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L’Istituto svizzero di Roma in festa

Villa Maraini, sede dell'Istituto svizzero di Roma. In primo piano: la dépendance ristrutturata swissinfo.ch

Un nuovo corso, nuove ambizioni e due ministri della cultura – lo svizzero Couchepin e l'italiano Buttiglione – per l'inaugurazione ufficiale del 20 ottobre.

Attraverso nuove strategie, l’Istituto svizzero di Roma vuole diventare il centro di diffusione della cultura e della scienza elvetica in Italia.

L’Istituto svizzero di Roma (ISR), con un nuovo assetto organizzativo e molte ambizioni, riparte per affermarsi quale fulcro scientifico-culturale della Svizzera in Italia. Una scelta, quella di Pro-Helvetia e della Confederazione che non è casuale.

«Questa nuova strategia è sicuramente il segno dei tempi», dice a swissinfo Domenico Lucchini direttore culturale dell’ISR. «Quando si è pensato a questa nuova formula, si è sicuramente pensato ai nuovi criteri di gestione manageriale che puntano proprio agli intrecci interdisciplinari e alla professionalità».

«Oggi, con il nuovo assetto, siamo sicuramente in grado di assicurare questa professionalità, con l’ambizione di imporre l’istituto romano come il più importante centro svizzero all’estero per la promozione culturale e scientifica».

Preparativi

Mercoledì 19 ottobre: sono ore febbrili, all’Istituto, si approntano gli ultimi ritocchi. Si verificano gli ultimi dettagli. L’inaugurazione del nuovo corso, che toccherà il suo culmine il 20 ottobre con la conferenza stampa congiunta del consigliere federale Pascal Couchpin e del ministro della cultura italiano Rocco Buttiglione, è un momento di svolta fondamentale da un punto di vista gestionale ma anche infrastrutturale.

«Da quella che per anni è stata la dépendance di Villa Maraini-Sommaruga» dice ancora Lucchini, «è stata ricavata, dall’architetto Michel Burckhard, la nuova sede culturale dell’Istituto. Nella palazzina di tre piani, rivestita di travertino bianchissimo, trovano posto 5 atelier e 4 appartamenti per i membri residenti. Ma è soprattutto la sala multimediale – che potrà accogliere esposizioni, concerti, spettacoli teatrali – ad essere il pezzo forte della nuova infrastruttura».

Verso la gente

A differenza di un tempo, la presenza svizzera a Roma, non si accontenterà però di ritagliarsi uno spazio esclusivo e forse un po’ elitario entro le mura dell’Istituto, anzi, l’intento è ben altro.

«Si è partiti dal presupposto che andava data più accessibilità, più permeabilità all’Istituto verso la città, la regione, contemplando collaborazioni dirette con istituzioni e manifestazioni già operanti sul territorio florido della cultura romana. Certamente continueremo a proporre molte attività intra muros, ma si punterà anche al dialogo continuo con la città e i suoi promotori culturali».

Uno dei tasselli di questa permeabilità e anche l’apertura al pubblico della rinnovata biblioteca, (40 mila volumi) che annovera importanti opere di archeologia, storia, storia dell’arte, filologia e una sezione specializzata in letteratura svizzera.

Non solo al nord

Insomma, un futuro di grandi ambizioni. Il centro romano è destinato a diventare il quartier generale dell’attività scientifica e culturale svizzera in Italia, togliendo, forse, un po’ di visibilità agli altri due poli culturali, Milano e Venezia.

«Ha senso solo fino a un certo punto continuare a proporre la nostra cultura solo al nord. La sfida è proprio quella di farci conoscere altrove. Spostare il baricentro su Roma è strategicamente più interessante, più intelligente. Questo permette un irradiamento della nostra presenza dal centro della nazione verso tutte le regioni italiane non ultime quelle del sud che sono peraltro molto ricettive».

La strategia è dunque quella di portare la Svizzera, anche dove non è ancora conosciuta. Ma la novità risiede anche nell’effetto sinergico fra cultura e scienza. Un percorso comune delle due discipline voluto da Pro Helvetia e Confederazione, che piace parecchio anche all’altro condirettore dell’Istituto svizzero di Roma, il professor Christoph Riedweg.

«Cultura e scienza sono inscindibili. Con lo sviluppo delle scienze umanistiche e sociali, questo legame è diventato ancora più evidente. Anche la scienza ha il suo fondamento estetico. La scienza non esisterebbe senza la cultura. Quindi il percorso che stiamo lanciando qui a Roma è assolutamente logico», afferma Riedweg.

Ricerca

L’ISR, secondo gli intendimenti dei promotori, dovrebbe diventare anche la piattaforma per promuovere la ricerca svizzera in Italia.

«Una ricerca, dice ancora Riedweg, «se di qualità, s’internazionalizza naturalmente. La grande opportunità che abbiamo noi qui a Roma è invece quella di rafforzare i contatti, le conoscenze fra le istituzioni che qui operano. Non solo le università italiane ma anche i centri esteri. L’obiettivo dell’ISR, è quello di diventare la finestra della ricerca svizzera in Italia».

swissinfo, Paolo Bertossa, Roma

Villa Maraini, sede dell’Istituto svizzero di Roma (ISR), è situata nelle vicinanze di Via Veneto e di Piazza di Spagna. È stata regalata alla Confederazione nel 1946.
Accoglie, in genere per un anno, giovani artisti e studiosi che soggiornano a Roma.
Il centro è diretto da Domenico Lucchini (responsabile culturale) e dal professor Christoph Riedweg (responsabile scientifico e amministrativo).

L’Istituto svizzero di Roma è stato recentemente potenziato: più scienza, più cultura e nuovi spazi a disposizione ottenuti con la ristrutturazione della dépendance di Villa Maraini, sede dell’Istituto.

Il nuovo corso è stato inaugurato con diverse manifestazioni (performances artistiche, concerti ma anche incontri scientifici). La cerimonia ufficiale è stata fissata per il 20 ottobre 2005.

Gli interventi del consigliere federale Pascal Couchepin e del ministro italiano della cultura Rocco Buttiglione, dimostrano che le istituzioni ci sono e vogliono essere partecipi del progetto, innovativo e ambizioso.

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