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La Cina ammette: “i nostri vaccini hanno una bassa efficacia”

Un operatore sanitario davanti alla pubblicità di vaccini "Made in China". KEYSTONE/AP/Ng Han Guan sda-ats

(Keystone-ATS) L’efficacia dei vaccini anti-Covid sviluppati dalla Cina è bassa. Lo ha detto il capo del Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie, Gao Fu.

Ammissioni come quella resa pubblicamente dal Centro di controllo e la prevenzione delle malattie non sono frequenti per le autorità di Pechino, che ora stanno studiando un cambio di strategia nella campagna con cui finora sono state somministrate quasi 165 milioni di dosi.

Si tratta di un ritmo più lento solo rispetto all’India, capace di tagliare il traguardo dei 100 milioni in 85 giorni, 17 in meno rispetto ai cinesi. Ne sono serviti 89 agli Stati Uniti, dove però da fine marzo il livello dei contagi non cala significativamente, con picchi anche di 81’000 nuovi casi al giorno.

Rientra fra i casi eccezionali, per la Cina, il riconoscimento di un errore come quello pronunciato dal capo del Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie, Gao Fu: il Paese, ha spiegato in una conferenza stampa a Chendgu, sta esaminando due strade “per risolvere il problema che non è alta l’efficacia dei vaccini esistenti”.

I cinesi non hanno diffuso molti dati in questi mesi, ma ora arriva la conferma che i loro prodotti – sia quelli di Sinovac e Sinopharm, con l’approccio tecnologico del vaccino inattivato, sia quello di CanSino, a vettore virale – hanno un’efficacia inferiore rispetto ai farmaci occidentali, su cui si diceva scettico lo stesso Gao Fu, vaccinato a luglio in fase sperimentale.

Ora si valutano le contromosse: aggiustare il dosaggio, l’intervallo tra le due dosi o aumentare il numero di dosi; oppure mischiare vaccini con diverse tecnologie. La terza via è un nuovo farmaco, basato come Moderna e Pfizer/BioNTech sull’RNA messaggero, per cui Sinopharm ha appena ricevuto l’approvazione ai test clinici dalle autorità della Cina, che comunque da fine febbraio conteggiano meno di 300 casi attivi.

Uno scenario per certi versi opposto a quello americano. Pur avendo 62 milioni di vaccinati (con 100 milioni in attesa della seconda dose) e marciando al ritmo di 3-4 milioni al giorno, negli Stati Uniti da settimane è sorprendentemente alto il plateau dei contagi, fra 60 e 80 mila al giorno.

“In alcuni Stati come Michigan, New York e New Jersey, anziché stabilizzarsi sono tornati ad aumentare: è preoccupante”, ha detto il virologo Anthony Fauci, consigliere per le questioni sanitarie del presidente Joe Biden. Ospite su Rai 3, ha ammesso che i lockdown negli Usa sono stati rispettati meno che in Europa dalla popolazione, e gli effetti potrebbero essere stati cancellati dalla variabile inglese.

La Gran Bretagna, con 40 milioni di dosi iniettate, entra invece nella fase di immunità di gregge, secondo uno studio dell’Imperial College di Londra con il quale peraltro non tutti gli esperti concordano. Oggi si contano solo 7 morti e dopo tre mesi di chiusura domani riaprono negozi non essenziali, parrucchieri, palestre e anche ristoranti e pub, per ora solo con servizio all’aperto.

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