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L’UE quale priorità della politica estera

Cambio della guardia al DFAE: Didier Burkhalter subentra dal primo gennaio a Micheline Calmy-Rey Keystone

Il nuovo ministro degli esteri, Didier Burkhalter, dovrà innanzitutto affrontare le vertenze in corso con l’UE. È quanto auspicano gli specialisti di politica estera dei 4 maggiori partiti svizzeri. Mentre i rappresentanti dei partiti borghesi puntano sulla fermezza, la sinistra vuole “un’azione proattiva”

“Se non agiamo in maniera proattiva, ci sarà molto meno spazio per la negoziazione”, dichiara a swissinfo il deputato socialista Carlo Sommaruga. “L’UE arriverà ben presto con le sue richieste in favore di un accordo istituzionale e di un trattato fiscale. Personalmente penso che, prima o poi, dovremo concludere con i Ventisette un accordo istituzionale globale”.

I rappresentanti dei partiti borghesi nelle Commissioni della politica estera non condividono questo punto di vista: “Non dobbiamo sottometterci alle direttive dell’UE prima ancora che ci vengano presentate da Bruxelles. Mi aspetto che Didier Burkhalter sappia resistere a queste pressioni”, ritiene Pirmin Bischof, senatore del Partito popolare democratico.

“Il nuovo ministro degli esteri dovrà innanzitutto far fronte al tentativo dell’UE di costringere la Svizzera a riprendere automaticamente la sua legislazione e a sottoporsi alla competenza di giudici comuni, che saranno per finire giudici scelti soprattutto da Bruxelles”, afferma Christoph Mörgeli, deputato dell’Unione democratica di centro.

Quadratura del cerchio

Al centro delle vertenze figurano in primo luogo questioni fiscali: secondo l’UE, le tassazioni applicate da alcuni cantoni svizzeri per attirare aziende europee violerebbero gli accordi di libero scambio conclusi da Berna e Bruxelles. I Ventisette chiedono inoltre che i trattati bilaterali vengano adeguati automaticamente ai cambiamenti legislativi adottati dall’UE e sottoposti ad una giurisdizione comune.

A detta di Christoph Mörgeli, Didier Burkhalter non darà probabilmente prova di una grande volontà di resistenza alle richieste dell’UE. “Il nuovo ministro degli esteri si è fatto piuttosto conoscere finora come un euro-turbo”.

“Cercare una soluzione ai problemi istituzionali con l’UE assomiglia alla quadratura del cerchio, dal momento che la Svizzera non vuole introdurre degli automatismi nei trattati bilaterali, ma nel contempo desidera continuare a partecipare al grande mercato unico”, osserva Christa Markwalder, deputata del Partito liberale radicale. “Il nuovo ministro degli esteri dovrà quindi scogliere nodi gordiani, che abbiamo costruito in questi ultimi anni”.

Più peso all’economia

Dal primo gennaio di quest’anno, il Dipartimento degli affari esteri ritorna, per la prima volta dal 1961, nelle mani di un rappresentante del Partito liberale radicale. Negli ultimi nove anni è stata la ministra socialista Micheline Calmy-Rey ad assumerne la direzione.

“In politica estera mi attendo un cambiamento di rotta, che dovrebbe giovare agli interessi della Svizzera”, dichiara Pirmin Bischof. “È giusto che la Svizzera si impegni a livello mondiale in favore dei diritti umani, in virtù della nostra tradizione umanitaria. Ma la politica estera deve anche a servire degli interessi. Mi aspetto quindi dal nuovo responsabile della diplomazia maggiore consapevolezza in campo economico”.

Da parte sua, Christoph Mörgeli spera che Didier Burkhalter “renda un po’ più coerente la politica estera. Se prima la Svizzera cercava soprattutto di servire da modello, negli ultimi anni la politica estera ha piuttosto avuto la tendenza a puntare il dito contro gli altri, a distribuire cartellini gialli e rossi, a avvertire e biasimare gli altri paesi. In questo modo non possiamo farci degli amici, anzi ci siamo fatti molti nemici in questo mondo”.

L’impatto dell’adesione all’ONU

“Auspico inoltre una politica estera più discreta”, aggiunge Mörgeli. “Lo stile seguito negli ultimi anni con una diplomazia alla ricerca dei riflettori internazionali non è utile per noi. La Svizzera ha sempre avuto successo quando ha scelto di fornire discretamente assistenza e mediazione agli altri paesi”.

“Credo che lo stile adottato negli ultimi anni sia legato al fatto che la Svizzera aveva aderito all’ONU poco prima della nomina di Micheline Calmy-Rey alla guida del Dipartimento degli affari esteri”, ribatte Carlo Sommaruga.

“La politica estera di Micheline Calmy-Rey è stata quindi caratterizzata dalla difesa di valori fondamentali, come la democrazia, i diritti umani e la lotta contro la povertà. Gli interessi economici sono stati posti un po’ in secondo piano durante la sua direzione della diplomazia elvetica”.

Creare alleanze

Il Partito socialista spera “che questo corso continui ad essere seguito anche dal nuovo ministro degli affari esteri. Con Didier Burkhalter potrebbero aprirsi inoltre nuove opportunità: il ministro liberale radicale potrebbe infatti riuscire ancora meglio a convincere il campo borghese dell’importanza di seguire questa via”, ritiene Carlo Sommaruga.

“La cooperazione allo sviluppo è un obiettivo importante della Svizzera, vista la sua tradizione umanitaria”, sostiene Christa Markwalder. “In tale ambito l’accento va però posto maggiormente sull’aiuto multilaterale, rispetto a quello bilaterale”.

“È sicuramente buona cosa se tutti vedono che una scuola o un ospedale è stato costruito dalla Svizzera”, prosegue la deputata liberale radicale. “Ma altrettanto importante è la via multilaterale, ad esempio, la partecipazione alla Banca mondiale: in tal modo, la Svizzera può dimostrare di essere un partner solidale e creare alleanze che le serviranno in altri ambiti”.

Il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) realizza e coordina la politica estera svizzera per conto del Consiglio federale.

Le attività dell’DFAE si basano sui 5 obiettivi di politica estera, così come definiti nella Costituzione federale:

Convivenza pacifica tra i popoli

 

Rispetto dei diritti dell’uomo e promozione della democrazia

 

Tutela degli interessi dell’economia svizzera all’estero

 

Aiuto alle popolazioni nel bisogno e lotta contro la povertà nel mondo

 

Salvaguardia delle basi naturali della vita

Il DFAE è costituito dalla centrale di Berna e da più di 300 rappresentanze all’estero (ambasciate, missioni, consolati, uffici di collegamento e di coordinamento).

Traduzione di Armando Mombelli

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