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L’aiuto svizzero alle vittime di una «catastrofe colossale»

Le strade di Yangon dopo il passaggio del ciclone Nargis Keystone

La Confederazione ha stanziato un primo contributo di 700'000 franchi in favore della Birmania, colpita da un devastante ciclone. Le vittime sono almeno 22'000 e i senzatetto si contano a centinaia di migliaia.

La Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DDC) ha messo a disposizione 500’000 franchi, mentre la Croce Rossa Svizzera ha contribuito con 200’000 franchi.

L’aiuto elvetico, che si concentra soprattutto sull’assistenza medica, sulla fornitura di acqua potabile e di ripari per i senzatetto, si aggiunge agli sforzi internazionali in favore delle vittime del ciclone Nargis, che nel finesettimana ha colpito la capitale Yangon e le regioni sudoccidentali del delta del fiume Irrawaddy.

«Dal punto di vista logistico si tratta di un’operazione estremamente difficoltosa», rileva Matt Cochrane della Federazione internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa, basata a Ginevra.

«Il ciclone ha duramente colpito una zona in cui le infrastrutture erano già di per sé fragili; le strade sono state spazzate via o rese impraticabili», spiega a swissinfo. «Le vie di comunicazione e la rete elettrica sono fuori uso».

Colpito un quarto della popolazione

I soccorritori della Croce Rossa sono intervenuti nel distretto di Yangon poco dopo il passaggio della tempesta, distribuendo pastiglie per la purificazione dell’acqua e zanzariere impregnate di insetticidi per prevenire la diffusione della malaria.

«Credo vi sia un comprensibile sentimento di frustrazione – commenta Cochrane – ma siamo soltanto alle prime reazioni a questa catastrofe colossale. Siamo ad ogni modo ottimisti: l’accesso alle zone dovrebbe migliorare e gli aiuti dovrebbero velocizzarsi».

Stando alla mappa satellitare fornita dalle Nazioni Unite, i danni del ciclone si estendono su una zona di 30’000 km quadrati lungo le coste del mare delle Andamane e del Golfo di Martaban (meno del 5% del territorio nazionale). Nelle regioni colpite risiede però quasi un quarto dei 57 milioni di birmani.

Onda di marea

Secondo il bollettino diramato martedì dalla giunta militare al potere, i morti sarebbero circa 22’500. Altre 41’000 persone sono date per disperse, dopo che un’onda di marea provocata dal ciclone ha spazzato diversi villaggi nella regione del delta.

«L’onda di marea ha causato più vittime del ciclone», ha affermato il ministro della Protezione sociale Maung Maung Swe nel corso di una conferenza stampa a Yangon, città in cui scarseggiano cibo e acqua.

«L’onda era alta fino a 3,5 metri e ha sommerso e spazzato via metà delle abitazioni dei villaggi posti sotto il livello del mare», ha aggiunto, fornendo così le prime notizie dettagliate sul disastro. «La gente non ha potuto fuggire da nessuna parte».

La giunta accetta gli aiuti

Nargis è il primo ciclone a colpire l’Asia dal 1991, anno in cui in Bangladesh persero la vita 143’000 persone.

Di fronte alla catastrofe, i generali della giunta birmana – solitamente isolati diplomaticamente dal mondo esterno – hanno manifestato una rara disponibilità ad accettare gli aiuti internazionali. Dopo lo tsunami del 2004 la giunta si era invece mostrata decisamente meno aperta, rifiutando con sdegno i soccorsi esterni.

A causa dell’ampiezza della catastrofe, il governo ha deciso di posticipare al 24 maggio il referendum sulla nuova Costituzione nelle aree di Yangon e del delta dell’Irrawaddy.

swissinfo, Thomas Stephens
(traduzione dall’inglese: Luigi Jorio)

La Birmania, il cui nome ufficiale voluto dai generali è “Myanmar”, è governata da una giunta militare dal 1962.

L’improvviso aumento del prezzo del carburante, lo scorso mese di settembre, ha suscitato una massiccia protesta popolare che si è protratta per due settimane. Polizia ed esercito sono intervenuti con forza, sparando su alcuni manifestanti e imprigionando centinaia di persone.

Secondo le Nazioni Unite, oltre 1’100 prigionieri politici sono nelle mani dei militari.

La leader dell’opposizione e premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi è stata costretta agli arresti domiciliari per undici degli ultimi 17 anni.

Governi e agenzie di soccorso di tutto il mondo hanno promesso più di 10 milioni di dollari in favore delle vittime del ciclone in Birmania.

Un team di cinque persone del Gruppo delle Nazioni Unite incaricato della valutazione e del coordinamento in caso di catastrofe (“UN Disaster Assessment and Coordination”) si è riunito a Bangkok, mentre l’Unicef ha inviato del personale specializzato nei tre dei cinque distretti colpiti.

Il governo birmano ha annunciato di voler mettere a disposizione 5 miliardi di kyats (4,5 milioni di dollari) per i soccorsi e i lavori di ripristino.

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