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Cantieri chiusi? “Il problema sono gli artigiani”

Due intonacatori su un cantiere a Berna
Due intonacatori mantengono le distanze durante la pausa su un cantiere a Berna Keystone / Peter Klaunzer

Caos nel mondo produttivo svizzero, i costruttori invitano a tenere aperti i cantieri ma in alcuni cantoni si sta facendo il contrario mentre Berna per il momento non interviene. Numerose intanto le segnalazioni di violazioni delle norme di protezione sui posti di lavoro. Una testimonianza.

Troppe aziende non rispettano le norme e continuano a far lavorare i dipendenti come niente fosse. Lo denuncia venerdì il sindacato Unia, ricordando che se le imprese non sono in grado di operare in conformità con i requisiti di protezione devono chiudere.

In proposito sono numerose le segnalazioni giunte all’organizzazione dei lavoratori di comportamenti a rischio. La situazione è in continua evoluzione, gli interventi delle autorità si moltiplicano di giorno in giorno ma non sempre in modo coerente e coordinato, probabilmente anche per i limiti, in certi ambiti, del sistema federalista.

L’Ordinanza del governo federale Collegamento esternodi martedì 17 consente la prosecuzione delle attività nelle fabbriche e sui cantieri, a condizione che vengano rispettate le misure di protezioneCollegamento esterno valide per tutti (distanza sociale, norme igieniche rafforzate).

Cantoni avanti in ordine sparso

Nel settore edilizio però si hanno variazioni di tipo regionale. In Ticino dove la situazione pandemica è particolarmente acuta sono gli stessi impresari costruttori, in accordo con le organizzazioni sindacali, che hanno sollecitato il Consiglio di Stato (governo cantonale) a ordinare la chiusura dei cantieri, analogamente a quanto fatto a Ginevra e Friburgo. A sua volta l’esecutivo ha scrittoCollegamento esterno a tutti gli attori economici.

Ma la Ssic, l’associazione che li rappresenta sul piano nazionale, ha accusato Unia di “perseguire politiche sindacali distruttive” contrarie a quanto affermato “in modo inequivocabile” dal governo federale per il quale “le attività nei cantieri devono essere mantenute, laddove possibile”.

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cassa di un supermercato

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La “politica dello struzzo” di parte dell’economia

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L’esperienza reale sul terreno

Visioni scoordinate che si traducono sul terreno in messaggi contraddittori e applicazioni incoerenti, come ci conferma Francesco (nome di fantasia noto alla redazione), titolare di una società di direzione lavori nel Locarnese (Canton Ticino): “La situazione è complicata e contraddittoria, la sezione cantonale della Ssic ha raccomandato ai suoi associati di sospendere ogni attività e di imprese che lavorano non ne ho viste negli scorsi giorni. Il problema sono però gli artigiani”.

In che senso? “Ho avuto modo di vedere ad esempio che lunedì scorso, in una casa in corso di ristrutturazione ad Ascona, pittori, falegnami, elettricisti e altri artigiani erano tutti presenti all’interno dell’edificio a svolgere normalmente le loro mansioni”.

“Negli scorsi giorni poi ho incontrato per una consulenza due clienti vicino a Locarno : mentre parlavo con loro a debita distanza è arrivato il furgone di una ditta di carpenteria dalla Svizzera tedesca con gli operai che indossavano la mascherina ma erano seduti uno di fianco all’altro. Dalle informazioni che ho i cantieri in Ticino sono effettivamente chiusi ma molti artigiani continuano a lavorare. Io stesso ho ricevuto diverse richieste da parte loro in tal senso nelle sedi dove abbiamo sospeso l’attività”.

Aggiornamento

Sabato 21 marzo il Governo cantonale ticinese ha decretato la cessazione di tutte le attività nei cantieri, “fatti salvo i lavori necessari per la messa in sicurezza dei luoghi di lavoro”

Non c’è chiarezza e tutto viene in definitiva lasciato al giudizio dei singoli, lamenta sempre il direttore dei lavori. “La società degli impresari costruttori non può obbligare i suoi associati a chiudere e il governo non ha detto di stare a casa ma si è limitato a raccomandare, dove è possibile, il telelavoro. Ma per la maggior parte delle professioni nell’edilizia questo è impossibile, quindi ognuno decide secondo coscienza”. 

Si prospetta un’ondata di fallimenti

Ma la questione evidentemente non si limita all’ambito sanitario, per gli operatori del ramo edile si prospettano mesi difficilissimi dal profilo economico. Ce lo conferma sempre Francesco: “Il cantiere che stavo dirigendo è bloccato e i due che avrei dovuto iniziare nelle prossime settimane sono rimandati a tempo indeterminato. Questo significa che finché non passerà l’emergenza non avrò più entrate. La situazione degli autonomi è molto pesante e per molti la sopravvivenza è a rischio”.

Ma non ci sono gli aiuti promessi dal governo in auto all’economia? “Se hai una società come le Sagl o sei dipendente forse ce la puoi fare ma per le ditte individuali al momento non sono previsti sostegni di sorta. Dal profilo economico sarà una strage, non si conteranno i fallimenti”. Anche perché “se questa situazione si protrarrà per due o tre mesi non sarà più possibile coprire i passivi e salta il banco. Basta infatti che uno non paghi il dovuto che tutta la filiera ne risente. Recentemente ho emesso due fatture a clienti che solitamente adempiono nel giro di una settimana ma al momento non ho incassato nulla”.

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