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Kate James

K2

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Scegliere la scarpa giusta per correre è una faccenda molto seria. Diffidate di chi insinua che una vale l’altra: dicono che se hai voglia di muoverti non c’è bisogno di fare tanto i perfezionisti, ma evidentemente non sono dei veri appassionati. Io ho sempre amato correre. Luogo ideale: un parco la mattina presto. Parco ideale: Central Park, ovvero il centro del mondo con tanto di scoiattoli, che vuoi di più dalla vita? L’abbigliamento sportivo può essere stravagante e personalizzato, una mia amica corre con una tuta di pile color orso bruno, è convinta di muoversi meglio ma sulle scarpe anche lei non transige, le migliori per noi sono l’ultimo modello delle Kasper, le K2, quelle che sotto il tallone hanno un nuovo sistema rivoluzionario, così dice la pubblicità, un sistema rivoluzionario di ammortizzatori che grazie a una serie di spazi sottovuoto nella zona tallone scarica gli sforzi e ti sembra di volare. Le indossavo nuove di zecca quella mattina di febbraio, l’erba era gelata e in alcuni tratti in ombra l’asfalto era ricoperto da sottili lastre di ghiaccio, le mie Kasper viola avevano le ali e superavano ogni difficoltà con leggerezza. Dallo Hudson tirava un vento gelato ma io ero coperta bene, pantacollant in fibra, maglia termica, cuffie imbottite con auricolari e una musica calda che scioglieva i pensieri. Se mi avessero chiesto: «Cos’è la libertà per te, Maggie Holmes?», avrei descritto proprio quella gelida mattinata di febbraio. Certo, avere sedici anni aiuta, ma devi anche saper cogliere il momento, fare lo sforzo, allungare lo sguardo e godere l’attimo fuggente, mentre con la coda dell’occhio non devi perdere lo scoiattolo che ti insegue da platano a platano in una impossibile gara che avviene solo nei cartoni animati di Walt Disney o in una giornata perfetta sulla Terra. Chissà che gli è balzato in testa, o forse mi aspettava da sempre… Dietro i cespugli, nascosto tra gli alberi, ha fatto fuggire i miei scoiattoli che sono stati più veloci di me: mi ha braccato, raggiunto, buttato a terra, bloccato le mani e i polsi, tappato la bocca… Una parte di me ancora correva tra i viali del West Side, volevo arrivare nei campi dove le fragole maturano anche d’inverno, Strawberry Fields Forever, eppure nonostante le scarpe nuove e le ali ai piedi non ce la facevo a muovermi; lui era dappertutto, sopra di me, dentro di me, ho cercato di urlare e scalciare con le mie Kasper K2 ma non c’è stato niente da fare, e alla fine con un’enorme pietra mi ha spaccato la testa. Ho chiuso gli occhi, per sempre. Neanche a Central Park, neanche per una ragazza nata e cresciuta a New York è facile essere libera. Peccato, era una mattina perfetta.

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