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L’educazione per tutti minacciata dalla crisi economica

L'educazione per tutti resta solo una speranza in molti paesi: in alcune regioni dell'Afghanistan, ad esempio, il 70% dei ragazzi non hanno accesso ad una scuola Keystone

Nonostante gli obbiettivi fissati dall'ONU, l'accesso all'educazione per tutti rimane una meta lontana in molte regioni del mondo. È quanto risulta dal Rapporto mondiale sull'educazione 2010 dell'Unesco, secondo il quale la crisi finanziaria rischia di compromettere gli sforzi compiuti negli ultimi anni.

Nell’aprile del 2000 i 164 paesi partecipanti al Forum mondiale dell’educazione tenuto a Dakar, in Senegal, si erano impegnati a garantire un insegnamento di base per tutti entro il 2015.

Questo impegno era stato ribadito pochi mesi dopo dai 191 membri delle Nazioni unite con la firma degli Obbiettivi di sviluppo del millennio, in base ai quali l’educazione primaria universale doveva diventare una delle priorità della comunità internazionale per gli anni seguenti.

“Da allora importanti progressi sono stati effettivamente compiuti. Il tasso di scolarizzazione è migliorato in diversi paesi in via di sviluppo e si è ulteriormente ridotto a livello mondiale il divario tra ragazzi e ragazze per quanto concerne l’accesso all’educazione”, ha indicato martedì Clementina Acedo, presentando a Berna il Rapporto mondiale sull’educazione 2010 elaborato dall’organismo dell’ONU.

“Siamo però ancora lontani dagli obbiettivi fissati nel 2000”, ha deplorato la direttrice dell’Ufficio internazionale dell’educazione dell’Unesco a Ginevra. Ancora oggi oltre 140 milioni di bambini e adolescenti non frequentano nessuna scuola e almeno 750 milioni di adulti, nei due terzi dei casi donne, non sono in grado di leggere e scrivere.

Impegni non rispettati

In molti paesi, i governi hanno trascurato in quest’ultimo decennio il problema dell’educazione, critica il Rapporto 2010 dell’Unesco. E a farne le spese sono soprattutto le minoranze etniche, politiche o religiose: è il caso, ad esempio, della popolazione curda in Turchia, dei contadini somali residenti in Kenia o degli indigeni del Chiapas in Messico.

Nel contempo gli Stati donatori non hanno rispettato gli impegni assunti nel 2000. Il deficit di finanziamento necessario per raggiungere l’obbiettivo di un’educazione per tutti ammonta ad oltre 16 miliardi di franchi all’anno.

Anche la Svizzera non figura tra gli allievi modello, rileva Carlo Santarelli, rappresentante della Rete svizzera educazione e cooperazione internazionale. “La Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) ha giustamente incluso l’educazione tra le 10 priorità della sua azione umanitaria. Finora la Svizzera consacra però solo il 6% dei suoi aiuti bilaterali ai programmi d’insegnamento nei paesi poveri, mentre a livello nazionale i fondi destinati all’educazione corrispondono al 19% delle spese pubbliche”.

Obbiettivi in pericolo

Ora, avverte l’Unesco, la crisi economica scoppiata a livello internazionale, in seguito al tracollo del sistema finanziario, rischia di pregiudicare gli sforzi compiuti negli ultimi anni per garantire a tutti l’accesso all’educazione. Gli effetti della recessione pesano infatti sulla volontà e sulle disponibilità finanziarie sia dei paesi in via di sviluppo che degli Stati donatori.

Non possiamo permettere che una generazione di ragazze e ragazzi venga così privata delle possibilità di accedere all’insegnamento scolastico e di uscire dalla povertà, sottolinea il rapporto, ricordando gli stretti legami che esistono tra educazione e miglioramento delle condizioni di vita.

“L’educazione non è soltanto una finalità e un diritto fondamentale, ma è innanzitutto un mezzo per lottare contro le diverse forme di povertà, materiali e non materiali”, rileva anche Carlo Santarelli. Esistono infatti numerosi studi che dimostrano, ad esempio, l’influsso dell’educazione della madre sulla salute dei suoi figli e sulla riduzione del tasso di fecondità e di mortalità infantile.

“Senza un insegnamento di base di qualità, non possono esservi progressi durevoli nella sanità, nella parità tra uomo e donna, nell’accesso all’impiego, nella sicurezza alimentare, nella democratizzazione e nella capacità di utilizzare le nuove tecnologie dell’informazione”, aggiunge Carlo Santarelli. Proprio il rapido evolvere della società dell’informazione nei paesi industrializzati rischia di aggravare ulteriormente il divario con le popolazioni più povere.

Elemento chiave dello sviluppo

In settembre le Nazioni unite tracceranno un bilancio di quanto si è fatto finora per raggiungere gli Obbiettivi di sviluppo del Millennio e definiranno i settori nei quali i paesi membri dovranno mettere maggiormente l’accento per recuperare il ritardo accumulato negli ultimi anni.

In vista di queste decisioni è assolutamente importante che l’educazione rimanga tra le priorità dei governi e al centro dell’agenda dell’ONU, ritiene Martin Dahinden, direttore della DSC. “Con la salute, l’educazione rappresenta sicuramente uno degli elementi chiave dello sviluppo. Solo se beneficeranno di di una formazione adeguata, le nuove generazioni potranno essere portatrici di cambiamenti nei paesi più poveri”.

La Dichiarazione del Millennio delle Nazioni unite, adottata nel 2000 e sottoscritta da 191 paesi dell’ONU, prevede la realizzazione d otto obbiettivi principali entro il 2015:

Eliminare la povertà estrema e la fame.

Assicurare un’istruzione elementare universale.

Promuovere la parità tra i sessi.

Diminuire la mortalità infantile.

Migliorare la salute materna.

Arginare la diffusione dell’AIDS e di altre grandi malattie.

Garantire la sostenibilità all’ambiente.

Realizzare un partenariato globale per lo sviluppo.

Secondo il Rapporto mondiale sull’educazione 2010 dell’Unesco, ancora oggi 72 milioni di ragazzi e 71 milioni di adolescenti non hanno accesso ad una scuola.

Il numero di ragazzi e adolescenti non scolarizzati è tuttavia diminuito di 33 milioni rispetto al 2000.

Sempre a livello mondiale 759 milioni di adulti non sono capaci di leggere e scrivere. Nei due terzi dei casi si tratta di donne.

I paesi donatori versano attualmente circa 3 miliardi di franchi l’anno per l’aiuto all’educazione nelle regioni più povere del mondo. Per garantire un’educazione per tutti occorrerebbero 16 miliardi di franchi all’anno in più.

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