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Iraq: l’aiuto svizzero tra timori e speranze

Le elezioni democratiche in Iraq, una speranza per le generazioni future Keystone Archive

Le prime elezioni democratiche in Iraq non dovrebbero avere un effetto, a corto termine, sull'aiuto che la Svizzera fornisce al Paese.

Ad essere determinante per le attività future della Confederazione sarà piuttosto l’evolversi della situazione sul fronte della sicurezza.

Il giorno storico per il popolo iracheno si avvicina: fra meno di 24 ore l’Iraq vivrà le sue prime elezioni libere.

Nell’occasione si dovranno eleggere l’Assemblea nazionale, 18 Consigli di provincia e l’Assemblea nazionale dei curdi.

Per il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), le elezioni di domenica costituiscono “una tappa centrale nel processo democratico in Iraq”. Nel mese di giugno, la consigliera federale Micheline Calmy-Rey aveva dal canto suo affermato che, dopo il passaggio della sovranità agli iracheni, la Svizzera si sarebbe “dimostrata più dinamica in Iraq”.

Questo impegno supplementare era, secondo il DFAE, subordinato però alla situazione della sicurezza.

“Le attività della Confederazione dovrebbero dunque proseguire “al rallentatore” nel 2005”, indica Jean-Philippe Jutzi, portavoce della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC)

I montanti sbloccati dall’agenzia elvetica per l’aiuto allo sviluppo dovrebbero situarsi “nell’ordine di grandezza di quelli forniti nel 2004”, indica Jutzi. L’aiuto svizzero in Iraq, stimato inizialmente a 8,3 milioni di franchi, è stato ridotto nel corso dell’anno scorso a due milioni.

Numerosi scenari

Per il portavoce della DSC è tuttavia difficile essere più precisi e “nulla può essere escluso”.

“La DSC ha già immaginato numerosi scenari, che potranno essere applicati in funzione di quello che succederà sul terreno”, aggiunge Jutzi.

Il quadro più ottimista prevede che le elezioni contribuiscano, a cortissimo termine, alla stabilizzazione della situazione e al ritorno delle organizzazioni internazionali e delle ONG.

Lo scenario peggiore vede invece un degrado generale della situazione, che sfocerà in una guerra civile in tutto il Paese.

Coordinamento da Berna

Attualmente, la DSC non conta più nessun collaboratore elvetico in Iraq, dopo il rientro del responsabile dell’ufficio di coordinamento di Baghdad nel mese di agosto 2004.

“Le attività sono dirette da Berna e l’ufficio di coordinamento è gestito da due iracheni”, spiega Jutzi.

Per il momento, Berna si accontenta di fornire il suo sostegno a progetti intrapresi dai sui partner locali, in particolare nel campo delle cure mediche di prima necessità e della purificazione dell’acqua.

“Con la speranza che appena il miglioramento della situazione lo permetterà, sarà di nuovo possibile fornire un sostegno alle strutture della società civile irachena”, aggiunge il portavoce della DSC.

Andare più lontano

“Anche sul piano diplomatico, la questione della sicurezza è un elemento importante”, afferma il responsabile dell’ufficio di collegamento svizzero nella capitale irachena Martin Aeschbacher.

Lo specialista del mondo arabo conferma che “al momento, per gli svizzeri è molto difficile venire in Iraq”.

In compenso, negli ultimi mesi numerose delegazioni irachene sono state invitate in Svizzera. Una ventina tra giovani diplomatici e impiegati di vari ministeri hanno potuto seguire una formazione in tutti i campi della diplomazia.

“Un altro gruppo ha invece partecipato a corsi sui diritti dell’uomo”, aggiunge Aeschbacher, che precisa che “si tratta di iniziative isolate e bisognerà valutare in che modo procedere in futuro”.

L’ambasciatore elvetico a Bagdad spera che lo scrutinio di domenica contribuirà a migliorare l’aspetto della sicurezza, sebbene sia cosciente che “la situazione non cambierà dall’oggi al domani”.

Dopo quindici anni di isolamento sotto il regime di Saddam Hussein, “l’Iraq ha enormi bisogni in tutti i settori”, conclude Martin Aeschbacher.

swissinfo e agenzie

La Direzione dello sviluppo e della cooperazione non ha al momento nessun collaboratore elvetico in Iraq.

Berna fornisce il suo aiuto tramite il sostegno di partner locali, in particolare nel campo delle cure di prima necessità e della purificazione dell’acqua.

14 milioni di iracheni si recheranno alle urne per le prime elezioni libere del Paese in 50 anni.
All’estero, i 280’000 iracheni aventi diritto di voto dovranno votare in 14 nazioni designate dalla Commissione elettorale indipendente per l’Iraq.
L’aiuto svizzero in Iraq nel 2004 è stato di due milioni di franchi.

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