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La banconota con il valore più alto al mondo è svizzera

banconota da 1000 franchi
La banconota da 1'000 franchi dell'ultima serie è stata messa in circolazione nel 2019. © Keystone / Ennio Leanza

È raro vederlo nella vita di tutti i giorni, eppure il biglietto da 1'000 franchi (circa 960 euro) rappresenta ben il 57% del valore della cartamoneta in circolazione in Svizzera. 

Il suo colore predominante è il viola e l’immagine che salta immediatamente agli occhi sono le due mani che si stringono. La caratteristica che rende unico il “formicone”, come era stato soprannominato alla fine degli anni 1970, poiché nella serie allora in circolazione erano raffigurate sul verso tre formiche, è però un’altra: è la banconota con più valore al mondo.

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Fino a poco tempo fa, il primato era saldamente nelle mani di Singapore e del Sultanato del Brunei. La città-Stato emetteva infatti banconote da 10’000 dollari di Singapore (circa 6’600 euro al cambio attuale), ma nel 2014 ha deciso di smettere la distribuzione. La scelta è stata dettata dall’aumento dei pagamenti elettronici e dalla necessità di combattere il riciclaggio di denaro. Il Sultanato del Brunei (la cui moneta è agganciata a quella di Singapore) ha compiuto lo stesso passo nel novembre 2020, interrompendo l’emissione dei biglietti da 10’000 dollari. Entrambe le banconote mantengono però valore legale, pur essendo progressivamente ritirate dalla circolazione.

In passato vi sono stati altri esempi di banconote a forte valore. Negli Stati Uniti, ad esempio, fino al 1969, quando sono stati messi fuori corso, circolavano (seppur raramente) biglietti di 10’000 dollari.

Una banconota molto diffusa

La Svizzera, dal canto suo, non ha mai voluto rinunciare alla banconota da 1’000 franchi.

Personalmente, non mi è accaduto spesso di ritrovarmi tra le mani uno o più “formiconi”. Le uniche volte risalgono a un bel po’ di anni fa, quando le buste paga erano delle vere e proprie buste paga, con vera moneta sonante (o meglio frusciante) e quando per fare i pagamenti alla fine del mese ci si recava ancora allo sportello postale con i contanti e le cedole di versamento. Da allora, non penso di aver più toccato una banconota da 1’000 franchi. E non mi è neppure mai capitato di nascondere i miei risparmi sotto il letto.

Eppure, secondo la Banca Nazionale Svizzera (BNS), questo biglietto continua ad essere molto diffuso “non solo come mezzo di pagamento, ma anche come riserva di valore”. I 1’000 franchi rappresentano ben il 57% del valore di tutte le banconote in circolazione. Ne sono state emesse oltre 48 milioni (per un valore complessivo quindi di più di 48 miliardi). A titolo di paragone, i 100 franchi in circolazione (la banconota più diffusa) sono 140 milioni.

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Un milione in… 10 centimetri

Come successo a Singapore o in seno all’Unione Europea, che nel 2019 ha interrotto la produzione dei biglietti da 500 euro, anche in Svizzera vi sono stati dei vaghi tentativi per rimettere in discussione la necessità di disporre di banconote di un tale valore. Nel 2017, quando la revisione della Legge federale sull’unità monetaria e i mezzi di pagamento era arrivata sui banchi del Parlamento, la sinistra e alcune organizzazioni come Transparency International avevano fatto notare che queste banconote possono facilmente servire anche per attività criminali.

Basta un dato per capirsi: una pila di biglietti da 1’000, per un valore di 1 milione di franchi, ha uno spessore di soli 10 centimetri e un peso di 1 chilogrammo. A titolo di paragone, 1 milione di dollari in banconote da 100 pesa circa 10 chili.

Un timore infondato? Per il Governo federale sì. Rispondendo nel 2016 all’interpellanzaCollegamento esterno di una deputata socialista, il Consiglio federale aveva sottolineato che né l’Ufficio federale di polizia, né l’Ufficio di comunicazione in materia di riciclaggio di denaro avevano ricevuto “comunicazione di casi sospetti in cui poteva essere pertinente l’utilizzo di banconote da 1’000 franchi”.

Seppur “consapevole del fatto che i contanti possano essere oggetto di abuso per scopi criminali” – proseguiva il Governo – “non vi è tuttavia il sospetto che le banconote con un elevato valore nominale possano costituire un particolare rischio”.

Insomma, il “formicone” – per adeguarsi alla nuova grafica bisognerebbe però dire “la stretta di mani” – continua ad avere un bell’avvenire davanti a sé.


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