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L’architettura svizzera e quella voglia di estetica italiana

villa
La villa Morillon, a Berna, si ispira alla villa Rotonda di Vicenza, realizzata da Andrea Palladio. tvsvizzera

Non solo chalet: l'architettura in Svizzera è stata influenzata anche da certi stili 'italiani', in particolare quello neorinascimentale, e con il loro savoir-faire muratori e decoratori provenienti dalla Penisola hanno lasciato un'impronta considerevole nelle case elvetiche.

Quando si pensa alla tipica architettura svizzera l’immagine che di solito viene alla mente è quella di una baita sulle montagne alpine: la casa ricoperta di legno, con tetti a due spioventi, muri spessi e finestre piccole per proteggere dal freddo. Costruzioni che si ritrovano in abbondanza anche nelle città e soprattutto nei villaggi svizzeri e che ne caratterizzano il panorama. 

Eppure, tra queste strutture si trovano anche molte costruzioni dall’influenza italiana. In particolare, come ci spiega Tatiana Lori, direttrice della Conservazione dei Monumenti del Canton Berna, ritroviamo in Svizzera molte costruzioni dallo stile neorinascimentale.

Incontriamo Tatiana Lori, svizzera-italiana di origini toscane e sarde, presso la villa MorillonCollegamento esterno, che con il suo grande parco inglese sorge al confine tra Berna e Köniz. La villa nella sua forma attuale è stata costruita nel 1832-34 dall’architetto Ludwig Friedrich Osterrieth (1807–1888) prendendo ad esempio la struttura dalla villa Rotonda di Vicenza realizzata da uno degli architetti più importanti del rinascimento italiano, Andrea Palladio. Guardando la pianta che Lori ci mostra nel video ci si accorge che la somiglianza è sorprendente. Anche grazie a questa peculiarità la Villa Morillon con il suo bellissimo parco è stata annoverata nella lista dei monumenti cantonali da proteggere.

Per lungo tempo però la villa è stata una meraviglia nascosta alla vista della maggior parte delle persone. Immersa nel verde era la residenza estiva della famiglia Tscharner e a lungo rimase un luogo privato dietro il grande recinto che la circonda. Nella primavera del 2021 è stata però acquistata dall’imprenditore Hans Widmer con lo scopo di aprirla al pubblico ed è attualmente visitabile durante i tanti eventi culturali che vi hanno luogo.

Palazzo federale

Non bisogna però cercare troppo in luoghi nascosti per trovare l’influenza dell’architettura italiana in Svizzera. Difatti lo stesso Palazzo Federale a Berna, inaugurato nel 1902, racconta dell’amore degli architetti svizzeri per le opere italiane e quanto queste siano considerate parte del loro patrimonio culturale. Le arcate del palazzo, la cupola e molti altri elementi si rifanno infatti all’architettura rinascimentale.

facciata di palazzo federale
Palazzo federale, l’emblema della Svizzera moderna in stile neorinascimentale. tvsvizzera

In tempi più recenti, anche diversi architetti italiani hanno segnato il territorio svizzero in modo significativo. Uno tra tanti è l’architetto genovese Renzo Piano, il quale ha costruito la sede della Fondazione Beyeler a Basilea il Zentrum Paul Klee a Berna.

Lo stile Macchi

A di là delle influenze italiane nei monumenti di rilievo svizzeri, è inoltre doveroso ricordare le molte case svizzere che sono state costruite da muratori e decoratori italiani nel periodo delle grandi migrazioni e che si trovano ad ogni angolo delle città e dei paesi svizzeri.

Un esempio emblematico è il villaggio di Hergiswill, nel Cantone Lucerna. Qui secondo lo storico locale Josef Zihlmann si è sviluppata una vera e propria tendenza architettonica d’influenza italiana che ha rivoluzionato l’aspetto del villaggio: lo stile MacchiCollegamento esterno.

Macchi è il nome di una famiglia di costruttori italiana che all’inizio del 1900 da Varese si istallò nel piccolo villaggio di Hergiswill. Il padre Arcangelo e i due figli Luigi ed Antonio acquistarono un pezzo di terra e poi con l’aiuto dei tanti compaesani varesini che li raggiunsero per la stagione, costruirono un edificio da adibire a casa e ristorante: il Freihof. La particolarità di questa struttura era che non assomigliava per niente alle altre due «Gasthof » del villaggio ma a un palazzo italiano. I Macchi non ottennero però il permesso per adibire il locale a ristorante. Secondo il Consiglio comunale, c’erano già abbastanza ristoranti nel villaggio.

Comunque, negli anni successivi il figlio Luigi aprì un’impresa edile e partecipò alla costruzione di tanti altri edifici, come la Villa Helvetia e la Villa Grünau, che non erano veri e propri palazzi ma con i loro colori e decorazioni portavano nel paese lo stile italico. Queste nuove case furono un successo e parecchie furono le costruzioni successive affidate ai Macchi come il palazzo della posta e il Neuhof, tutte caratterizzate da quello che sarà successivamente chiamato lo stile Macchi, con balconi e decorazioni.


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