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Italiani fino all’ultimo respiro

Gusti, odori, abitudini mediterranee: gli anziani immigrati si sentono così un po' meno spaesati Keystone

Dopo Zurigo, anche la capitale avrà una casa di riposo per gli immigrati italiani, dove potranno cucinare insieme e saranno assistiti da personale che parla la loro lingua.

Dal 2008, gruppi di 10-12 anziani potranno condividere piatti di spaghetti, spazi comuni, partite a carte e ricordi di una vita passata lontano dal proprio paese d’origine.

Nel 2004 a Berna sono stati recensiti 97 italiani che avevano più di 80 anni. La maggior parte di loro abita a Bümpliz. Ed è proprio lì, nella periferia ovest della capitale, che sarà costruito un reparto italiano all’interno della casa di riposo Schwabgut.

A Zurigo, nella casa di cura Erlenhof, un reparto “mediterraneo” esiste già. Lì i pensionati vivono però in stanze fino a sei posti e la pasta al pomodoro gliela prepara un cuoco.

“Il nostro concetto invece è che i pensionati possano cucinare da sé”, spiega a swissinfo il direttore della casa di riposo Schawbgut, Hans-Jörg Surber.

Altra differenza: a Berna ci saranno solo stanze singole o matrimoniali per le coppie. Beninteso chi non avrà voglia di cucinare, o non potrà farlo, avrà a disposizione il ristorante.

Un pezzetto d’Italia, non un ghetto

In fondo se lo sono meritato gli anziani immigrati questo ritaglio d’Italia in un paese straniero che negli anni del boom economico, dopo la guerra, hanno contribuito a rendere più ricco e colorato.

In Svizzera tanti italiani non si sono mai integrati del tutto. Molti di loro non parlano bene lo svizzerotedesco, e all’età della pensione il loro sogno di ritornare in patria è semplicemente sfumato. Qui hanno passato la gran parte della loro vita, questo è il posto in cui vivono i loro figli e nipoti, gli amici che restano.

“Vogliamo che gli italiani che entrano nella nostra casa di riposo non perdano la loro cultura”, ribadisce Surber.

Il reparto “mediterraneo” sembra una bella iniziativa eppure non a tutti piace: a Winterthur il comune lo ha rifiutato, considerandolo una forma di “isolazionismo”, contrario al concetto di integrazione degli stranieri che viene privilegiato da anni in Svizzera.

Anche a Berna le autorità comunali hanno discusso di questo rischio, che sembra però evitabile, grazie alla struttura stessa della casa di riposo, dove altri gruppi di anziani svizzeri vivono in appartamentini analoghi.

Per constatare l’effettiva richiesta di un reparto “mediterraneo”, a Berna è stato fatto circolare un questionario negli ambienti dell’immigrazione italiana. La maggioranza degli intervistati ha detto di non volersi isolare dagli altri anziani svizzeri, e di preferire un reparto italiano all’interno di una struttura svizzera, piuttosto che una casa di riposo tutta italiana.

L’invecchiamento della popolazione straniera

In passato, la questione degli stranieri in età avanzata non era nemmeno presa in considerazione in Svizzera. L’immigrato era identificato con l’idea di gioventù e di forza lavoro, che dopo la pensione sarebbe rientrato nel proprio paese.

La maggior parte degli immigrati invece dopo la pensione decide di restare. Oltre che per i figli, anche perché spesso dispone di un reddito limitato. Il potere d’acquisto delle pensioni svizzere non garantisce più un ritorno “dorato” in Italia, dove il costo della vita è anche cresciuto parecchio. E poi, dopo una vita passata all’estero, molti fanno fatica ad adattarsi alla loro patria d’origine.


Le condizioni di salute della prima generazione d’immigrati sono parecchio peggiori rispetto a quelle dei loro coetanei indigeni.

Come aveva spiegato tempo fa a swissinfo François Höpfinger, dell’Istituto vecchiaia e generazioni dell’Università di Sion: “Stressanti esperienze migratorie e pesanti carichi di lavoro hanno fatto sì che questo gruppo di popolazione, in passato giovane e più sano della media, si sia trasformato, in età pensionabile, in un insieme più ammalato della media”.

Il loro poco brillante stato di salute si rispecchia anche nell’alta percentuale di beneficiari di rendite dell’Assicurazione Invalidità (AI) che li caratterizza.

swissinfo, Raffaella Rossello

L’inizio dell’immigrazione italiana in Svizzera è collegato allo sviluppo della rete ferroviaria nella seconda metà del XIX secolo.

Dopo la Seconda guerra mondiale, oltre agli operai, arrivarono anche molte persone attive nel settore alberghiero e della ristorazione.

La proporzione massima di immigrati italiani in Svizzera fu raggiunta nel 1970, con oltre mezzo milione di individui.

Con la recessione del 1973-74 oltre 200 000 immigrati lasciarono il paese.

Secondo l’ultimo censimento gli italiani in Svizzera sono 316 000.

Nella sola città di Zurigo vivono circa 1000 italiani anziani.

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