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L’Italia a un mese dall’emergenza

Un manifesto con una ragazza che si metta una mascherina tricolore con la scritta Insieme, senza paura.
A un mese di distanza dall'esplosione dell'emergenza Coronavirus, i contagi non accennano a diminuire. Keystone / Ciro Fusco

In Italia nel giorno più duro dall'inizio dell'emergenza, con 627 nuove vittime in 24 ore, il governo dà un ulteriore giro di vite alle misure restrittive adottate ormai due settimane fa in tutta Italia per tentare di contenere la diffusione del coronavirus: chiusi da sabato parchi, ville storiche, aree giochi per bambini e giardini pubblici, sport consentito ma solo vicino casa, stop a qualsiasi attività ludica e ricreativa all'aperto.

È il bollettino di guerra quotidiano ad aver impresso un’accelerazione alle scelte dell’esecutivo, che avrebbe voluto attendere almeno il week end – domenica scadono infatti le due settimane indicate dagli scienziati per vedere se i provvedimenti adottati abbiano prodotto gli effetti sperati – prima di intervenire di nuovo. 

I numeri sono ormai impressionanti: nelle ultime 48 ore si sono ammalate 9.150 persone e le vittime sono state oltre mille. In tutto il paese – sono i numeri di venerdì in serata – ci sono 37.860 uomini, donne e bambini con il virus, 2.655 dei quali in terapia intensiva. Ma non solo: 3.359 malati, poco meno del 10% sono medici; da giovedì sono aumentati di 659 unità. E c’è poi una valutazione ‘politica’ che ha pesato sulle decisioni: diverse Regioni si erano mosse e continuano a muoversi autonomamente, predisponendo misure in ordine sparso. 

Una confusione che non aiuta certo in un momento già complesso. Lo ha sottolineato anche il ministro per le Autonomie Francesco Boccia annunciando che è on line il bando per reclutare 300 medici da mandare nelle regioni più colpite e che già diverse decine hanno dato la loro disponibilità: “le ordinanze, se non sono omogeneizzate con le indicazioni dello Stato, non vanno fatte. Bisogna aspettare il governo, che dal primo momento sta lavorando per omogeneizzare sempre più le misure”.

Nella nuova stretta non rientra invece una riduzione dell’orario dei supermercati o la chiusura di quelli nei centri commerciali, ipotizzata in un primo momento e criticata da Matteo Renzi. Si è valutato che chiudere negozi di prima necessità o ridurne l’orario avrebbe provocato maggiori assembramenti durante gli altri giorni e, quindi, avrebbe avuto un effetto controproducente. Verranno invece chiusi i negozi di alimenti e bevande in stazioni e porti e nelle aree di servizio ad eccezione di quelle sulle autostrade.

Sentiamo a un mese dall’emergenza il nostro corrispondente da Roma:

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Ancora nessun inasprimento per chi viola i divieti

Il governo non ha invece previsto per il momento un inasprimento delle sanzioni per chi viola i divieti, anche se nelle ultime 24 ore sono state denunciate 9.600 persone, il nuovo record dall’entrata in vigore delle misure. Ma su questo insiste il capo della Polizia Franco Gabrielli e non è escluso che si interverrà nei prossimi giorni: l’articolo 650 del codice penale, quello che introduce le sanzioni per chi viola le misure di contenimento previste dai decreti governativi, dice, “in questo momento è assolutamente insufficiente”, servono “sanzioni più efficaci. Le cose che stiamo vedendo ci consegnano un paese in parte attento e rispettoso, che fa sacrifici, e in parte che vive una seconda vita, una condizione di assoluta spensieratezza che è ingiuriosa nei confronti dei medici, degli infermieri e di chi sta conducendo una battaglia contro la morte”.

Un po’ di speranza

L’unica notizia che lascia un po’ di speranza è che al centrosud per il momento i contagi sono contenuti. Non c’è dunque una crescita esponenziale. “Le misure di contenimento iniziano a funzionare – dice ancora Bernabei – non è accaduto qualcosa di paragonabile a quanto successo al centronord”. Non è poco, nella guerra quotidiana.

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