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Kosovo: Marty bacchetta la comunità internazionale

La conferenza stampa di Dick Marty è stata molto seguita anche da albanesi del Kosovo a Parigi Keystone

Il relatore speciale del Consiglio d'Europa Dick Marty ha precisato giovedì le accuse contro il premier del Kosovo Hashim Thaci. Lo svizzero ha anche aspramente criticato la comunità internazionale, rea di avere sacrificato il perseguimento di crimini sull'altare della stabilità politica.

“La sola novità di questo rapporto è che dico ad alta voce ciò che molti sapevano e tacevano”, ha dichiarato Marty in una conferenza stampa a Parigi, dopo l’approvazione del rapporto da parte del Comitato diritti umani e affari legali dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa.

In una bozza di risoluzione approvata all’unanimità, il Comitato ha chiesto lo svolgimento di una serie di inchieste internazionali e nazionali sulle denunce di scomparse, traffico di organi, corruzione e collusione tra gruppi della criminalità organizzata e circoli politici in Kosovo contenuti nel rapporto presentato dal senatore svizzero.

Il comitato dichiara che esistono “numerose indicazioni concrete e convergenti” a conferma del fatto che kosovari serbi ed albanesi sono stati tenuti prigionieri in luoghi segreti sotto il controllo dell’UCK (Esercito di liberazione del Kosovo) nell’Albania settentrionale e sono stati sottoposti ad un trattamento disumano e degradante, prima di scomparire.

“Numerose indicazioni sembrano confermare che durante il periodo immediatamente successivo alla fine del conflitto armato… ad alcuni prigionieri vennero espiantati organi in una clinica situata in territorio albanese, vicino a Fushe-Kruje, per essere trasportati all’estero per il trapianto”. “Le organizzazioni internazionali operative in Kosovo favorirono un approccio politico pragmatico, con l’idea di dover promuovere la stabilità a breve termine ad ogni costo, sacrificando in questo modo alcuni importanti principi di giustizia”, aggiunge il comitato.

Il comitato chiede dunque all’EULEX, la missione dell’Unione europea in Kosovo, di perseverare con il proprio lavoro investigativo su questi crimini e invita UE e gli altri Stati presenti a dare alla missione le risorse ed il sostegno politico di cui ha bisogno.

Il Comitato domanda infine alle autorità serbe ed albanesi e all’amministrazione del Kosovo di cooperare pienamente con tutte le inchieste in materia. L’Assemblea parlamentare dibatterà il rapporto il 25 gennaio 2011 durante la sua sessione plenaria invernale.

È ora di parlare

Secondo Dick Marty, “il fatto di dire ad alta voce ciò che già tutti sapevano potrebbe far scattare una dinamica di verità. Proprio come quanto è successo con i voli segreti in Europa”, ha aggiunto alludendo ai rapimenti di sospetti terroristi compiuti da agenti della CIA.

“Voglio dire all’Unione europea e a tutti i Paesi coinvolti in Kosovo, che i kosovari sono stufi del crimine organizzato e della corruzione. Io mi sono fatto solo il portavoce di questa gente. Ora occuparsene spetta alle istanze giudiziarie competenti”, ha proseguito il parlamentare liberale radicale.

“Tutti quelli che sanno qualcosa inizieranno a dirlo ad alta voce. Non possiamo continuare ad evocare soltanto sospetti, a giocare a nascondino, non saremmo mai degli Stati credibili se non faremo luce” su questa vicenda.

Insomma, ha concluso, “se non si cambia tutta l’atmosfera generale e se non si iniziano a proteggere i testimoni, non faremo nessun passo avanti”. A suo parere, “non ci sarà un futuro sereno e costruttivo per il Kosovo se non si farà chiarezza su quello che è successo in questi ultimi anni”.

Berna esorta alle elucidazioni

In quest’ottica il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ha chiesto giovedì ai paesi in questione – in particolare al Kosovo – di “contribuire” al chiarimento delle “accuse molto gravi” del relatore speciale del Consiglio d’Europa.

“Si devono ora compiere i passi legali necessari tramite le autorità competenti, comprese quelle internazionali”, ha dichiarato il DFAE all’agenzia di stampa svizzera ATS. Berna ricorda che la missione europea EULEX sta già conducendo indagini relative alle accuse di trattamenti disumani. “Ora qui è necessaria in primo luogo la giustizia”, afferma il DFAE.

Lo stesso DFAE partecipa alla missione EULEX e finanzia esperti, soprattutto quelli attivi nella Sezione crimini di guerra. Secondo quanto indicato dal DFAE, la Svizzera sostiene da tempo gli sforzi per fare luce sui numerosi casi di persone scomparse nell’ambito dei conflitti nell’ex Jugoslavia.

L’impegno della Svizzera, in particolare, ha l’obiettivo di rafforzare lo Stato di diritto in Kosovo. Le accuse formulate nel rapporto di Marty sono “proprio degli argomenti in favore” al proseguimento di tale impegno, si afferma al Dipartimento a Berna. 

Thaci al contrattacco

La collaborazione del Kosovo appare però difficile da ottenere. Almeno dalle prime reazioni. Il premier kosovaro Hashim Thaci – fresco vincitore delle elezioni legislative di domenica scorsa – ha qualificato il rapporto di Marty di “un documento scandaloso, una autentica calunnia, frutto di una propaganda in atto contro il Kosovo da 15 anni”.

Parlando in una conferenza stampa giovedì in serata a Pristina, Thaci ha sostenuto che non c’è “nulla di vero” nel rapporto di Dick Marty. Un testo “pieno di elementi fabbricati e di autentiche menzogne”, il cui obiettivo è quello di “mettere in cattiva luce l’UCK e l’indipendenza del Kosovo, ha proseguito.

“Chiedo a Marty di consegnare agli organi giudiziari tutte le prove di cui è in possesso”, ha affermato il premier kosovaro, che è stato in passato uno dei comandanti dell’UCK. Thaci ha affermato che userà “tutti i mezzi legali e politici” per opporsi a tale rapporto scandaloso.

“Tutti sanno dei crimini orribili commessi in Kosovo nel 1998-1999. Ma si sa chi è stato l’aggressore: è stata la Serbia. E i criminali serbi sono stati condannati dal Tribunale penale internazionale dell’Aja”.

“Il governo del Kosovo e io personalmente chiediamo che venga avviato un esame attento e dettagliato di tale rapporto al fine di far emergere la verità”, ha concluso sostenendo che “i kosovari hanno sacrificato la vita per la libertà. Noi dobbiamo difendere il ruolo e la guerra pulita dell’UCK .

Anche il deputato nazionale socialista Andreas Gross, che siede all’Assemblea parlamentare di Strasburgo, giovedì ha criticato l’immobilismo degli Stati occidentali. A suo avviso, il rapporto di Marty dimostra che l’ONU e l’EULEX non hanno agito per puro pragmatismo politico.

E questo nonostante le gravi accuse che erano già state avanzate dall’ex procuratrice capo del Tribunale penale internazionale per l’ex Jugoslavia (TPIJ) Carla Del Ponte, ha detto Gross all’ATS.

Il parlamentare socialista zurighese rimprovera d’altra parte al successore della magistrata ticinese al TPIJ Serge Brammertz di non avere “preso sul serio il proprio compito”. Ora si deve coinvolgere maggiormente anche il tribunale dell’Aja, ha aggiunto Gross, che ha elogiato l’impressionante di Marty nella lotta per i diritti umani. 

Dopo la Seconda guerra mondiale: la provincia del Kosovo gode di uno statuto di autonomia, ancorato nel 1974 nella Costituzione della Federazione jugoslava.

  

1989: il presidente serbo Slobodan Milosevic annulla lo statuto di autonomia e invia l’esercito in Kosovo per sedare le proteste.

1998: decine di migliaia di kosovari abbandonano le loro case in seguito ad un’offensiva condotta da Belgrado contro l’Esercito di liberazione del Kosovo (UCK).

1999: la Nato lancia una serie di attacchi aerei contro la Serbia per porre fine al conflitto tra le forze serbe e gli indipendentisti albanesi. Dopo due mesi e mezzo di bombardamenti, 50’000 soldati della Nato vengono stazionati in Kosovo e la provincia viene posta sotto il protettorato dell’Onu.

2007: il leader separatista Hashim Thaci vince le elezioni parlamentari e preannuncia la proclamazione dell’indipendenza del Kosovo.

17 febbraio 2008: diventato primo ministro, Hashim Thaci dichiara il Kosovo uno Stato «indipendente, sovrano e democratico».

27 febbraio 2008: la Svizzera riconosce l’indipendenza del Kosovo e instaura relazioni diplomatiche e consolari con questo nuovo paese dei Balcani.

28 marzo 2008: la ministra degli esteri svizzera inaugura l’ambasciata elvetica a Pristina.

8 ottobre 2008: l’Assemblea generale dell’ONU approva la risoluzione avanzata dalla Serbia di chiedere alla Corte internazionale di giustizia dell’Aja una perizia sulla legittimità dell’indipendenza del Kosovo.

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