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L’effetto serra si fa sentire

In cima alle Alpi. Gli strumenti di rilevazione della stazione sullo Jungfraujoch sono fra i più sensibili del pianeta (EMPA/Ronny Lorenzo)

Gli scienziati svizzeri lanciano l'allerta: un nuovo tipo di gas a effetto serra attraversa l'atmosfera terrestre e diffondendosi sul pianeta, potrebbe contribuire al riscaldamento climatico.

È grazie a tecnologie d’avanguardia, che gli esperti elvetici sono stati in grado di identificare fino alla lontana Australia le tracce della sostanza.

La nostra storia comincia sullo Jungfraujoch, nelle Alpi bernesi. A circa 3500 metri sul livello del mare, sarebbe lecito aspettarsi che l’aria sia fresca e pulita.

Eppure, una stazione di misuramento abbarbicata sull’altipiano mostra che a cotanta altitudine l’aria è tutt’altro che linda. L’ultimo esempio di inquinamento rilevato: le prime tracce di due cosiddetti “agenti schiumogeni” della famiglia degli idrofluorocarburi (HFC).

Sono i successori dei CFC, o clorofluorocarburi, le sostanze chimiche che attaccano senza pietà lo strato di ozono e che per questo sono state bandite dal Protocollo di Montreal del 1987. I CFC, composti a base di cloro, erano impiegati nei sistemi di refrigerazione e presenti in propellenti e solventi per pulizie ma anche in manufatti industriali in plastica e nei materiali isolanti.

Gli HFC, invece, prodotti a partire dal 2002, dovrebbero avere un impatto minimo sull’inquinamento dell’aria, spiega Martin Vollmer del Laboratorio federale per il collaudo e la ricerca sui materiali di Dübendorf, nei pressi di Zurigo: “Gli HFC sono infinitamente migliori dei CFC perché non contengono cloro né bromo e di conseguenza non minacciano lo strato di ozono”, spiega a swissinfo.

Alla ricerca della fonte

Lo scienziato e i suoi colleghi sono soddisfatti per essere riusciti a rilevare la presenza degli HFC praticamente appena hanno cominciato a diffondersi nell’atmosfera terrestre.

Grazie ad un sistema di misurazione nuovo ed estremamente sensibile, i ricercatori sono oggi in grado di monitorare da vicino l’arrivo di nuove sostanze chimiche, anziché tentare di inseguirne gli effetti come in passato. “Naturalmente sapevamo che era iniziata la produzione degli HFC. Dopo circa un anno, però, abbiamo cominciato a trovarli nell’atmosfera e abbiamo potuto seguirne le tracce mentre si diffondevano nel globo”, racconta Martin Vollmer.

Le sostanze sono state rintracciate, man mano che entravano in circolazione, fino a Cape Grim in Tasmania. Ma il fatto che questo inquinamento si stesse spandendo così palesemente ha semplificato la messa a punto di un modello di osservazione complessivo del suo impatto sull’atmosfera del pianeta. Dall’alto dello Jungfraujoch, gli scienziati sono arrivati a individuare le fonti dell’inquinamento da HFC e per una specifica sostanza sono addirittura riusciti a identificare l’unica fabbrica che la produce, nella Francia orientale.

Indicando un diagramma, Vollmer rivela che un’altra fonte di HFC sembrerebbe trovarsi nella valle italiana del fiume Po. Ma nella regione, nessuno ammette di produrne: “Ho contattato numerose aziende ma tutte hanno negato di essere la fonte dell’inquinamento. È vero che queste specifiche sostanze non rientrano in un catalogo ufficiale, eppure sappiamo da che genere di impianti possono essere generate”, puntualizza Vollmer.

Secondo i produttori, l’impatto dei HFC sull’atmosfera sarebbe in ogni caso trascurabile. Gli scienziati svizzeri ammettono che finora non ci sono stati segnali negativi. Ma mettono in guardia: i problemi potrebbero cominciare da un momento all’altro.

La minaccia del riscaldamento globale

“Si tratta di tipici gas a effetto serra e sappiamo che in genere essi contribuiscono al riscaldamento globale. A seconda di quanto si diffonderanno nell’atmosfera terrestre, anche i HFC nel futuro prossimo potrebbero diventare problematici”, spiega Vollmer.

Per capirne la portata, basti pensare che le due sostanze chimiche identificate dagli scienziati svizzeri provocano un effetto serra da 800 a 1000 volte maggiore di quello causato dal diossido di carbonio. E la quantità di queste due sostanze nell’atmosfera terrestre è costantemente aumentata dal primo misuramento, che fu eseguito nel 2002.

Vollmer non ha dubbi: “Non possiamo definire il loro effetto “trascurabile”, come fanno i produttori. “Perché se sommiamo tutti gli HFC dispersi attualmente nell’atmosfera, potrebbe bastare un decennio affinché arrivino alla quantità di fluorocarburi di prima e seconda generazione. E anche quelli, sono gas a effetto serra”.

swissinfo, Scott Capper, Dübendorf
(traduzione di Serena Tinari)

Gli idrofluorocarburi, o HFC, sono sostanze chimiche sintetizzate in laboratorio. La maggior parte sono state messe a punto come alternativa ad altre riconosciute come dannose per lo strato di ozono. Gli HFC sono impiegati nella fabbricazione di prodotti industriali, commerciali e di largo consumo.

Gli HFC rimangono nell’atmosfera terrestre per un tempo variabile da uno a 260 anni. La maggiorparte delle sostanze chimiche utilizzate dall’industria rimangono invece nell’atmosfera terrestre per meno di quindici anni.

HFC non contengono cloro: sono composti esclusivamente di carbonio, idrogeno e fluoro.

Gli scienziati ritengono che gli HFC abbiano un basso potenziale di impatto sul riscaldamento climatico e non ne sono conosciuti eventuali effetti negativi sullo strato di ozono.

Il fluoro non è di per sé dannoso per l’atmosfera, ma è noto che laddove associato con cloro e bromo può danneggiare lo strato di ozono.

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