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L’archeologia guarda al futuro

Un semplice annaffiatoio può diventare per gli archeologi del 4003 un "vaso con becco e ansa" (foto: Museo romano) RTS

Con l'esposizione "Futuro anteriore", il Museo romano di Losanna si chiede quali testimonianze della nostra società vi saranno tra 2'000 anni.

Un tentativo di riflettere sui metodi di lavoro dell’archeologia e sul valore della nostra civiltà rispetto a quelle del passato.

Guardare al futuro per meglio capire il presente e il passato. Così si potrebbe riassumere l’esperimento semiserio condotto dal Museo romano, situato nei pressi della spiaggia di Vidy, sul Lago Lemano.

Tradizionalmente, come ogni museo di archeologia, anche quello di Losanna si occupa piuttosto di sondare il passato per meglio capire il presente. La storia dovrebbe infatti servire a spiegarci chi siamo, ricordandoci da dove veniamo.

Proiettando lo sguardo della storia, con un grande balzo nel tempo, l’esposizione “Futur antérieur” sembra volerci dire che, in fin dei conti, siamo poca cosa. Di noi, tra 2’000 anni, dovrebbe rimanere ben poco: una serie di oggetti mal conservati e quasi tutti irriconoscibili.

Sostanza architettonica povera

“L’idea di questa esposizione era di rispondere ad una domanda che ci viene spesso posta nei siti e nei musei di archeologia”, spiega Laurent Flutsch, direttore del Museo romano. “Dopo aver preso atto di quello che resta dei Romani o di altri popoli antichi, molte persone ci chiedono: e noi, cosa lasceremo ai nostri discendenti?”

Probabilmente molto meno di quanto abbiamo ereditato dai Romani, dai Greci e dagli Egizi. Questa, in ogni caso, è la risposta dei curatori dell’esposizione, che si sono palesemente divertiti ad immaginare quanto soffriranno i loro colleghi, nel 4003, per interpretare i pochi cimeli rimasti del nostro tempo.

“L’archeologo del futuro” è convinto Flutsch “avrà un mestiere molto più difficile”. L’epoca romana è stata seguita da quasi un millennio e mezzo di agricoltura: le solide costruzioni antiche si sono quindi “sedimentate” tranquillamente nel corso dei secoli.

Oggi, invece, la sostanza architettonica e urbana viene distrutta rapidamente per lasciare il posto a nuove costruzioni. I materiali usati sono, d’altronde, di pessima qualità per resistere alla prova del tempo.

Oggetti effimeri

Lo stesso vale per le tonnellate di oggetti industriali prodotti ogni giorno. Siamo la società della plastica: ne pagheremo sicuramente le conseguenze archeologiche …

Per non parlare poi della mania dell’assemblaggio: anche gli oggetti più resistenti, fabbricati oggi, sono quasi sempre costituiti da decine o centinaia di singoli pezzi, spesso di materiali diversi.

Difficili quindi da interpretare, tra 2’000 anni, se non saranno rimasti miracolosamente intatti. “Pensiamo, ad esempio, che verranno ritrovati molti bulloni. Ma nessuno potrà dire se provengono da una bicicletta o da un boeing” sostiene Laurent Flutsch.

Peggio ancora: l’archeologo del 4003 rischia di non trovare neppure informazioni scritte, documenti audio e video. Rispetto alle pergamene o alle pietre utilizzate dai popoli antichi, i nostri libri di carta e i nostri supporti digitali hanno una vita tristemente breve.

A questo punto, possiamo solo sperare che le civiltà del futuro si impegnino, come si deve, per conservare, quasi religiosamente, i nostri fragili reperti. Ma, sull’arco di due millenni, anche questa volontà potrebbe venir facilmente vanificata da cataclismi, guerre o flagelli ancora sconosciuti.

Swissair: una fabbrica di coltellini

“Futur antérieur” invita quindi ad un viaggio nel futuro, presentando decine di oggetti che hanno subito un processo accelerato d’invecchiamento nei laboratori del Museo cantonale di archeologia.

L’origine e la funzione di questi “cimeli” vengono spesso descritti impropriamente dagli immaginari archeologi del 4003. Così, diversi oggetti comuni diventano importanti strumenti rituali e liturgici.

I nani da giardino possono apparire come statuette di Dei, protettori delle case. Un casco militare, ritrovato in una cucina, può essere confuso con il coperchio di una pentola.

Le monete, con la loro data, vengono prese per dischi commemorativi. Swissair, il cui nome è rimasto iscritto su numerosi coltellini tascabili, può essere soltanto una fabbrica di coltelli.

L’archeologia non è una scienza esatta

I metodi d’interpretazione corrispondono a quelli utilizzati dagli archeologi dei nostri tempi. “L’archeologia è una ricerca molto empirica … che può spesso sbagliare” ammette il direttore del Museo romano.

Tenendo conto anche di questo margine di errore, ci vorrebbe almeno una discarica municipale, rimasta perfettamente stratificata, per far giungere testimonianze veritiere della nostra civiltà agli archeologi del 4003.

La nostra civiltà verrà quindi dimenticata in questo “futuro anteriore” piuttosto opaco? Laurent Flutsch vuole comunque rimanere ottimista: “Noi partiamo perlomeno dall’ipotesi che, tra 2’000 anni, vi saranno ancora degli uomini … e degli archeologi”.

swissinfo, Armando Mombelli

L’esposizione temporanea “Futuro anteriore” può essere visitata fino al 21 giugno 2003.
Il Museo romano di Losanna-Vidy propone inoltre l’esposizione permanente “Passato presente”.
A poche centinaia di metri dal museo si trovano le fondamenta del porto di Vidy, centro di transito delle merci trasportate dal Mediterraneo al Lago Lemano, lungo il Rodano.

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