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L’ONG italiana Emergency sbarca in Svizzera

Emergency, associazione che offre cure medico-chirurgiche gratuite e di elevata qualità. esz.ch

Emergency Svizzera è nata dall'esperienza dei volontari del canton Ticino. L'organizzazione intende diffondere la cultura di pace e solidarietà anche nel territorio elvetico. Intervista.

È stata presentata di recente. Il suo nome è “Emergency – Life Support for the Victims of War, Landmines and Poverty – CH” ed è un ramo elvetico della ONG fondata nel 1994 da Gino Strada e da sua moglie Teresa Sarti.

L’organizzazione ha visto la luce grazie all’impegno di alcuni volontari ticinesi che dal 2005 hanno coinvolto sempre più cittadini svizzeri. swissinfo.ch ha intervistato la presidente di Emergency e di Emergency Svizzera, Cecilia Strada, per conoscerne gli obiettivi e le strategie.

swissinfo.ch: Come nasce l’idea di Emergency in Svizzera?

Cecilia Strada: L’idea nasce dall’esperienza dei volontari del canton Ticino, dal desiderio di potenziare l’attività dei volontari e di espandere l’attività di Emergency oltre Chiasso per uno sforzo di diffusione della cultura di pace, uno dei nostri mandati statutari. E poi per potenziare tutte le attività collaterali: ad esempio, il reclutamento di personale sanitario e la raccolta fondi dei nostri progetti. Trasformare il gruppo di volontari esistente in un’associazione ci permette di espandere le nostre attività oltre che di godere dei benefici di legge, come la deducibilità fiscale, molto importante per invogliare i donatori a sostenere Emergency.

swissinfo.ch: Quali obiettivi vi ponete?

C.S.: Principalmente la diffusione di una cultura di pace, il reclutamento di personale specializzato in Svizzera e la raccolta fondi per i progetti.

swissinfo.ch: A proposito di personale, nei vostri progetti avete già impiegato cooperanti svizzeri?

C.S.: Sì, un cittadino svizzero di origine serba ha lavorato con noi per tantissimi anni in Afghanistan. Anche un’infermiera di cardiochirurgia italiana immigrata in Svizzera da tanti anni ha collaborato con noi a Karthoum nel nostro centro Salam.

swissinfo.ch: Come vi ha accolto il governo svizzero e la popolazione? Come sono i rapporti che avete instaurato con loro?

C.S.: L’accoglienza dei cittadini in Ticino è molto buona. Abbiamo ottenuto tutti gli adempimenti di legge. Siamo rimasti piacevolmente colpiti dalla velocità e dalla semplicità della burocrazia che ci ha permesso di ottenere l’esenzione fiscale.

swissinfo.ch: La scelta di aprire una sede di Emergency in Svizzera è solo una questione di vicinanza geografica tra Milano, Lugano e Bellinzona oppure è stata anche influenzata dalla neutralità svizzera?

C.S.: No, in realtà è la naturale evoluzione dell’impegno dei volontari del Ticino. Hanno voluto accrescere il loro impegno e quindi abbiamo deciso di costituire Emergency Svizzera.

swissinfo.ch: Prevedete di dare vita ad una struttura capillare con sedi e volontari in tutta la Svizzera?

C.S.: L’idea è quella di stabilizzare la situazione nella Svizzera italiana e poi, forti di questo, aprirci agli altri cantoni.

swissinfo.ch: Il vostro lavoro prevede anche la lotta contro tutte le  forme di razzismo e discriminazione contro gli stranieri. Pensate che anche in Svizzera ci sia bisogno del vostro intervento su questo tema?

C.S.: Io penso che in tutta Europa ci sia bisogno di parlare di razzismo, di esclusione, di inclusione. Penso che tutta l’Europa debba ragionare su quali politiche adottare e su come sta trattando gli stranieri.

È infatti una contraddizione vedere nello straniero il nemico, suscitando paura nella popolazione. Agli stranieri, infatti, affidiamo ciò che ci è più caro: i nostri figli, i nostri anziani, diamo loro le chiavi di casa. Io credo che questo atteggiamento sia in realtà molto legato a come stanno i cittadini, a qual è il livello di tutela, il livello delle pensioni, l’insoddisfazione. Il razzismo è inversamente proporzionale al livello di soddisfazione della gente.

swissinfo.ch: In Italia, come si sa, tutto è diviso tra destra e sinistra. Voi siete considerati un’organizzazione di sinistra. Come vi considera invece la Svizzera?

C.S.: Io non conosco così bene la percezione degli svizzeri nei nostri confronti. Per quanto riguarda l’Italia, la verità è che noi abbiamo difficoltà con i partiti e che invece siamo sostenuti dai cittadini che votano per chiunque.

Siamo apartitici, ma non apolitici. Il nostro lavoro ha un contenuto politico, per esempio, quando diciamo che la sanità deve essere gratuita, aperta a tutti ed eccellente. Nel momento in cui diciamo che la guerra è uno strumento che non funziona, stiamo facendo politica con la P maiuscola e in maniera trasversale. Spero che in Svizzera saremo percepiti come gente che cura bene, gratis e senza distinzione chi ha bisogno.

swissinfo.ch: Cosa vuol dire per te e per voi lavorare per dar risposte ai bisogni?

C.S.: È un onore e una responsabilità e spero di guadagnarmi la fiducia che mi hanno accordato. Il mio, il nostro è il lavoro più bello del mondo. Che paradossalmente tutti noi vorremmo non fare. Ma fintanto che ci sono questi bisogni, dar risposte a queste necessità è il lavoro più bello del mondo.

Nasce dall’esperienza del gruppo di volontari del canton Ticino formatosi nel 2005 che in cinque anni di attività ha saputo coinvolgere e interessare sempre di più i cittadini svizzeri.


L’obiettivo è di promuovere una cultura di pace, solidarietà e rispetto dei diritti umani, con incontri pubblici e nelle scuole. Emergency Ticino intende inoltre creare altri gruppi di volontari nei diversi cantoni e cercare personale sanitario svizzero disponibile a partecipare alle missioni umanitarie di Emergency.

Il comitato direttivo di Emergency Svizzera è composto da Cecilia Strada, presidente di Emergency e Emergency Svizzera, Alessandro Bertani, Claudio Gatti, Giovanni Hoepli, Ferdinando Lehmann, Cristina Martini e Francesco Staffiero.

È una ONG italiana fondata a Milano nel 1994 da Gino Strada, Teresa Sarti e Carlo Garbagnati con lo scopo di offrire cure medico-chirurgiche gratuite e di elevata qualità alle vittime delle guerre, delle mine antiuomo e della povertà.

In questi anni di attività, Emergency ha portato aiuto a più di 4’400’000 persone in 15 paesi. Ha costruito ospedali, centri medici, ortopedici e pediatrici.

Oltre all’attività medica, Emergency è da sempre impegnata nella promozione di una cultura di pace, solidarietà e rispetto dei diritti umani.

Nel 2009 ha raccolto 25 milioni di euro grazie soprattutto alle sottoscrizioni di privati. Il contributo delle autorità pubbliche dei paesi dove Emergency opera ha raggiunto il 13% del totale (soprattutto grazie ai contributi al Centro Salam di Khartoum) mentre i restanti contributi provengono da fondazioni, aziende, enti pubblici locali, altri enti.

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