Prospettive svizzere in 10 lingue

L’Amministrazione plurilingue è in realtà bilingue

Il tedesco e il francese sono le due lingue nazionali più utilizzate in seno all'apparato amministrativo svizzero. Keystone

Quattro lingue nazionali e tre lingue ufficiali: la Svizzera è conosciuta all'estero anche per questa sua particolarità. Ciononostante – come risulta da un recente studio – in seno all'Amministrazione federale il tedesco domina sul francese, mentre l'italiano esiste praticamente soltanto grazie alle traduzioni.

Il plurilinguismo è una delle caratteristiche della Svizzera. Per questo motivo, anche l’Amministrazione federale – che conta circa 37’000 collaboratori – deve tenerne conto e tutelare i diversi gruppi linguistici.

A questo proposito, nelle Istruzioni del governo concernenti la promozione del plurilinguismo (2003) si legge: «I dipartimenti provvedono affinché nei diversi settori di attività dell’amministrazione e a ogni livello gerarchico sia garantita un’equa rappresentanza delle comunità linguistiche secondo le rispettive proporzioni della popolazione svizzera residente. Sono ammesse deroghe a favore delle lingue latine».

Sempre secondo il medesimo testo, «di regola gli impiegati lavorano nella propria lingua, a condizione che sia una delle lingue ufficiali (tedesco, francese, italiano)». Il retoromancio, pur essendo una lingua nazionale, non costituisce una lingua ufficiale.

Teoria e pratica

Le istruzioni del governo restano però mera teoria. Nella pratica, infatti, la situazione è ben diversa, come risulta dal recente studio del Fondo nazionale intitolato «Il plurilinguismo nella Confederazione: rappresentanza e prassi linguistica in seno all’Amministrazione» e coordinato dal politologo Daniel Kübler.

Dalle ricerche effettuate emerge una constatazione: i diversi gruppi linguistici sono effettivamente rappresentati in proporzione alla popolazione, ma nella realtà tra i rappresentanti delle minoranze (italiano e romancio) vi sono molti bilingui, che nell’ambito del lavoro quotidiano non utilizzano praticamente mai la loro lingua madre.

Italofoni soprattutto traduttori

La ricerca del Fondo nazionale fa inoltre presente che la percentuale di italofoni impiegati in seno all’Amministrazione federale è da ricondurre soprattutto a un’importante presenza di traduttrici e traduttori.

Ciò appare molto evidente se si considera, a titolo di esempio, il caso della Cancelleria federale: escludendo i traduttori, la percentuale di italofoni scende dal 19,5% al 7,6%.

Lo studio evidenzia pure che la percentuale di collaboratori provenienti dalle minoranze linguistiche diminuisce ai livelli gerarchici superiori. Analizzando il livello di retribuzione dei collaboratori, si apprende infatti che la percentuale di germanofoni nelle classi di salario più elevate (32-38) è maggiore del 2% rispetto alla loro rappresentanza nelle altre classi di salario. «I quadri di lingua tedesca sono evidentemente sovrarappresentati», rilevano gli autori.

Testi in francese e tedesco

Questa situazione è riscontrabile anche per quanto concerne la lingua originale di redazione dei testi: secondo i dati, a partire dal 2001 il 77% di tutti i documenti ufficiali è stato scritto in tedesco, il 20% circa in francese e soltanto l’1,98% in italiano.

Tra questi ultimi figurano essenzialmente i documenti relativi ai rapporti con partner istituzionali, segnatamente il Ticino, le regioni italofone dei Grigioni e l’Italia. «Il fatto che praticamente nessun testo dell’Amministrazione sia redatto direttamente in italiano mi ha molto colpito», dichiara a swissinfo Stéphanie Andrey, co-autrice dello studio.

In conclusione, i ricercatori sottolineato che «gli italofoni sono adeguatamente rappresentati in seno all’Amministrazione, ma l’utilizzo della lingua italiana è de facto inesistente».

Cause poco chiare

Lo studio porta acqua al mulino dei politici ticinesi, i quali da tempo denunciano la presenza insufficiente di collaboratori italofoni in seno alla Confederazione, in particolare nelle posizioni di responsabilità.

Anche se queste considerazioni trovano conferma nello studio del Fondo nazionale, l’analisi dei ricercatori non permette di comprenderne le cause. A tal proposito, va infatti sottolineato che le candidature valide per i posti di quadro provenienti dal Ticino o dai Grigioni (parte italofona) non sono affatto numerose. Molti giovani italofoni, inoltre, invece di trasferirsi a Berna preferiscono restare nella loro regione d’origine o rientrarvi dopo gli studi.

Il ticinese Mauro dell’Ambrogio – segretario di Stato per l’educazione e la ricerca da gennaio 2008 – ha confermato in una recente intervista questa situazione: per i posti altamente qualificati messi a concorso sotto la sua responsabilità, egli non ha praticamente ricevuto alcuna candidatura da parte di italofoni.

swissinfo, Gerhard Lob
(traduzione e adattamento: Andrea Clementi)

Al fine di garantire un’adeguata rappresentanza delle lingue nazionali e delle regioni linguistiche in seno all’Amministrazione, il governo ha fissato dei valori di riferimento, basati sulla percentuale della popolazione totale: impiegati germanofoni 72,5% (63,3% della popolazione svizzera), francofoni 21% (19,2%), italofoni 4,3% (7,6%), retoromanci 0,6% (0,6%).

Nella realtà, i germanofoni sono leggermente sovrarappresentati (75%, media 2001-2007) e i francofoni sottorappresentati (18%). Gli italofoni sono il 5%, i retoromanci lo 0,2%.

Tra gli italofoni figurano molti svizzeri di seconda generazione, cresciuti però nelle regioni germanofone o francofone della Confederazione. In realtà, essi sono praticamente bilingui.

Quasi il 9% della popolazione residente in Svizzera parla – come lingua madre – un idioma diverso dalle lingue nazionali. Tra le più diffuse figurano: turco, spagnolo, portoghese, serbocroato e inglese.

Il programma PNR 56 del Fondo nazionale svizzero ha l’obiettivo di porre basi scientifiche per la politica linguistica svizzera, che mira a promuovere la comprensione tra le diverse comunità, la costruzione identitaria a livello linguistico e le competenze rispetto alla prima lingua e ad altre.

Il programma è articolato in cinque aree principali: «Sfide attuali per l’insegnamento scolastico delle lingue», «Competenza linguistica degli adulti», «Premesse giuridiche e condizioni quadro per le misure di politica linguistica», «Uso della lingua nel settore economico», «Interazione tra lingua e identità».

Le conclusioni finali saranno rese note verso la fine del 2009.

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