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L’omaggio del Ticino all’architettura

Apollo sul carro solare, dettaglio dell'affresco nell'aula magna dell'Accademia di San Pietroburgo swissinfo.ch

Dalla Svizzera italiana arriva a San Pietroburgo un appello per un’architettura cosciente e matura.

Con un dono e la firma di un accordo universitario, il Ticino ha dimostrato la sua volontà di essere presente a livello internazionale con un’offerta di alto livello.

«Per rispondere alla trasformazione del moderno bisogna partire dalla tradizione umanistica», ha affermato lunedì a San Pietroburgo Mario Botta. Sopra le teste dei numerosi convenuti agli «Swiss Days», nella classicistica aula magna dell’Accademia delle belle arti, le muse e Apollo hanno offerto una cornice perfetta all’appello dell’architetto ticinese.

Nel secondo giorno della visita ufficiale della Svizzera alla città che compie 300 anni, è stato infatti firmato un protocollo di collaborazione fra l’Accademia d’architettura di Mendrisio, fondata nel 1996 proprio da Mario Botta, e l’omologa istituzione di San Pietroburgo.

Accordo di collaborazione

Il traguardo dell’intesa è rafforzare le relazioni, anche attraverso lo scambio di studenti. A Mendrisio verranno per questo assegnati annualmente delle borse di studio per futuri architetti provenienti dalla città sulla Neva.

Per la facoltà dell’Università della Svizzera italiana si tratta di un nuovo riconoscimento che rafforza la sua posizione a livello internazionale. E per i suoi rappresentanti è una conferma del bontà del corso di studi, voluto consapevolmente diverso – come ha ricordato ancora Botta – da quello proposto da molti politecnici, spesso schiavi della tecnica.

Per San Pietroburgo è invece l’occasione di fare un nuovo passo verso l’apertura; un ritorno alla vocazione internazionale voluta nel 1703 dal suo fondatore, lo zar Pietro il Grande.

Omaggio alla cultura architettonica

Ma la giornata ticinese ha anche ricordato che gli scambi fra la città e la Svizzera meridionale sono di lunga data: nel Settecento e Ottocento moltissimi architetti, scultori e capomastri hanno lasciato il Ticino alla volta di San Pietroburgo. Primo fra tutti Domenico Trezzini, urbanista e costruttore di fiducia dello zar, a cui è dedicata la piazza davanti all’Accademia delle belle arti.

E proprio a questa ricca tradizione italiana e ticinese è dedicato un progetto di ricerca che l’Archivio del moderno dell’Accademia di Mendrisio segue da alcuni anni in collaborazione con numerose istituzioni russe.

Il risultato sarà un’esposizione di respiro internazionale, prevista in autunno al Museo d’arte di Lugano e nella primavera prossima all’Eremitage, l’ex Palazzo d’inverno degli zar e sede di uno dei più famosi musei al mondo.

L’esposizione – posta sotto il motto «dal mito al progetto» – offrirà una panoramica su significati, stili e personaggi che hanno segnato lo sviluppo della città durante il regno di Caterina II.

Il futuro da costruire

Ma San Pietroburgo ha anche un presente da amministrare. La nuova Russia vive infatti un fulminante boom edilizio che ridisegna i volti delle città. La sfida per l’architettura è dunque importante.

I delegati russi presenti, fra cui il capo architetto della città Kharchenko, hanno ricordato all’unisono la volontà di fare bene, di salvaguardare il patrimonio e di gestire coscientemente lo sviluppo; anche con il sostegno dell’Accademia ticinese.

Non sembra dunque cadere nel vuoto l’appello di Mario Botta che auspica una «necessaria consapevolezza» degli architetti chiamati ad intervenire sul territorio. Un primo esempio eccellente – oltre al ripristino di innumerevoli edifici storici promosso negli ultimi anni – è il concorso per l’ampliamento del più importante teatro della città, il Marinskij.

Nuovi simboli per la città

Per la realizzazione di una nuova sala per oltre 2’500 persone sono stati chiamati nove importanti architetti di fama internazionale. La volontà esplicita è quella di creare un nuovo simbolo della città che si inserisca nel classicismo della struttura urbana, ma che nel contempo se ne distanzi.

Anche Mario Botta ha partecipato, ma la giuria ha selezionato la proposta dell’architetto francese Dominique Perrault, autore della Biblioteca nazionale di Parigi. Botta non si ritiene comunque sconfitto: il concorso internazionale è per lui il miglior segno di una nuova consapevolezza architettonica e un ritorno all’internazionalità storica della città.

E, simbolicamente, il Ticino accompagna i lavori lasciando sulla piazza dedicata al compatriota più famoso, Domenico Trezzini, una statua in bronzo dello scultore Nag Arnoldi.

swissinfo, Daniele Papacella e Jean-Didier Revoin, San Pietroburgo

Nella giornata di lunedì degli «Swiss Days» è stato siglato un protocollo di collaborazione fra l’Accademia d’architettura di Mendrisio e l’Accademia delle belle arti di San Pietroburgo.
Non ha invece avuto fortuna l’architetto ticinese Mario Botta: al suo progetto per l’ampliamento del Teatro Marinskij è stato preferito quello dell’architetto francese Dominique Perrault.
Il Ticino ha offerto un omaggio alla città festeggiata: una statua in bronzo di Nag Arnoldi

Dopo il concerto dell’Orchestra della Svizzera italiana di domenica, l’esposizione dello scultore ticinese Nag Arnoldi – aperta all’Accademia delle Belle Arti – ha segnato la seconda giornata degli «Swiss Days» a San Pietroburgo.

Per l’architetto Mario Botta è stata l’occasione di firmare un protocollo di collaborazione fra l’Accademia di architettura di Mendrisio e l’Accademia delle belle arti di San Pietroburgo.

In un solo punto la gioia era turbata: il progetto di Botta per l’ampliamento del Teatro Marinskij non è stato accolto dalla giuria internazionale che ha valutato le nove proposte commissionate.

Il verdetto è stato pubblicato sabato: autore della Biblioteca nazionale francese a Parigi, l’architetto francese Dominique Perrault, ha ottenuto l’incarico.

Rivale del Bolchoi di Mosca, il Marinskij ha conquistato nell’ultimo decennio la fama di miglior teatro russo, grazie alla direzione artistica di Valeri Guerguiev.

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