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L’assicurazione malattia, un malato cronico paralizzato

"Nessun miracolo, ma la discussione ha permesso di mettere a fuoco la complessità del problema", ha dichiarato mercoledì il ministro della sanità Pascal Couchepin Keystone

Dalla bocciatura della revisione della Legge sull'assicurazione malattie nel 2003, il dossier della sanità è quasi paralizzato e per far fronte all'aumento dei costi si va avanti a palliativi. Una situazione di stallo di cui spesso è resa responsabile la potente lobby della sanità presente in parlamento.

«La grossa difficoltà alla quale siamo confrontati è che nel settore della sanità vi sono molti attori. Noi come assicurati, i medici, le farmacie, l’industria farmaceutica, gli ospedali, i cantoni, le casse malati e così via. I singoli interessi dominano a scapito di soluzioni globali. Finché questa situazione non cambierà non caveremo un ragno dal buco».

Mercoledì mattina, in occasione del dibattito urgente che il Consiglio nazionale ha dedicato alle misure per ridurre i costi della sanità, il deputato grigionese del Partito borghese democratico Hansjörg Hassler ha riassunto uno dei grossi problemi cui sono confrontate le proposte di riforma del sistema sanitario.

Riforme che appaiono sempre più inevitabili. A meno di non voler continuare ad assistere ad un permanente aumento dei premi dell’assicurazione malattia obbligatoria (dell’ordine del 10-15% e fino al 20% in alcuni cantoni nel 2010!), parlamento e governo non potranno più limitarsi ad applicare cerotti come finora.

Intreccio di interessi

Come sottolineato da Hassler e da altri deputati che mercoledì hanno preso la parola nella sala del Consiglio nazionale, lasciare da parte gli interessi di ogni categoria sarà però un compito assai arduo, poiché la lobby della sanità è probabilmente la più potente a Palazzo federale. E contrariamente a quanto avviene in altri rami economici, per convicere deputati e senatori della fondatezza delle loro idee, i lobbisti della sanità non percorrono i corridoi di Palazzo federale, ma siedono direttamente sui banchi del parlamento.

Per dare un’idea di questo intreccio di interessi gli esempi sono numerosi.

Il presidente della Commissione della sicurezza sociale e della sanità del Consiglio nazionale (CSS-N) Jürg Stahl, ad esempio, fa parte della direzione del Groupe Mutuel, uno dei più importanti gruppi assicurativi svizzeri, che alla fine del 2008 aveva 875’000 clienti nel settore dell’assicurazione malattia obbligatoria e una cifra d’affari superiore a 3 miliardi di franchi. Claude Ruey, pure lui membro della CSS-N, è anche presidente di santésuisse, l’associazione mantello delle assicurazioni malattia svizzere. Vi sono poi medici, persone che hanno legami con l’industria farmaceutica, ospedali od organizzazioni di pazienti…

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Assicuratori ed industria farmaceutica

«Sicuramente le due lobby più potenti sono quelle degli assicuratori e dell’industria farmaceutica. La prima, ad esempio, è stata più volte fondamentale, facendo fallire le due iniziative del Partito socialista sulla cassa malati unica e sui premi proporzionali al reddito», afferma l’ex parlamentare socialista ed oncologo Franco Cavalli.

Le lobby però spesso si scontrano, come ad esempio in questi giorni sulla questione dei prezzi dei medicinali. Le misure proposte dal ministro della sanità Pascal Couchepin, che dovrebbero tradursi in risparmi da 300 a 400 milioni di franchi annui su prezzi dei farmaci, sono state appoggiate da santésuisse ma naturalmente hanno provocato una levata di scudi tra l’industria farmaceutica. In parlamento, insomma, la battaglia non fa che cominciare.

Lobby dei medici?

In un’intervista pubblicata recentemente dal giornale ginevrino Le Courrier, il presidente di santésuisse e consigliere nazionale liberale radicale vodese Claude Ruey ha assicurato che un doppio mandato come il suo è trasparente ed eticamente difendibile. In particolare in un sistema di milizia come quello svizzero, che fa sì che i parlamentari abbiano un’attività professionale.

«La maggior parte degli attori ha comunque una visione spesso parziale della situazione e chi dice visione parziale dice visione di parte», ha dichiarato, sottolineando il fatto che si parla spesso dei parlamentari (14 su 246) che ricoprono cariche nelle assicurazioni, ma mai dei 49 parlamentari (medici e altri) che hanno relazioni con prestatori di cure.

«Le posizioni dei medici sono però molto più variate», relativizza dal canto suo Franco Cavalli. «Se si analizza come hanno votato, si può osservare che la maggior parte delle volte hanno votato in senso politico».

La «letargia» del parlamento

La situazione di stallo che paralizza le riforme nel settore della sanità, e più in generale altre importanti riforme, non può però essere spiegata solo con un problema di lobby, che del resto spesso si controbilanciano, sostiene dal canto suo l’editorialista Beat Kappeler.

«I disfunzionamenti sono altri», sottolinea, ricordando che nel 2003 la seconda revisione della Legge sull’assicurazione malattia obbligatoria fu affossata dal Consiglio nazionale per soli cinque voti. Quel giorno 17 rappresentanti importanti dei partiti borghesi erano assenti. Il loro voto avrebbe senz’altro fatto pendere l’ago della bilancia in favore del sì.

«Si tratta soprattutto di un problema di disciplina del parlamento e della sua volontà di gestire un determinato dossier», afferma Kappeler. «Ho l’impressione – conclude – che il parlamento da alcuni anni sia entrato in una sorta di letargia».

Daniele Mariani, swissinfo.ch

Nell’ottobre del 2008, la consigliera nazionale socialista Jacqueline Fehr ha presentato un’iniziativa parlamentare che chiedeva di vietare alle persone che occupano una funzione dirigente in seno a un’assicurazione o a santésuisse di sedere in parlamento.

Il 28 maggio scorso, il Consiglio nazionale ha respinto questa iniziativa per 104 voti contro 61. Secondo il plenum, questa misura avrebbe compromesso il principio del parlamento di milizia. Inoltre un simile provvedimento avrebbe imposto il riesame della compatibilità con la funzione di parlamentare di tutte le attività professionali legate in qualche modo allo Stato.

Sulla base di cinque interpellanze urgenti, mercoledì una ventina di consiglieri nazionali hanno esposto le loro ricette per far fronte all’annunciato aumento del 15-20% dei premi di cassa malattia per il 2010.

I Verdi e l’Unione democratica di centro hanno in particolare proposto di congelare i premi al livello del 2009 per un periodo di uno o due anni. Un provvedimento che secondo il ministro della sanità Pascal Couchepin “potrebbe portare alla rovina dell’intero sistema”.

Il Partito socialista e quello popolare democratico hanno invece insistito sulla riduzione dei prezzi dei medicinali, settore in cui vi sarebbe ancora un buon margine di manovra.

Il Partito liberale radicale ha sottolineato dal canto suo l’importanza della medicina di primo intervento, in particolare delle reti sanitarie e dei medici di famiglia.

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