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Fornero su Quota 100: i pensionamenti non creano impieghi

Il vicepremier Luigi Di Maio ospite del programma Porta a porta di Bruno Vespa
La riforma di Elsa Fornero "corretta" dal duo Salvini-Di Maio. Keystone

L'ex ministra del Governo Monti, Elsa Fornero, ospite dell'Università della Svizzera italiana, difende la sua riforma delle pensioni e non risparmia critiche alla "politica degli slogan".


“Il governo tecnico non fu non democratico: i partiti avrebbero potuto chiedere nuove elezioni e non solo non lo fecero ma furono contenti di appoggiarlo”.

Lo ha sottolineato la ministra del Lavoro e politiche sociali del governo Monti, autrice di una controversa riforma delle pensioni, che a Lugano ha ripercorso la sua esperienza nell’esecutivo subentrato a Berlusconi nel 2011 in piena emergenza finanziaria. Per l’economista torinese i governi in generale “devono essere politici” e devono avere tecnici che aiutano i politici (“Non avrei accettato di far parte di un governo guidato da un politico, non è il mio lavoro”). Tecnici su cui, beninteso, “far ricadere le colpe” in caso di problemi.

“Non avrei accettato di far parte di un governo guidato da un politico, non è il mio lavoro”

Un paese in emergenza finanziaria nel 2011

L’ex ministra ha rivendicato il lavoro svolto ma non ha nascosto le difficoltà incontrate: “Ho pensato che il paese fosse pronto per imboccare una strada di cambiamento rispetto ai 20 anni precedenti” nei quali la politica si era annodata attorno al binomio berlusconismo e antiberlusconismo. E soprattutto l’Italia, nel novembre 2011, si trovava sull’orlo del baratro. “Avevamo problemi strutturali e una crisi finanziaria che ci imponeva di dare una risposta credibile e rapida”. E la sua contestata riforma delle pensioni “rispondeva a esigenze di lungo periodo e mirava alla credibilità”.

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Un progetto, ha ricordato Elsa Fornero, realizzato in tempi record: “Durante il primo Consiglio dei ministri Monti mi ha detto che dovevo fare la riforma. Gli ho chiesto entro quando? E lui mi ha risposto: due settimane, 20 giorni al massimo”. Un testo che ha sicuramente penalizzato i lavoratori, ritardandone il pensionamento, ma che è stato ritenuto improrogabile alla luce dello stato dei conti pubblici e dell’esplosione degli interessi dei titoli pubblici italiani per effetto della speculazione finanziaria sui mercati internazionali.

Il ministro del precedente governo Giulio Tremonti, spiega Elsa Fornero, “fece passare l’indicizzazione delle pensioni all’aspettativa di vita, introducendola di soppiatto ma rimandandola di tre anni. Io l’ho semplicemente anticipata”. Le nuove regole infatti “devono valere per tutti e da domani” per una questione di equità e chi le rimanda, come avvenuto sistematicamente in passato, denota “mancanza di coraggio politico”. 

La polemica sugli esodati

Una delle maggiori critiche però del suo progetto, su cui partiti come la Lega hanno costruito le loro fortune in campagna elettorale, riguarda gli esodati, la categoria di lavoratori licenziatisi in virtù di un accordo aziendale ma rimasti senza rendita per l’innalzamento repentino dell’età pensionabile. “Questi dati non li aveva nessuno”, precisa l’ex ministra. “La prima stima che mi fu data dall’Inps fu di 50’000 persone e le portammo a 65’000 per avere un certo margine. Chi poteva immaginare che erano 160’000?”.

“C’è una parte importante del paese che non si accontenta degli slogan”

Del resto, precisa Elsa Fornero – alludendo soprattutto alla recente misura governo riguardante “quota centoCollegamento esterno” – “le riforme non sono fatte per difendere il passato ma per cambiare i nostri comportamenti e rendere più livellati gli effetti dei cambiamenti (demografici, economici, della globalizzazione)”. E andrebbe capovolto l’assioma della proposta contenuta nella Legge di bilancio secondo il quale, “per creare un posto di lavoro occorre che uno debba andar via”. Un’ipotesi confutata anche dalle ultime dichiarazioni del presidente dell’Inps Tito Boeri secondo cui il 40 per cento dei futuri beneficiari di quota cento è senza lavoro. 

Ma anche sull’altra misura-bandiera del governo 5S-Lega l’ex ministra del lavoro indirettamente esprime scetticismo. La migliore garanzia per un sistema pensionistico è data infatti da un mercato del lavoro che funziona bene, se viceversa “il mercato lascia ampio spazio agli inattivi (giovani, donne, ultracinquantenni) viene minacciata una parte rilevante del sistema previdenziale”. 

Deficit di comunicazione del Governo Monti

Un ultimo accenno Elsa Fornero lo fa ai problemi di comunicazione dell’attività svolta dal suo governo, all’origine di numerose incomprensioni e del suo ultimo libro “Chi ha paura delle riforme”: “Per noi tecnici era difficile parlare con il popolo, non avevamo il sostegno di partiti o sindacati”.

Dal dibattito politico, rileva la professoressa di economia politica a Torino, è stata cancellata la parola “spiegare” che in Italia è diventata impopolare. Ormai prevale il motto secondo il quale “io ne so quanto te, non spiegarmi niente” e tutte le teorie avanzate dal politico di turno sono parimenti accreditate: “Oggi la politica si fonda su falsità”.

Ma c’è un barlume di speranza in fondo al tunnel: parlando con la gente, anche in regioni apparentemente ostili, “mi accorgo che c’è una parte importante del paese che non si accontenta degli slogan”.   

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