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La competitività delle università sotto esame

Il politecnico federale di Losanna al centro di uno studio sulla competitivtà delle università Keystone

Generalmente le università svizzere sono ben quotate nelle classifiche internazionali, ma sono troppo piccole per issarsi, da sole, ai vertici mondiali.

Antonio Loprieno, capo della Conferenza dei rettori delle Università svizzere, non ha dubbi: le università del Paese non hanno sufficienti risorse per attirare quasi automaticamente una massa critica di ricercatori. Riunire talenti e mezzi potrebbe però essere un modo per raggiungere le vette delle classifiche.

“In genere facciamo abbastanza bene – dice a swissinfo.ch Antonio Loprieno – ma abbiamo un grosso problema: a livello mondiale riusciamo difficilmente a raggiungere le prime posizioni. Tutte le università devono chiedersi se stanno facendo la cosa giusta e in che modo riusciranno a posizionarsi in futuro”.

Da poco tempo sono state rese note le classifiche delle migliori università del mondo curate dal Times Higher Education-QS World University Rankings. Ebbene in base alle valutazioni, il Politecnico federale di Zurigo (ETHZ) si è collocato al ventesimo posto. I migliori sedici atenei si trovano negli Stati Uniti mentre gli istituti universitari britannici si issano, con Harvard, ai vertici. E per il sesto anno consecutivo.

MetroBasel – un istituto “think tank” con sede a Basilea che si occupa di strategie e politiche pubbliche – sta conducendo un’analisi per esplorare da un lato come le università più importanti della Svizzera possono misurarsi con i centri accademici internazionali e, dall’altro, che cosa bisogna mettere in campo per assicurare che la Svizzera diventi un centro di eccellenza per l’innovazione.

Attualmente i legislatori si stanno attivando per presentare, in tempi brevi, delle nuove disposizioni legislative che assegnano fondi per le università svizzere. Secondo MetroBasel lo studio di riferimento sarà completato entro un anno. L’obiettivo è di permettere ai funzionari universitari di essere meglio preparati nel richiedere i fondi e nel rispondere in modo competitivo ai cambiamenti.

Un nuovo sguardo nella gestione degli atenei

Lo studio Times indica che la Svizzera posiziona sette istituti universitari nella Top 200, con il Politecnico federale di Losanna (EPFL) al 42esimo posto e l’Università di Berna al 193esimo. Un risultato niente male per un paese piccolo come la Svizzera. Tuttavia occorre prudenza. Secondo Christoph von Arb, ex consulente per le politiche scientifiche presso il consolato svizzero a Boston, le classifiche sono un’arma a doppio taglio. Le università che ottengono dei buoni risultati rischiano di dormire sugli allori.

“Noi non vogliamo finire come il professore di ruolo che eccelle nel suo campo ristretto”. Perché? “Perché spesso – annota von Arb – succede che il campo si sposta, ma il professore rimane fermo dov’era”. Von Arb, che guida lo studio sulle università per conto di MetroBasel, ha sottolineato l’importanza economica rappresentata dagli atenei nelle regioni in cui hanno sede e cita in modo particolare l’Università di Basilea, il Politecnico federale di Zurigo, l’Università di Zurigo, il Politecnico di Losanna e l’Università di Ginevra.

L’idea che si intende promuovere è quella di adottare uno sguardo esaustivo su queste istituzioni – osservare, per esempio, l’organizzazione delle amministrazioni, l’ottenimento dei finanziamenti e il rispetto delle normative – per vedere come si confrontano con istituzioni analoghe in Germania, Svezia, Singapore e Stati Uniti.

“Vogliamo sapere – insiste von Arb – dove la scarpa fa male: insomma comprendere dove si situano le difficoltà, dai regolamenti fino alla gestione interna. Si tratta, in sostanza, di fornire alle università dei dati molto concreti con cui confrontarsi per stabilire una linea di azione. La domanda è la seguente: queste regioni della Svizzera hanno sufficienti risorse per continuare ad essere attrattive nei prossimi 20, 30 anni? Volenti o nolenti, bisogna arrendersi all’evidenza: anche il mondo accademico deve confrontarsi con il mercato.

Le nuove sfide della ricerca universitaria

L’idea dello studio è nata alla fine del 1990, quando il gigante farmaceutico Novartis ha annunciato che avrebbe costruito la sua nuova struttura di ricerca negli Stati Uniti e non in Svizzera. Un annuncio che aveva avuto l’effetto di un’onda d’urto, ricorda von Arb. La gente si era chiesta: ma dove abbiamo sbagliato? “Questo interrogativo è stata la scintilla che ci ha spinto a riflettere su come fare per promuovere e mantenere ad alti livelli l’innovazione tecnologica”.

Le università, aggiunge von Arb, “prendono i cervelli e li rendono migliori”. Svolgono pertanto un ruolo fondamentale nel contribuire al rafforzamento del tessuto economico di una regione. Il problema è che le università svizzere, che contano circa 110.000 studenti, non hanno il personale o i fondi necessari per mantenere i risultati ad alto livello su scala mondiale.

Secondo von Arb, per risolvere il problema occorre infrangere dei tabù, come il consistente aumento delle rette universitarie. “Le scuole devono essere più selettive nel scegliere gli studenti e devono guardarsi maggiormente attorno per attirare i migliori cervelli del mondo, indipendentemente dalla nazionalità degli studenti”. Le università devono inoltre curare meglio la loro immagine se desiderano assicurarsi la presenza dei migliori ricercatori. Sarebbe anche buona cosa creare associazioni di ex allievi per la raccolta di fondi.

“Ma in Svizzera non siamo come gli Stati Uniti – ribatte Antonio Loprieno – dove primeggiano realtà come Harvard e Oregon Valley College. In Svizzera ci sono atenei si che si distinguono in A, e meno in B. Ma siamo tutti abbastanza simili. Per il momento le università svizzere fanno bene a riconoscersi reciprocamente come partner, piuttosto che come concorrenti”.

Se le università mettono in comune i migliori ricercatori e le migliori risorse per affrontare i progetti, il Paese può produrre i risultati di innovazione che il mondo richiede. “Lo studio in preparazione – conclude Loprieno – ci permetterà di precisare i settori nei quali sono possibili le sinergie. Insieme, tutte le università sono in grado di raggiungere la massa critica ed essere le prime della fila”.

Tim Neville, swissinfo.ch
(traduzione e adattamento dall’inglese Françoise Gehring)

La classifica accademica delle università mondiali (in inglese Academic Ranking of World Universities) è compilata dai ricercatori dell’Università Jiao Tong di Shanghai e include i maggiori istituti di educazione superiore in Nord America, Europa, Asia, Oceania, e America Latina.

Attualmente, tra le classifiche più note vi sono il Shanghai ranking of world class universities dell’Università Jiao Tong di Shangai (pubblicato dal 2003), il Ranking of world universities, a cura del Times Higher Education Supplement (dal 2004) e il Leiden Ranking dell’Università di Leiden (Olanda).

Il ranking confronta le università usando dati pubblici di tipo statistico. In primo luogo si attribuisce ad ogni università un rating (ovvero un valore numerico) sulla base di alcuni parametri prestabiliti.

In questo modo nasce una classifica, o ranking, delle università. Il compito è quello di permettere al lettore di avere una informazione comparata di immediata lettura su una determinata istituzione universitaria.

I ranking possono essere stilati confrontando istituzioni universitarie e facoltà. Le classifiche possono riportare i rating di atenei di una regione, di una nazione, di un continente o di tutto il pianeta.

Il Segretariato di Stato per l’educazione e la ricerca in collaborazione con la Conferenza dei rettori delle università elvetiche hanno creato un apposito sito internet (www.universityrankings.ch) per fornire informazioni concernenti le differenti classifiche, le metodologie e l’affidabilità.

In Svizzera esistono 12 scuole universitarie riconosciute.

Oltre alle scuole universitarie vi sono altri tipi di istituzioni universitarie: le scuole universitarie professionali (9), le alte scuole pedagogiche (14) e le istituzioni universitarie sostenute dalla Confederazione, in particolare:

Institut universitaire des hautes études internationales et du développement (IHEID) a Ginevra
Institut de hautes études en administration publique (IDHEAP) a Losanna
Institut Universitaire Kurt Bösch (IUKB) a Sion
Stiftung Universitäre Fernstudien Schweiz a Briga.

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