Udc, hanno comunque potuto presentarsi all’opinione pubblica come politici d’ispirazione democentrista, poiché sono stati eletti quali candidati di questo partito.

La situazione diventerebbe però complessa se i due consiglieri federali dovessero decidere di fare politica in seno a un altro schieramento. Se, per esempio, scegliessero di raggiungere il Partito popolare democratico, vi sarebbe una sorta di governo di centro-sinistra. Tuttavia, se i ministri eletti resteranno in carica, il sistema resterà stabile perlomeno fino alle prossime votazioni.

swissinfo: Circa il 30% della popolazione elvetica non è più rappresentata in governo, un fatto che non si è mai verificato durante i cinquant’anni di storia del sistema di concordanza. Come è stato possibile arrivare a questo punto?

M.H.: La situazione attuale è una conseguenza del fatto che, dopo la guerra fredda, l’alleanza borghese si è lentamente sfaldata. A partire dal dibattito – all’inizio degli anni Novanta – sull’adesione allo Spazio economico europeo, fra i partiti borghesi sono nati degli attriti.

La forte crescita dell’Udc ha condotto il partito ad adottare una strategia sempre meno disponibile al compromesso. L’Udc aveva il sentimento di essere una sorta di maggioranza latente a cui doveva essere riconosciuto tale ruolo. Il partito si è però sopravvalutato e ha provocato una reazione contraria.

swissinfo, Corinne Buchser
(traduzione e adattamento, Andrea Clementi)

Il 12 dicembre 2007 al posto di Christoph Blocher, leader dell’UDC dall’inizio degli anni ’90, la maggioranza del parlamento elegge in governo la collega di partito Eveline Widmer-Schlumpf.

Il 13 dicembre Widmer Schlumpf accetta il mandato, nonostante il parere contrario del proprio partito, ed entra in carica il 1° gennaio 2008.

L’UDC dichiara di non sentirsi più rappresentata nell’esecutivo dai suoi due ministri Eveline Widmer-Schlumpf e Samuel Schmid – accusati di aver tradito gli interessi del partito, accettando la loro elezione dopo la bocciatura di Christoph Blocher – e annuncia il suo passaggio all’opposizione.

La dirigenza dell’UDC intima alla ministra di uscire dal partito entro l’11 aprile. Eveline Widmer-Schlumpf si rifiuta. Il 23 aprile l’assemblea dei delegati dell’UDC grigionese si pronuncia contro l’espulsione.

Il 1° giugno l’UDC svizzera ufficializza l’esclusione dal partito di tutta la sezione grigionese. Il giorno seguente, l’ala moderata dell’UDC grigionese annuncia la creazione di un nuovo partito.

Sempre il 2 giugno, respingendo la linea dura seguita dall’UDC svizzera, l’ala moderata della sezione bernese si pronuncia a sua volta in favore della creazione di un nuovo partito. In questa forza politica potrebbero trovare “asilo” anche i ministri Eveline Widmer-Schlumpf e Samuel Schmid.

Nuovi guai in casa UDC il 5 giugno con l’annuncio di una nuova scissione questa volta della sezione glaronese: 8 deputati del parlamento cantonale decidono di abbandanare il gruppo democentrista e di voler formare un nuovo partito di ispirazione liberale.

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