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L’arte si mobilita contro il cancro al seno

Judith Albert esplora il dramma di un risveglio segnato dalla scoperta di un ciuffo di capelli sul proprio cuscino. Fonds Francine Delacrétaz

Ogni anno in Svizzera 5'200 donne sono colpite dal cancro al seno. Una su cinque non ce la fa. In occasione del mese della prevenzione, un gruppo di artisti ha esplorato i contorni di questa malattia, proponendo un viaggio attraverso il dolore, la rabbia e la speranza.

Nel Medioevo era considerato il “luogo della follia”. Oggi il suo potere di seduzione si ritrova ovunque: nella pubblicità, al cinema, sulle riviste di moda o i quadri d’autore. La rappresentazione del seno, polo di bellezza e simbolo di maternità, esprime da sempre l’incanto per la donna e la sua femminilità. Anche quando la malattia e la paura prendono il sopravvento.

All’Espace Arlaud di Losanna, una trentina di artisti sono stati invitati a riflettere e a esplorare questa parte del corpo femminile con occhi diversi, quelli del tumore al seno, una malattia che ogni anno colpisce sempre più donne, e sempre più giovani.

«Abbiamo cercato di sensibilizzare la popolazione attraverso un canale diverso, quello dell’arte contemporanea», ci spiega la dottoressa Marie-Christine Gailloud-Matthieu, promotrice dell’esposizione. «L’obiettivo è quello di raccogliere fondi per le donne colpite da un tumore al seno, ma è anche un’occasione per portare in un museo persone che in condizioni normali magari non vi avrebbero mai messo piede».

Femminilità e intimità ferita

L’esposizione “Des seins à dessein” raggruppa opere molto eterogenee, spesso indecifrabili al primo sguardo, ma che al di là del loro valore artistico sprigionano un’energia e una forza particolare.

«Attraverso mezzi diversi – dalla pittura, alla fotografia, ai gioielli o al cinema – artisti come Pipilotti Rist, Fabrice Gygi o Christoph Zellweger hanno cercato di rappresentare la femminilità, l’integrità del corpo, la questione della perdita e della mutilazione, dell’intimità ferita», racconta Marie-Christine Gailloud-Matthieu.

Così, mentre la videoartista Judith Albert presenta il ritratto di una donna che sta perdendo i capelli, la designer Sophie Hamagarth restituisce l’immagine di un seno svuotato, riprodotta su un pezzo di alluminio. Ne risulta un mosaico di impressioni – spesso enigmatiche – che hanno il pregio della ricerca e dell’esperimento.

Sempre più giovani a rischio

Ogni anno, dal 1994, il mese d’ottobre si tinge di rosa per riportare l’attenzione sul cancro al seno, il tumore più frequente nella popolazione femminile. Le statistiche parlano da sé: una donna su dieci, in Svizzera, svilupperà un tumore al seno nel corso della sua vita. Ogni anno si ammalano più di 5’200 donne, 1’300 ne muoiono.

«Ad essere colpite sono soprattutto le donne sopra i 50 anni, ma il numero di giovani pazienti non ha cessato di crescere negli ultimi anni», ci spiega Nicole Bulliard, responsabile della comunicazione per la Lega Svizzera contro il cancro. Al momento della diagnosi, circa il 20% delle pazienti ha meno di 50 anni.

«Le ragazze che appartengono al cosiddetto gruppo a rischio – ossia che hanno già vissuto un caso di tumore al seno nella loro famiglia – dovrebbero informare il loro medico ed essere seguite da vicino. Per tutte le altre non esiste una vera strategia di prevenzione, al di là di una corretta alimentazione, di un movimento regolare e di controlli periodici dal ginecologo», prosegue Nicole Bulliard.

Se i casi di tumore al seno sono in costante aumento, negli ultimi anni il tasso di mortalità è diminuito grazie soprattutto a un incremento delle diagnosi precoci e a un miglioramento delle cure a disposizione. «La mammografia rappresenta il metodo principale di diagnosi precoce. Efficace per le donne tra i 50 e i 70 anni, per le più giovani questo esame radiologico non mostra sempre la presenza di un tumore», precisa Nicole Bulliard.

Una ferita che non se ne va

Oggi la maggior parte delle donne affette da un tumore viene operata e poi sottoposta a una radioterapia. In Svizzera, cinque anni dopo la diagnosi l’80% delle donne colpite è ancora in vita. Nicole Bulliard ci tiene però a precisare: «anche una volta asportato il tumore al seno, la battaglia per queste donne non è terminata».

«Una donna a cui è stato asportato il seno, o anche solo una parte di esso, porterà per tutta la vita le tracce di questa malattia». Grazie ai progressi della chirurgia, l’equilibrio esteriore può essere ristabilito abbastanza facilmente, ma non è sempre facile superare la paura di una ricaduta o ritrovare la fiducia in sé stessi.

Anche nella storia dell’arte, l’asportazione di un seno è tra le ferite simbolicamente più spaventose. Nel medioevo le sante rappresentate col seno tagliato non facevano altro che rispecchiare questa paura delle donne e forse anche degli uomini. Risulta quindi difficile non rabbrividire di fronte alle rappresentazioni esposte all’Espace Arlaud: protesi di seni, cellule malate, ma anche donne arrabbiate, tristi e sole.

«È una sorta di omaggio che gli artisti hanno scelto di fare alle donne colpite dal tumore al seno, un modo per testimoniare la loro solidarietà», conclude Marie-Christine Gailloud-Matthieu. D’altronde, come sottolineato all’entrata del museo, la loro è probabilmente un’offerta dovuta: «L’arte deve al corpo femminile alcuni dei suoi più grandi capolavori. Non è forse giusto chiedere aiuto agli artisti quando le loro muse sono ferite?».

Con più di 5200 nuovi casi e di 1300 decessi ogni anno, il cancro al seno è il tumore più
frequente nella popolazione femminile in Svizzera.

– Dal 5 al 10 % dei casi di cancro del seno hanno origine ereditaria.
– L’80 % delle donne colpite sono ancora in vita a cinque anni di distanza dalla diagnosi.
– In quattro donne su cinque il cancro viene diagnosticato dopo i 50 anni.
– Più di un terzo (37 %) delle donne che muoiono di cancro del seno è di età compresa tra 50 e 70 anni.

(Fonte: http://www.legacancro.ch)

La malattia
Il seno di una donna è composto prevalentemente da tessuto adiposo e da ghiandole mammarie, le cui cellule sono all’origine del carcinoma.

Il cancro del seno può manifestarsi con vari sintomi. Nella maggior parte dei casi le donne scoprono un nodulo indurito nella mammella.

Altri sintomi comprendono alterazioni della pelle come arrossamenti o “pelle a buccia d’arancia”, perdite dai capezzoli o le cosiddette “retrazioni”, in cui si forma un piccolo avvallamento sulla superficie del seno.

La diagnosi di cancro del seno viene confermata in prima linea con due metodi: la mammografia (esame radiologico del seno) e la biopsia (prelievo di un campione di tessuto).

L’intervento
Quasi tutte le donne affette da cancro del seno vengono operate. Oggi è spesso possibile rimuovere il tumore senza asportare l’intera mammella.

Dopo l’intervento di norma è necessaria una radioterapia. Altre opzioni terapeutiche sono la chemioterapia (prima e/o dopo l’operazione) e farmaci che alterano l’equilibrio ormonale e riducono il rischio di recidiva.

I fattori a rischio
La scelta del trattamento dipende, insieme ad altri fattori, dal tipo di tumore e dal suo grado di progressione.

Le donne con sorelle, madre o figlie colpite da cancro del seno corrono un rischio maggiore di ammalarsi. Altri fattori di rischio sono il fumo, il consumo di alcool, il sovrappeso e, in alcune circostanze, il trattamento con farmaci contenenti ormoni.

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