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L’antisemitismo in Svizzera è alimentato anche dal Covid

Un uomo in una sinagoga
I paragoni delle misure antiCovid con la Shoah rischiano di banalizzare la storia. © Keystone / Ennio Leanza

Degli oltre 800 episodi di razzismo registrati nel 2021, sono 53 quelli verificati al di fuori di internet (6 in più rispetto al 2020). Ad aumentare il rischio di banalizzazioni, il paragone tra misure antiCovid e Shoah.

Nel 2021 vi sono stati 859 episodi qualificati come manifestazioni di razzismo, 53 dei quali nel mondo reale e 806 su internet. Lo afferma un rapportoCollegamento esterno della Federazione svizzera delle comunità israelite (FSCI) e della Fondazione contro il razzismo e l’antisemitismo (GRA), che sul tema stilano una statistica periodica.

Le cifre del 2021

Gli episodi registrati sono suddivisi in quattro categorie: antisemitismo generico (331 episodi), negazione/banalizzazione della Shoah (38), antisemitismo riferito a Israele (74) e teorie complottiste antisemite contemporanee (416).

Riguardo a quanto successo sul web, nel 51% dei casi si trattava dell’espressione di teorie complottistiche, nel 37% di antisemitismo in generale, nell’8% di antisemitismo riferito a Israele e nel 4% di negazione o banalizzazione dell’Olocausto.

Per quanto concerne i 53 episodi reali (nel 2020 erano stati 47), non è stata segnalata alcuna aggressione. Si sono però verificati un danneggiamento, 7 graffiti, 16 ingiurie, 26 affermazioni antisemite, 3 apparizioni antisemite.

“Nessun ritegno a paragonare Covid e Shoah”

Stando agli estensori del rapporto le fratture sociali che si sono approfondite a causa della pandemia hanno avuto effetto anche in materia di antisemitismo, con una maggiore frequenza degli episodi. Fortemente aumentata è stata in particolare la diffusione di teorie cospirative legate al coronavirus.

“Un grande e grave problema che continua a essere presente negli ambienti dei «ribelli del Covid» e dei «no vax» sono i frequenti e inappropriati paragoni con il regime nazionalsocialista nonché con la persecuzione e lo sterminio della popolazione ebraica durante la Shoah”, si legge nel comunicato.

“Episodi che indeboliscono la percezione degli eventi dell’epoca”

“È stato possibile osservare questo fenomeno sia nelle chat che nelle manifestazioni di piazza. L’esempio più noto è quello delle «stelle di Davide» gialle messe in mostra. (…) Benché i paragoni fatti in tale contesto non siano di per sé antisemiti, nella loro quantità, frequenza e diffusione portano a un indebolimento della percezione delle vicende dell’epoca e quindi sì a una certa banalizzazione”, commentano ancora le due associazioni. La FSCI e la GRA hanno pertanto lanciato diversi appelli anche nel 2021 ad astenersi da simili paragoni.

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I fatti più gravi

Gli episodi ritenuti come i più gravi registrati nel 2021 sono stati i seguenti:

  • A febbraio sulla porta d’ingresso della sinagoga di Bienne vengono incise con un oggetto appuntito scritte antisemite e una svastica.
  • Un evento su Zoom organizzato a gennaio dalla Jüdische Liberale Gemeinde JLG di Zurigo relativo al Museo in Brunngasse è stato disturbato da numerose persone con immagini di Hitler e graffiti osceni.
  • Sempre a gennaio un evento universitario organizzato su Zoom in materia di giudaistica è stato disturbato con video della Germania nazista e la didascalia «The Holocaust was a lie».
  • Ad aprile un’auto passa rasentando un ebreo strettamente osservante in fase di attraversamento sulle strisce pedonali. Il guidatore grida poi fuori dal finestrino: «Voi ebrei, vi ho nel mirino. Dovreste essere tutti investiti».
  • In una sera dello shabbat a maggio un gruppo insulta urlando «Scheiss Juden» («ebrei di merda») ad alcuni ebrei ortodossi a Zurigo.
  • A ottobre, a Zurigo un’auto in corsa passa rasentando un gruppo di ebrei suonando il clacson. Gli occupanti fanno il saluto hitleriano dal finestrino urlando anche «Scheiss Juden» e «Heil Hitler».

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