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La Cina sostiene la Russia

La Cina si oppone alle sanzioni unilaterali che considera "illegali" e continuerà a svolgere la normale cooperazione commerciale con la Russia, anche dopo la mossa di Usa e Paesi alleati sulla rimozione selettiva delle banche russe dal sistema Swift.

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Le “normali” relazioni commerciali con la Russia andranno avanti a dispetto delle sanzioni sempre più pesanti che emergono nella comunità internazionale come reazione all’invasione dell’Ucraina: la Cina, però, si oppone alle ‘punizioni’ unilaterali illegali e continuerà a svolgere le sue attività d’affari con Mosca anche dopo la mossa di Usa e Paesi alleati sulla rimozione selettiva delle banche russe dal sistema dei pagamenti Swift.

“Cina e Russia continueranno a svolgere la normale cooperazione commerciale nello spirito del rispetto reciproco, dell’uguaglianza e del reciproco vantaggio”, ha chiarito nel briefing quotidiano il portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin, secondo cui “la Cina si oppone all’uso delle sanzioni per risolvere i problemi ed è ancor più contraria alle sanzioni unilaterali che non hanno basi nel diritto internazionale”. 

Pechino ha ripetutamente espresso ferma opposizione all’uso delle sanzioni economiche sulla convinzione che sia “da tempo dimostrato che le sanzioni, lungi dal risolvere i problemi, ne creino solo di nuovi”.

Da qui l’avviso agli Usa a non minare gli interessi della Cina e di altri Paesi nel tenativo di risolvere la situazione ucraina. “Chiediamo inoltre che la parte statunitense non leda i diritti e gli interessi legittimi della Cina e di altre parti nella gestione della questione ucraina e delle sue relazioni con la Russia”, ha scadito Wang quando gli è stato chiesto se società cinesi come Huawei e Xiaomi dovranno rispettare le sanzioni Usa e interrompere le loro forniture alla Russia, interrompendo un trend ampiamente positivo che ha visto nel 2021 l’interscambio bilaterale salire ai massimi storici di 140 miliardi di dollari.

Sulle pagine del Global Times si è affacciata una nuova e singolare teoria sulla frenata dell’attacco russo all’Ucraina: il tabloid nazionalista del Quotidiano del Popolo, citando anonimi esperti militari cinesi, ha scritto che le truppe di Mosca si sono trattenute contro l’esercito ucraino perché la maggior parte delle forze russe è schierata per impedire l’intervento della Nato. La conclusione è che “la Russia non vuole che il conflitto duri a lungo, quindi potrebbe cambiare strategia a seconda degli sviluppi della situazione”.

Il nodo “Taiwan”

La questione di Taiwan è “il fulcro del Comunicato di Shanghai e il principio della ‘Unica Cina’ è la pietra angolare delle relazioni Cina-Usa”: è quanto ha rivendicato il ministro degli Esteri cinese Wang Yi in un messaggio video ad un evento dedicato ai 50 anni del documento che il 27 febbraio del 1972, nell’ultima sera della storica visita del presidente americano Richard Nixon, gettò le basi della normalizzazione dei rapporti bilaterali.

L’invito agli Stati Uniti è di “riprendere la loro politica razionale nei confronti della Cina e a riportare in carreggiata le relazioni bilaterali, sostenendo il principio della ‘Unica Cina’, ha affermato Wang, nel resoconto dei media cinesi. 

I due Paesi, secondo il ministro, dichiararono “congiuntamente nel Comunicato di Shanghai che nessuno dei due dovrebbe cercare l’egemonia nella regione dell’Asia-Pacifico, e questa affermazione rimane rilevante come sempre: la Cina non ha e non cercherà l’egemonia e nemmeno gli Stati Uniti dovrebbero farlo”.

Taiwan è stata “una parte inalienabile del territorio cinese sin dai tempi antichi: la storia dice alle persone che seguendo l’andamento dei tempi, i due Paesi possono fare la scelta strategica giusta”, ha proseguito Wang. Paesi con sistemi sociali diversi “possono raggiungere una convivenza pacifica cercando un terreno comune pur nelle differenze e possono costruire veri e propri guardrail per le relazioni Cina-Usa seguendo le norme di base delle relazioni internazionali”.

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