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Nestlé punta sullo spirito d’impresa dei contadini cinesi

Il centro di formazione creato da Nestlé in Cina. swissinfo.ch

Il mercato cinese del latte cresce ogni anno al pari di quello svizzero. Una vera manna per Nestlé, che è però confrontata con una crescente concorrenza indigena. Per mantenere il suo vantaggio, la multinazionale elvetica ha deciso d’investire nella formazione degli allevatori di mucche cinesi.

Mercoledì 15 ottobre 2014: Nestlé inaugura a Shuangcheng, nel distretto rurale di Xinfu, in Manciuria, il suo nuovo centro di formazione per l’allevamento delle mucche da latte. Un grande cilindro futurista si eleva nella tetra regione pianeggiante, dove il vento soffia gelido già in ottobre. Siamo a una cinquantina di chilometri a sud di Harbin, una regione dove il gruppo vodese si è stabilito alla fine degli anni ’80.

Shuangcheng è un grande borgo circondato da cherzonem, una terra scura ricca di humus, considerata la migliore al mondo. Nestlé vi si trova un po’ per caso. Nel contesto della politica di riforme e apertura della Cina negli ani ’80, il gruppo aveva manifestato l’intenzione di entrare nel mercato. Le autorità cinesi avevano accettato, a condizione che l’impresa si stabilisse proprio a Shuangcheng, una regione allora molto poco sviluppata. Dunque è lì che è sorta la prima fabbrica di trasformazione del latte di Nestlé in CinaCollegamento esterno. Ed è stato allora che i contadini dei dintorni hanno iniziato ad allevare mucche da latte.

Lo scandalo del latte in polvere contaminato

I contadini hanno acquistato qualche capo di bestiame, spesso con l’aiuto della multinazionale. Generalmente allevavano tra le cinque e le venti mucche in piccole stalle nelle loro corti. Due volte al giorno, portavano il latte al centro di raccolta di Nestlé più vicino. Quest’attività era il complemento ideale alla loro attività di agricoltori, specialmente perché la regione è particolarmente adatta alla coltivazione del mais, un foraggio ideale per nutrire i ruminanti, soprattutto durante i lunghi inverni in cui le temperature scendono spesso fino ai -30 gradi centigradi. Qui, in assenza di pascoli, le mucche non sono mai portate all’esterno.

La situazione è rimasta sostanzialmente invariata fino al 2008 e allo scandalo del latte alla melamina, un evento che ha azzerato la fiducia dei consumatori cinesi e dal quale il settore non si è mai ripreso. Nestlé, che non è stata toccata dallo scandalo, ha continuato ad acquistare la produzione dei contadini dello Shuangcheng, allo scopo di mantenere le capacità di produzione.

Da allora le autorità sanitarie hanno rafforzato i controlli in modo drastico. Contemporaneamente, hanno iniziato a incoraggiare lo sviluppo di entità agricole più grandi, considerando più facile imporre delle norme a unità produttive più importanti. Quest’evoluzione si spiega anche nel contesto dell’ultimo piano d’urbanizzazione del governo, che prevede lo spostamento di 100 milioni di contadini dalle campagne verso le città entro il 2020, il che equivale al più importante esodo rurale della storia dell’umanità.

Diminuzione del numero di aziende

In questo contesto, negli ultimi anni il numero di aziende produttrici di latte nel distretto di Shuangcheng è diminuito. Dei 32’000 all’inizio degli anni ’90, ne sono rimaste circa 6500.  Un processo simile, ma più rapido, si è verificato in Svizzera, nota Hans Jöhr, responsabile del settore agricolo di Nestlé.

Nel villaggio di Anqiang, che conta 600 nuclei famigliari, solo 20 famiglie allevano tuttora delle mucche, mentre sei anni fa erano un centinaio, spiega Zhang Xianglong, che si è messo in società con altri due allevatori e gestisce ormai una fattoria con 97 mucche.

Agricoltore per scelta

Zhu Xiaowei, 45 anni, incontrata nel villaggio di Aixing, è la responsabile del centro di raccolta locale. Sentendo cambiare il vento, ha deciso di dare un nuovo orientamento alla sua attività. “Le piccole aziende non sono più redditizie, alcune persone anziane continuano a mungere le loro poche mucche finché non vanno in perdita, ma prima o poi lasceranno perdere, perché i giovani si trasferiscono in città per lavorare”, spiega.

È dunque per scelta se Zhu Xiaowei ha deciso di raccogliere la sfida. Cinque persone, essenzialmente membri della sua famiglia, si occupano delle 55 mucche della fattoria. Zhu Xiaowei si è indebitata per comprare del bestiame e costruire una stalla moderna, a stabulazione libera. Nestlé ha offerto la macchina per la mungitura, il sistema di raffreddamento e la cisterna per il latte. Due volte al giorno, un camion viene a ritirare il latte e lo trasporta direttamente in fabbrica, riducendo così il numero d’intermediari.

La fattoria di Zhu Xiaowei produce una tonnellata di latte al giorno. Il prezzo d’acquisto è di 4,50 yuan al litro, ossia l’equivalente di 70 centesimi svizzeri. Il fatturato è dunque di 21’000 franchi al mese.

Il modello degli istituti agricoli svizzeri

Zhu Xiaowei fa parte della prima classe di studenti che partecipano a un corso di formazione sull’alimentazione delle mucche da latte. “Devo imparare tutto”, ammette.

I “contadini di Nestlé”, come amano essere soprannominati, dimostrano un grande impegno. swissinfo.ch

I 26 studenti si presentano, fieri, come “i contadini di Nestlé”. Vengono da Laixi, dalla provincia di Shandong, o da Ergun, nella Mongolia Interna, dove il gruppo vodese possiede dei centri del latte. Altri sono venuti da Qiqihar, pure in Manciuria. Alcuni sono allevatori, altri hanno imparato sul campo. Altri fabbricano stalle o sistemi di mungitura, e vogliono capire meglio i bisogni delle aziende. La formazione costa 2000 yuan, ossia 300 franchi, a carico del partecipante.

La mattina si fa teoria, poi nel pomeriggio si passa agli esercizi pratici nell’attigua fattoria modello.

“Avremmo potuto costruire un edificio qualsiasi, ma abbiamo deciso di fare qualcosa di moderno e bello dal punto di vista architettonico, per valorizzare la professione dell’allevatore”, spiega Robert Erhard, direttore del centro di formazione. “In Cina, siamo contadini per nascita, ed è una condizione da cui tanti cercano di uscire. Non esistono corsi di base per i contadini. Adesso, ciò che conta è dunque proporre una formazione professionale a chi sceglie di continuare e di sviluppare la sua attività, un’attività che ha un futuro”, spiega Hans Jöhr. Il modello preso in considerazione è quello degli istituti agricoli svizzeri, precisa. 

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Fattorie produttrici di latte: grandi o piccole?

A lungo termine, quanto grandi diventeranno gli allevamenti cinesi? Alcuni sperano in giganteschi allevamenti con diverse migliaia di mucche, ma non tutti sono d’accordo, specialmente l’influente Commissione nazionale per lo sviluppo e la riforma, un organo che ha occupato il posto della Commissione del Piano; alcuni dei suoi membri sembrano preferire il modello dell’impresa famigliare o di associati, spiega Robert Erhard. 

Tra l’altro se alcuni dirigenti cinesi sognano in grande, le capacità di gestione e di sfruttamento giganti non esistono e bisogna cominciare con ciò che è possibile, afferma Jürg Zaugg, direttore del dipartimento latte fresco presso Nestlé Cina.

Lo sviluppo del settore del latte è una priorità del governo cinese. Di fonte all’emergere di concorrenti indigenti, che beneficiano di un sostegno sul piano politico, le imprese straniere come Nestlé non hanno altra scelta che conservare il loro vantaggio, conclude Zaugg. 


Le vendite di Nestlé nella Regione Cina, ossia la Cina continentale, Hong Kong, Macao e Taiwan, sono cresciute del 29,3% a 6,618 miliardi di franchi svizzeri nel 2013. Il 90% dei prodotti venduti sono fabbricati sul posto. Con il 7,2% delle vendite, la Regione Cina è il secondo mercato di Nestlé, dopo gli Stati Uniti (25,3%).

Nel giugno 2014, l’impresa di Vevey impiegava 53’000 persone nella regione (33 fabbriche e 4 centri di ricerca e sviluppo). “Ci ingrandiamo più velocemente rispetto ai nostri concorrenti, in tutti i settori”, si rallegrava l’anno scorso Roland Decorvet, l’allora direttore regionale di Nestlé, in un’intervista alla rivista “Bilan”. La multinazionale nasconde però gelosamente le cifre su questo punto.

Se Nespresso ha soltanto tre negozi nella regione, a Pechino, Shanghai e Hong Kong, il potenziale del mercato del caffè rimane colossale: vent’anni fa, questa bevanda era quasi sconosciuta. Oggi, 50 milioni di cinesi ne bevono, su 1,3 miliardi di abitanti. Il consumo di latte fresco, poi, aumenta dal 2011 del 5% ogni anno.

Da notare anche la crescente importanza delle società miste nel giro d’affari di Nestlé nella regione: la multinazionale possiede partecipazioni del 60% nel confettiere Hsu Fu Chi e nel fabbricante di pappa di riso e di latte di latte vegetale Yinlu, e dell’80% nei fabbricanti di brodi e salse piccanti Totle e Haoji.

Traduzione e adattamento dal francese di Francesca Motta

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