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L’influenza A(H1N1) e il dilemma del vaccino

La vaccinazione è stata un'arma anche contro l'influenza asiatica del 1957 Keystone

Vaccinarsi sì o no? Mentre la popolazione elvetica e di tutta Europa si prepara al picco pandemico di influenza A(H1N1), si moltiplicano gli interrogativi sul corretto modo di agire e sulla reale efficacia del vaccino.

La prima ondata è attesa per settembre. Finora i casi confermati di influenza A(H1N1) in Svizzera sono circa un migliaio. Stando alle stime, nel mese prossimo si potrebbero ammalare 400’000 persone in una sola settimana.

Per scongiurare danni troppo importanti all’economia, il governo non ha indugiato: 13 milioni le dosi di vaccino (per un valore di 84 milioni di franchi) ordinate alle case farmaceutiche Glaxo-SmithKline e Novartis. Un “arsenale” biologico non indifferente, considerato che l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) prevede al massimo due milioni di contagi…

«13 milioni di dosi permetterebbero di vaccinare tutta la popolazione due volte contro un virus diventato molto virulento o resistente agli antivirali», spiega a swissinfo.ch Claire-Anne Siegrist, presidente della Commissione federale per le vaccinazioni (CFV). «Questo scenario, che temevamo nel maggio 2009, non è fortunatamente più d’attualità».

«I virus influenzali – prosegue – sono noti per le continue mutazioni e per il loro modo di colpire in ondate successive: la stima di due milioni di ammalati concerne soltanto la prima ondata del 2009».

Ogni cantone il suo vaccino

La Svizzera, conferma Glaxo-SmithKline, è stata tra i primi Stati a reagire. Sarà quindi inclusa nella lista dei circa dieci paesi che riceveranno il vaccino per primi.

Nell’attesa della consegna – prevista per ottobre, quindi in ritardo sul primo picco influenzale – il vaccino contro l’influenza solleva importanti interrogativi: sulla sua efficacia, sui rischi e sulla possibilità di renderlo obbligatorio.

«L’Organizzazione mondiale della sanità – ci dice Siegrist – ha esclusivamente un ruolo di consigliere. Non può perciò obbligare uno Stato a procedere secondo le sue raccomandazioni».

«Di fronte a una minaccia estremamente grave – aggiunge la pediatra – le basi legali vigenti in diversi paesi potrebbero però condurre a una vaccinazione obbligatoria».

In Svizzera non vi è alcuna legislazione nazionale che obbliga il cittadino a vaccinarsi contro una data malattia. La legge sulle epidemie conferisce ampie competenze ai cantoni, i quali sono liberi di definire la loro strategia contro le malattie trasmissibili. A Friburgo, Ginevra e Neuchâtel, è ad esempio obbligatorio vaccinarsi contro la difterite.

Meglio informare

«Uno Stato può obbligare la sua popolazione a farsi vaccinare soltanto se tale misura è dettata da un interesse pubblico e se rispetta il principio della proporzionalità: il provvedimento deve essere adeguato e necessario per raggiungere l’obiettivo prefissato», puntualizza Dominique Manai-Wehrli, esperta di diritto biomedico all’Università di Ginevra.

Una società privata, aggiunge, non può invece forzare i suoi impiegati: «Sarebbe contrario alla libertà personale».

In generale, osserva la presidente della CFV, l’obbligo vaccinale è un cattivo modo per proteggere la popolazione, siccome conduce molta gente ad opporsi soltanto perché si tratta di un’imposizione. «Meglio informare, spiegare e lasciare che ognuno scelga i rischi che vuole correre per sé stesso, la sua famiglia e gli amici».

Un obbligo solleverebbe poi problemi di applicazione. «Come controllare che la vaccinazione è stata eseguita? Chi sorveglierebbe? Non possiamo certo coinvolgere la polizia per far vaccinare la gente che si oppone…», aveva detto qualche mese fa Pierre-Yves Maillard, responsabile della sanità nel canton Vaud, in merito all’introduzione di un vaccino obbligatorio contro il morbillo.

Non bisogna inoltre dimenticare – rileva Anita Petek del gruppo anti-vaccinazioni AEGIS Svizzera – che il vaccino contro l’influenza stagionale suscita forti critiche a causa della sua efficacia. «Il grado di protezione è compreso tra il 10 e il 30%».

Più elevate invece le percentuali riportate dall’UFSP, secondo cui il vaccino anti-influenzale ha un’efficacia del 30-50% negli ultracinquantenni e del 70-90% in bambini e adulti.

Effetti secondari

A dividere gli immunologi sono invece gli effetti collaterali. «Non esistono studi sulle complicazioni a lungo termine dei vaccini influenzali», ritiene Peter Mattmann, medico generalista lucernese specializzato in omeopatia.

«Quando un paziente si reca dal dottore – ha indicato Mattmann in un’intervista al Tages Anzeiger – nessuno gli chiede se in passato si è fatto vaccinare. Per questo motivo le connessioni non vengono alla luce. La nostra società sottovaluta i rischi del vaccino».

Non è vero che non sappiamo nulla sugli effetti a lungo termine, ribatte sullo stesso giornale Marco Rossi, a capo del reparto di infettivologia e igiene ospedaliera all’Ospedale cantonale di Lucerna. «Negli ultimi 30 anni si sono fatti vaccinare milioni di persone. Le complicazioni gravi sono rare».

Dello stesso avviso l’UFSP, per il quale patologie tipo l’edema, l’asma allergica o lo shock anafilattico insorgono soltanto «molto raramente». «Il rischio di complicazioni gravi dovute a un’influenza – sottolinea l’UFSP – è molto più elevato rispetto alla probabilità di effetti indesiderati gravi legati alla vaccinazione».

Luigi Jorio, swissinfo.ch

L’Italia intende combattere l’influenza A(H1N1) facendo vaccinare in una prima fase il 40% della popolazione. Il vaccino, offerto gratuitamente, non sarà obbligatorio, ma fortemente consigliato.

Percentuali analoghe sono previste anche in Spagna e Germania.

La Gran Bretagna vorrebbe vaccinare sette cittadini su dieci, mentre la Francia non esclude di coinvolgere l’intera popolazione.

Nel mondo potrebbero essere vaccinati dai 300 ai 600 milioni di individui. Secondo gli esperti, quella contro l’influenza H1N1 sarà la campagna di vaccinazione più massiccia della storia dell’umanità.

Alla base del vaccino vi è lo stesso principio di quello utilizzato contro l’influenza stagionale: vengono attivati i globuli bianchi, i quali producono gli anticorpi che in caso d’infezione sono in grado di neutralizzare il virus.

I vaccini omologati sono sottoposti a standard di sicurezza molto elevati. Sul vaccino contro l’influenza A(H1N1) sono stati compiuti i primi esami clinici.

Non appena giungeranno le prime dosi di vaccino, saranno avviati ulteriori studi per verificare la loro sicurezza. Solo in seguito il vaccino potrà essere omologato per l’intera popolazione.

Di norma le vaccinazioni anti-influenzali provocano solo leggeri effetti collaterali (arrossamento nella zona di iniezione, mal di testa, leggera febbre) che spariscono dopo pochi giorni.

Dai dati scientifici finora disponibili risulta che la vaccinazione contro l’influenza stagionale non ha alcun effetto contro l’influenza pandemica (H1N1).

(fonte: Ufficio federale della sanità pubblica)

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