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Iraniani e americani si parlano in segreto a Ginevra

Incontri segreti e informali a Ginevra tra americani e iraniani Keystone

Da sei anni, e dietro le quinte, Ginevra ospita incontri ad alti livelli tra americani, iraniani ed europei. Incontri informali e regolari tra accademici e specialisti, rivelati dal foglio romando Le Temps.

Incontri segreti di cui però la consigliera federale Micheline Calmy-Rey era a conoscenza nelle sue vesti di ministra degli Affari esteri. Incontri, ha pure tenuto a precisare, “puramente informali” e in cui il dipartimento non gioca nessun ruolo attivo.

Noto come Track II, questo processo di diplomazia sotterranea è animato da personalità accademiche iraniane, americane, europee, arabe e svizzere; ci sono pure rappresentanti israeliani.

Questi incontri – la cui esistenza è stata svelata dal quotidiano romando
Le Temps
– hanno preso avvio sei anni fa e tutti, eccetto due, si sono svolti a Ginevra, l’ultimo dei quali dal 6 all’8 marzo 2009.

Sono circa quattrocento le persone che hanno preso parte alle riunioni segrete dall’inizio e sono fermamente intenzionate a rimanere anonime per paura di rappresaglia da parte del governo iraniano.

Se qualcosa si muove a livello informale, va pur sempre ricordato che Washington e Teheran hanno interrotto le loro relazioni diplomatiche trent’anni fa, in seguito alla rivoluzione islamica e alla presa d’ostaggi all’ambasciata americana. Dal 1980 è la Svizzera a curare gli interessi americani a Teheran.

Sostegno dalle alte sfere

Citato dal quotidiano Le Temps, un professore che desidera mantenere l’anonimato – “per paura di perdere il lavoro” – ha spiegato che questi incontri sono essenziali, dal momento che “le percezioni che si possono avere gli uni degli altri sono spesso molto lontane dalla realtà”.

“Quando non ci sono le telecamere – prosegue la fonte del giornale – le paure spariscono lasciando così spazio alla libertà di espressione e di comunicazione. I partecipanti non si sentono costretti a giocare un ruolo”.

Sempre secondo il giornale romando, questa diplomazia informale gode “del sostegno di alte sfere”, tanto a Washington quanto a Teheran; lo dimostra la presenza di una personalità vicina al governo iraniano giunta a Ginevra per partecipare alla riunione che si è tenuta in marzo.

Il dossier nucleare

I partecipanti al Track II – tra i quali si contano degli esperti in campo nucleare, specialisti in strategia e in relazioni internazionali – si sono evidentemente chinati anche sullo spinoso e controverso dossier nucleare iraniano. Il paese mediorientale nega, come noto, di volere dotarsi dell’arma atomica e afferma che il suo programma di arricchimento dell’uranio è orientato verso scopi civili e pacifici.

L’Agenzia internazionale dell’energia atomica vede di buon occhio l’approccio coordinato di Stati Uniti e Russia, che intendono proseguire nella via diplomatica scartando di conseguenza una politica che minaccia e isola la repubblica islamica.

Un chiaro cambiamento di rotta rispetto all’opzione dell’ex amministrazione di George W.Bush, che nel 2002 aveva inserito l’Iran nell’ “asse del male”. L’arrivo alla Casa Bianca di Barack Obama prelude a una nuova era nelle relazioni tra i due paesi.

Gettare le basi per l’apertura

Anche in presenza di concreti segnali di distensione, perlomeno a livello informale, è per ora troppo presto per dire se questi incontri segreti si tradurranno in un accordo. Gli esperti invitano dunque alla prudenza, anche se appare chiaro che queste riunioni aumentano le possibilità di contatti tra americani e iraniani nel segno di una possibile apertura.

Il mese scorso il presidente americano Barack Obama ha infatti invitato l’Iran a riannodare i fili del dialogo. Lunedì in Turchia ha dichiarato che “gli Stati Uniti non sono in guerra, e non saranno mai in guerra, contro l’Islam”.

Dichiarazioni forti alla vigilia delle elezioni iraniane: il 12 giugno, infatti, la popolazione è chiamata alle urne per rinnovare i poteri politici. Hossein Mousavi, candidato riformista alla presidenza, si è detto pronto a negoziare con gli americani ma non a rinunciare al programma nucleare.

Intanto le riunioni segrete cambiano scenario. È ancora Le Temps a rivelare che gli incontri di Track II non si terranno più a Ginevra. Vista l’intensa attività diplomatica di cui la città è stata teatro, l’indispensabile discrezione non sarebbe più garantita.

Forse Ginevra tornerà in gioco in un’altra fase. Soprattutto “se il nuovo corso diplomatico perseguito dall’amministrazione Obama e teso all’apertura nei confronti dell’Iran, comincerà a produrre qualche effetto”.

swissinfo, Urs Geiser
(traduzione e adattamento dall’inglese Françoise Gehring)

Nel 1919, la Svizzera ha aperto un consolato a Teheran, trasformato successivamente in ambasciata nel 1936.

In virtù della neutralità, il nostro paese ha rappresentato in Iran gli interessi di Italia (1946), Australia, Canada, Gran Bretagna, Irlanda e Nuova Zelanda (1952), Sudafrica (1952, 1979-1995), Libano (1984) e, viceversa, gli interessi dell’Iran presso i paesi dell’Asse (1941-1946), Israele (1958-87), Irak (1971-1973) e Sudafrica (1979-1994).

Dal 1980, la Svizzera assicura le funzioni consolari e diplomatiche statunitensi in Iran e, dal 1979, quelle iraniane in Egitto.

Attualmente l’ambasciatrice della Svizzera in Iran è una donna, Livia Leu Agosti, fatto rarissimo nella repubblica islamica.

Nel 2007 le esportazioni hanno raggiunto i 763 milioni di franchi, mentre le importazioni 38 milioni. Queste cifre fanno dell’Iran uno dei più importanti partner commerciali della Svizzera in Medio Oriente

L’anno scorso la ministra svizzera degli Affari esteri Micheline Calmy-Rey ha effettuato una visita controversa in Iran, dove ha in particolare assistito alla firma di un contratto tra il governo iraniano e una compagnia privata di gas svizzera.

Ginevra ospita 215 missioni diplomatiche e 22 organizzazioni internazionali, tra le quali l’Organizzazione mondiale della sanità, l’Organizzazione mondiale del commercio e il Comitato internazionale della Croce Rossa.

In tutto sono circa 40 mila i diplomatici e i funzionari internazionali mentre sono 2 mila 400 gli impiegati che lavorano presso le 170 organizzazioni non governative presenti a Ginevra.

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