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L’UDC ringrazia la crisi migranti, ora l’economia aspetta risposte

Immagini che hanno toccato e preoccupato gli svizzeri tvsvizzera

di Gino Ceschina

L’ha detto chiaro e tondo il presidente dell’Unione Democratica di Centro Toni Brunner in tv ieri sera: “Abbiamo 100’000 persone che ogni anno entrano in Svizzera. Abbiamo vinto perché proponiamo delle risposte a questo problema.” Semplice e chiaro. La chiave di volta delle elezioni svizzere è stata la crisi dei migranti. Le immagini delle colonne di disperati alle frontiere hanno toccato e spaventato l’elettore e la sua risposta è stata quella di favorire il partito che maggiormente ha espresso attenzione a questo tema.

Primi a farne le spese: la sinistra e, in particolare, i due partiti ambientalisti (Verdi e Verdi liberali) movimenti che esprimono ideologie in crisi un po’ in tutta Europa, probabilmente perché sul tema ecologico si sono ormai attrezzati anche molti altri partiti (in Svizzera soprattutto PS, ma anche PPD e PBD). E forse anche perché l’immigrazione spaventa più dell’inquinamento, almeno in questo ottobre 2015.

Ora il partito di maggioranza relativa sfiora il 30% dei voti, ma soprattutto, con il +2.8% di ieri conquista ben 11 seggi in più nel Consiglio Nazionale, dove la destra (UDC e alleati, più Liberali-radicali) avrà la maggioranza assoluta.

Difficile a questo punto pensare che il 9 dicembre al partito di destra non venga riconosciuto il secondo consigliere federale che – numericamente – meriterebbe dal 2007, quando – pur di non eleggere Cristoph Blocher – gli altri partiti scelsero Evelyne Widmer-Schlupf, con conseguente scissione di parte del partito e nascita del Partito Borghese democratico (PBD). Partito quest’ultimo che ieri –almeno a livello di seggi- ha tenuto: Widmer Schlumpf da questo punto di vista potrebbe quindi pure ricandidarsi per un terzo mandato, ma stavolta rischierebbe veramente l’onta di non essere rieletta dall’Assemblea federale sebbene i numeri, agli Stati, siano diversi rispetto al Nazionale.

Widmer-Schlumpf potrebbe dunque non ripresentarsi. Se lo facesse (o se non venisse rieletta) verrà meno l’anomalia che vede il partito di maggioranza relativa avere meno ministri di liberali e socialisti. E allo stesso tempo, verosimilmente, traballerà un’altra anomalia, quella che vede la stessa UDC, che è comunque al governo, fare opposizione su tutta una serie di temi.

In altre parole, l’UDC sarà chiamata a rispondere con i fatti ai temi da lei stessa sollevati: no all’immigrazione, no all’U.E., linea dura sugli accordi bilaterali con Bruxelles.

E se il tema da copertina resterà probabilmente ancora a lungo l’immigrazione, quello di fondo, meno popolare ma sicuramente più incisivo per la vita dei cittadini, sarà quello economico, con la piazza finanziaria elvetica ancora incerta dopo i colpi inferti al segreto bancario e con poche certezze relativamente alla sua posizione nei confronti dell’Europa.

Gino Ceschina

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