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L’appartenenza come strumento di coesione

Giovani, sballo, disagi e violenza: Lugano pensa alla prevenzione puntando sul coinvolgimento dei giovani Ti-Press

La tragedia di Locarno, dove un giovane è stato ucciso in seguito ad un brutale pestaggio, sta sollevando interrogativi su violenza, disagio giovanile e politiche di integrazione.

Lugano, nona città svizzera, punta da diversi anni sul principio dell’accoglienza e lancia un’iniziativa per gettare le basi di un progetto di società condivisa.

Ancora scossa dagli eventi di quello che sarà ricordato come il venerdì nero di Carnevale, la popolazione ticinese si interroga sulla crescente violenza giovanile.

In un clima di obiettivo smarrimento, in cui si mescolano ancora rabbia e dolore, non bisogna però dimenticare i progetti positivi che si sviluppano sul territorio. Lugano, per esempio, punta da un lato sulla prevenzione del disagio giovanile e, d’altro lato, sulla dimensione dell’appartenenza di tutti i cittadini.

Rafforzare il senso di appartenenza

L’iniziativa “Conoscere, conoscersi” vuole appunto favorire un percorso comune della popolazione, favorendo la conoscenza come strumento di apprendimento e di relazione con gli altri. Nel piccolo e prezioso raccoglitore che contiene una miriade di informazioni, la municipale responsabile del Dicastero integrazione e informazione sociale, Nicoletta Mariolini, prende in prestito le parole di Kahlil Gibran.

“Fate che il vostro spirito avventuroso vi porti sempre ad andare avanti, per scoprire il mondo che vi circonda, con le sue stranezze e le sue meraviglie. Scoprirlo significherà, per voi, amarlo”. Con queste parole la municipale invita ad amare Lugano, che è di tutti.

Il perno attorno al quale ruota questa iniziativa è un progetto di società condivisa, “che presuppone – spiega a swissinfo Nicoletta Mariolini – conoscenza, partecipazione e senso di appartenenza. Presuppone che la popolazione riconosca l’esistenza di un patrimonio collettivo di cui prendersi cura”.

“Sono le premesse – continua la municipale – per gettare le basi di una società dove la sicurezza non è solo una rivendicazione legittima, ma anche e soprattutto un obiettivo condiviso. Il rispetto per il patrimonio civico, sociale, culturale ed economico si trasforma così in solido collante”.

Disagio giovanile, puntare sulla prevenzione

In una società che vuole crescere condividendo valori comuni, i giovani devono fare la loro parte come protagonisti della prevenzione. E anche su questo punto Lugano pensa ad aprire nuove strade attraverso una progetto di prossimità urbana, coinvolgendo in modo complementare agenti di polizia e di quartiere, operatori sociali e giovani.

Il lavoro di prossimità mira a ricostruire un legame sociale tra i diversi attori della prevenzione. Uno dei principi consiste nel rovesciare il rapporto individuo/società: piuttosto che aspettare che il giovane vada verso la società, è la società che si avvicina a lui attraverso delle figure di riferimento.

Le esperienze di progetti di prossimità realizzati finora in Svizzera – come a Ginevra, Losanna, Basilea, Nyon, Yverdon, Winterthur e Friburgo – hanno dato buoni risultati.

A Ginevra, per esempio, si insiste molto sull’accompagnamento educativo come strumento per favorire l’integrazione, sul dialogo e sullo scambio affinché le risposte repressive ai fenomeni di violenza, di inciviltà e di malessere, siano sostenute da risposte complementari più efficaci. Per questa azione di prevenzione Ginevra impiega attualmente undici operatori di prossimità.

Lugano è anche dei giovani

A Lugano i giovani fra i 12 e i 30 anni sono circa 9 mila 700 (su un totale di 52 mila abitanti) e rappresentano il 19% della popolazione, che si muove in un contesto urbano notevolmente ampliato in seguito al processo di aggregazione. Nicoletta Mariolini, come rispondere allora in termini di prevenzione a questo nuovo contesto?

“Coordinamento, collaborazione, visione comune della strategia d’intervento sono i giusti presupposti. La prevenzione – sottolinea la municipale – deve essere compiuta a livello globale, favorendo la partecipazione, l’integrazione sociale e il rafforzamento delle risorse personali”.

È essenziale che questo lavoro, sottolinea ancora Mariolini, “si inserisca in modo armonioso e complementare nella funzione promossa sia dalle politiche giovanili, che dalle forze dell’ordine pubblico. Il lavoro di prossimità, con figure come gli Operatori Prossimità Giovani, costituisce una delle maglie essenziali della catena di prevenzione”.

Attraverso questo percorso di prevenzione vengono attenuati, come è stato dimostrato dagli esempi in altre città svizzere, una serie di fenomeni. “Penso a forme di malessere, provocazione e intolleranza – ricorda Mariolini – manifestati da alcuni giovani che rischiano, se non si reagisce tempestivamente, di rafforzare le tensioni con il mondo degli adulti e di generare fragilità identitarie e sociali”.

“Il mondo è nei giovani e i giovani nel mondo. Con questo voglio dire – conclude la municipale – che i giovani sono lo specchio della nostra società e di quanto gli adulti trasmettono loro”. In termini di valori, di cultura e di relazione con l’altro.

swissinfo, Françoise Gehring, Lugano

Violenza giovanile, una prima risposta arriva dal governo ticinese che ritiene che non sia più possibile chiudere gli occhi.

Il Consiglio di Stato ha deciso di istituire un gruppo di lavoro operativo, di cui faranno parte anche i rappresentanti delle città del Cantone.

Il gruppo operativo antiviolenza ha il compito di: monitorare la situazione sul fronte della sicurezza, adottare misure per affrontare l’emergenza, individuare strategie a medio e a lungo termine.

Lugano è sempre più una città cosmopolita. Più di un terzo della popolazione di Lugano (52 mila 512 abitanti), ossia il 37,5% della popolazione globale, è di origine straniera: 137 le nazionalità presenti sul territorio.

“Conoscere, conoscersi” è un’iniziativa del comune di Lugano, presentata martedì anche dal sindaco Giorgio Giudici, che mira a gettare le basi di una società in cui la condivisione di valori comuni tra svizzeri e stranieri rafforzi da un lato il senso di appartenenza e, d’altro lato, favorisca l’accoglienza dei nuovi cittadini, indipendentemente dalla loro nazionalità.

Attraverso una ricca documentazione, il comune vuole avvicinare e avvicinarsi a tutti i cittadini. Un raccoglitore illustra la storia della città, delle tradizioni e delle istituzioni svizzere. La cartina “Città in mano” elenca i servizi a disposizione dei cittadini, come pure i luoghi di incontro.

Sul piano operativo, la filosofia è quella del “fuori ufficio e fuori orario” dove il lavoro di prossimità si attiva con l’obiettivo di innescare e favorire fattivi processi di coinvolgimento.

In Svizzera il numero di operatori impegnati in questo nuovo concetto di prevenzione è variabile. A Losanna, dove i giovani tra i 12 e i 30 anni corrispondono circa ad un quinto della popolazione totale (130 mila abitanti), ci sono tre operatori a tempo pieno. Nyon (17 mila 500 abitanti) può contare su un operatore e tempo pieno mentre a Vevey, cittadini di dimensioni analoghe, gli educatori di strada coprono il 150% del tempo di lavoro.

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