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L’indipendenza al centro delle elezioni parlamentari in Kosovo

La maggioranza albanese del Kosovo rivendica da anni l'indipendenza dalla Serbia Keystone

Lo statuto futuro del Kosovo e le aspettative di indipendenza della maggioranza albanese hanno contrassegnato la campagna per le elezioni parlamentari del 17 novembre.

Secondo il diplomatico svizzero Tim Guldiman, capo della missione dell’Osce nel Kosovo, tra la popolazione albanese emerge una crescente impazienza.

I temi elettorali di politica locale o internazionale non sono stati al centro della campagna per le elezioni parlamentari di sabato. L’attenzione si è concentrata ancora una volta sullo statuto futuro del Kosovo.

La maggioranza albanese della popolazione rivendica da anni l’indipendenza nei confronti della Serbia. Per alcuni sarebbe soltanto il primo passo verso la creazione di una grande nazione albanese, comprendente l’attuale Albania e il Kosovo.

Per il momento, questo obbiettivo non viene pubblicamente espresso da coloro che si battono per l’indipendenza, rileva Tim Guldimann, capo della missione dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce).

“Questa carta potrebbe però venir giocata, nel caso in cui la questione dello statuto del Kosovo dovesse trasformarsi in una lunga vertenza tra i rappresentanti della maggioranza albanese e i loro partner internazionali”, afferma Guldimann.

Operazione più importante

Le elezioni parlamentari sono state organizzate in modo autonomo dalle autorità del Kosovo. Lo scrutinio viene però sostenuto e sorvegliato dall’Osce, incaricata dall’Onu di promuovere il processo di democratizzazione, la creazione di nuove istituzioni e il rispetto dei diritti umani nella regione.

“Queste elezioni costituiscono l’operazione più importante della nostra missione nel corso di quest’anno”, rileva Guldimann.

Il diplomatico svizzero, che ha assunto da ottobre la direzione della missione dell’Ocse a Pristina, svolge tra l’altro l’incarico di sostituto di Joachim Rücker, il capo dell’amministrazione di transizione delle Nazioni unite in Kosovo (Unmik).

Boicottaggio dei serbi

Secondo Guldimann, non vi sono da attendere “grandi difficoltà tecniche” per queste elezioni. Il capo della missione dell’Osce si dice comunque preoccupato per l’appello lanciato da Belgrado in favore di un boicottaggio dello scrutinio.

“La comunità serba ritiene di non essere riuscita a far valere sufficientemente i propri interessi di fronte alla maggioranza albanese nel quadro delle istituzioni del Kosovo”, afferma Guldimann.

Boicottaggi sono da temere soprattutto nelle regioni settentrionali del Kosovo, in cui vivono quasi esclusivamente dei serbi. L’Osce intende comunque fare il possibile per garantire uno svolgimento regolare delle operazioni di voto.

Guldimann si dice piuttosto preoccupato per il periodo successivo alle elezioni. Dopo lo scrutinio rischiano di emergere forti contraddizioni politiche in Kosovo, soprattutto in relazione alla questione dello statuto della regione.

A detta del diplomatico, è difficile prevedere quale sarà l’atteggiamento della comunità serba nei confronti del nuovo governo di Pristina. Vi è da temere un inasprimento della situazione che potrebbe minacciare la stabilità della regione.

Dichiarazione di indipendenza prevedibile

Secondo Guldiman, per l’anno prossimo dobbiamo aspettarci “contrasti politici molto intensi” in Kosovo, ma anche “posizioni alquanto contrastanti” da parte della comunità internazionale sul futuro nella regione.

Al centro delle controversie vi sarà probabilmente la questione dell’indipendenza del Kosovo. Anche se nessuno dei rappresentanti dell’Unmik lo ammette pubblicamente, sembra ormai scontato che la maggioranza albanese proclamerà ancora quest’anno la propria indipendenza.

Su questo tema, Guldiman preferisce mantenere il riserbo. A suo avviso, i dirigenti albanesi compieranno questo passo unilaterale solo se saranno sostenuti in questa direzione dai loro partner internazionali.

Futuro della missione in dubbio

Dalla questione dello statuto del Kosovo dipenderà probabilmente anche il futuro della missione dell’Osce in questa regione. Le decisioni di questa organizzazione devono essere approvate dai 56 Stati membri. La Russia e la Serbia potrebbero quindi opporsi ad un proseguimento della missione internazionale.

Guldimann si mostra piuttosto fiducioso sul futuro della missione dell’Osce. Ma non dispone di alcuna certezza. Il diplomatico svizzero vuole tentare di coinvolgere maggiormente la Russia nelle attività dell’Osce.

“Dobbiamo inoltre conquistare la fiducia di Mosca e di Belgrado, dimostrando che la nostra missione assume una posizione neutrale sulla questione dello statuto del Kosovo”, aggiunge Tim Guldimann.

swissinfo, Norbert Rütsche, Pristina
(traduzione Armando Mombelli)

La provincia del Kosovo, che conta circa 2 milioni di abitanti, appartiene formalmente ancora oggi alla Serbia.

In virtù della risoluzione 1244 dell’Onu, dall’intervento delle forze della Nato nel 1998 questa regione si trova di fatto sotto l’amministrazione delle Nazioni unite.

Il compito di amministrare il Kosovo è stato affidato all’Unmik (United Nations Interim Administration Mission in Kosovo). Il coordinatore di questa missione viene scelto direttamente dal segretario generale dell’ONU.

Attualmente l’Unmik è guidata dal diplomatico tedesco Joachim Rücker.

Il diplomatico svizzero Tim Guldimann svolge dal 1° ottobre la funzione di capo della missione dell’Osce in Kosovo.

Guldimann si trova dal 1982 al servizio del Dipartimento federale degli affari esteri.

Dal 1996 al 1997 ha diretto un gruppo di sostegno dell’Osce in Cecenia. Dal 1997 al 1999 è stato capo della missione dell’Osce in Croazia.

In seguito, fino al 2004, Guldimann ha assunto l’incarico di ambasciatore in Iran.

Dal 2004, prima di riprendere l’attuale mandato in Kosovo, è stato attivo quale docente di scienze politiche all’università di Francoforte, in Germania.

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