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Intransigenza con stranieri che commettono reati

Le espulsioni dalla Svizzera di stranieri che commettono reati in futuro rischiano di moltiplicarsi Keystone

Per gli stranieri che commettono reati si profila il pugno di ferro. L'elettorato sarà chiamato a pronunciarsi su due varianti: la cosiddetta "iniziativa espulsione" e un controprogetto che precisa i criteri di allontanamento e impone il rispetto della Costituzione e del diritto internazionale.

Al termine di lunghi e sofferti dibattiti, la maggioranza del parlamento ha deciso di dare all’elettorato un’alternativa all’iniziativa popolare “per l’espulsione di stranieri che commettono reati” (iniziativa espulsione). Le Camere raccomandano al popolo di respingere l’iniziativa e di approvare il controprogetto.

L’Unione democratica di centro (UDC, destra conservatrice) è la sola a difendere l’iniziativa, che aveva lanciato nel giorno della festa nazionale del 1° agosto 2007, facendone il suo cavallo di battaglia nella campagna per le elezioni federali dell’ottobre seguente.

Sin dall’inizio l’iniziativa è stata molto controversa, non solo per i suoi contenuti. La raccolta delle firme era infatti promossa con un manifesto raffigurante una pecora nera cacciata a calci da una bianca dal territorio svizzero che aveva scatenato aspre polemiche all’interno del paese e suscitato critiche internazionali.

Il testo prevede l’espulsione dalla Svizzera di qualsiasi persona straniera condannata per reati gravi, o per avere percepito abusivamente prestazioni delle assicurazioni sociali o dell’aiuto sociale. L’iniziativa munita di più di 210mila firme valide – ossia più del doppio di quelle necessarie – è stato depositato già nel febbraio 2009, con quasi un anno di anticipo rispetto al termine di raccolta.

Un successo che ha in seguito pesato sulla decisione della maggioranza parlamentare di non invalidarla, come invece chiedeva la sinistra rosso-verde. Sia il governo, sia le Camere federali hanno concluso che il testo non viola il diritto internazionale cogente e dunque l’iniziativa è ricevibile. Ciò, pur riconoscendo che è in contraddizione con disposizioni del diritto internazionale non imperativo e anche della Costituzione federale.

Rispettare la volontà popolare

Pur essendo opposti all’iniziativa dell’UDC, diversi parlamentari del centro-destra hanno detto che non si può semplicemente ignorare un testo che è stato sottoscritto da oltre 200mila elettori. Se fosse invalidato, il popolo non lo capirebbe, ha affermato il senatore popolare democratico friburghese Urs Schwaller.

Un atteggiamento che ha suscitato l’indignazione di socialisti ed ecologisti, per i quali il parlamento non sa dare prova di coraggio. La deputata socialista vodese Ada Marra ha invitato i colleghi della Camera del popolo a “reagire di fronte al terrorismo democratico” dell’UDC.

Neppure nel centro destra è comunque mancato chi ha stigmatizzato la validazione del testo. “Rispettare i diritti del popolo è fargli credere oggi che questa iniziativa è applicabile per dirgli domani che non lo è, oppure è dirgli la verità oggi?”, ha chiesto il senatore liberale radicale Dick Marty, invocando trasparenza e parlando di “inganno nei confronti dei cittadini”.

L’ombra dei minareti

Il ticinese ha ricordato i problemi di applicazione di due iniziative che sono state approvate in votazione popolare: quella del 2004 “sull’internamento a vita per criminali sessuomani o violenti estremamente pericolosi e refrattari alla terapia” e quella accettata il 29 novembre scorso che vieta la costruzione di nuovi minareti in Svizzera.

Proprio in seguito all’esito di quest’ultima votazione, la Camera dei Cantoni in dicembre ha rinviato il dossier in commissione, chiedendo un riesame della validità del testo e l’elaborazione di un controprogetto diretto all’iniziativa espulsioni invece di uno indiretto come proponeva il governo. In tal modo all’elettorato viene data una scelta fra due opzioni.

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Iniziativa popolare

Questo contenuto è stato pubblicato al L’iniziativa popolare permette ai cittadini di proporre una modifica della Costituzione. Per essere valida, deve essere sottoscritta da almeno 100’000 aventi diritto di voto nello spazio di 18 mesi. Il Parlamento può decidere di accettare direttamente l’iniziativa. Può pure rifiutarla o preparare un controprogetto. In ogni caso viene comunque organizzato un voto popolare. Per essere…

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Espellere, ma nelle regole

Così sono state riprese a livello costituzionale le proposte formulate dal governo a livello legislativo. Il controprogetto parlamentare elenca una serie di esempi di reati passibili d’espulsione più precisa di quella dell’iniziativa. Esso introduce il principio della proporzionalità: a differenza dell’iniziativa, l’espulsione non è automatica ma legata alla pena. Il testo fa riferimento al diritto superiore: le espulsioni sono eseguite nel rispetto della Costituzione e del diritto internazionale.

Dilemma fra pragmatismo e idealismo

Con questa mossa, la maggioranza parlamentare mira a fare in modo che l’elettorato bocci l’iniziativa dell’UDC. Una strategia cui si è piegata, seppur a denti stretti, la maggioranza dei socialisti. Come la ginevrina Maria Roth-Bernasconi, la quale si è detta convinta che se l’iniziativa fosse sottoposta da sola al popolo, sarebbe accettata. “Occorre dunque scegliere il minore dei mali”, ha spiegato. Anche se si tratta di “una scelta fra la peste e il colera”.

Per ottenere i voti socialisti, liberali radicali, popolari democratici, verdi liberali e borghesi democratici hanno fatto una concessione, accettando di introdurre anche un articolo costituzionale dedicato all’integrazione. L’obiettivo dei socialisti è di fare prevenzione, in modo da evitare che gli stranieri commettano reati.

Un articolo che il ginevrino Antonio Hodgers ha criticato a nome dei Verdi, definendo “dubbiosa l’associazione fra misure di espulsione e politica d’integrazione. Ciò tende a far credere che uno straniero non integrato sia per forza un criminale”.

Per l’UDC il controprogetto è inefficace

Le controproposte della maggioranza parlamentare non soddisfano minimamente l’UDC. Attualmente la legge e soprattutto la sua applicazione sono troppo lassiste: di conseguenza non hanno alcun effetto dissuasivo, hanno denunciato numerosi parlamentari UDC, affermando ripetutamente che la delinquenza straniera è un problema per il paese. A sostegno di questa tesi, hanno citato le statistiche sulla criminalità che indicano una rappresentazione degli stranieri più elevata rispetto alla loro proporzione nella popolazione. E il controprogetto, a loro avviso, non serve a nulla.

Se fosse approvata l’iniziativa, si quintuplicherebbe il numero attuale delle espulsioni che in media è di 300-400 all’anno, mentre con il controprogetto resterebbe invariato, ha detto l’UDC turgoviese Walter Wobmann. Cifre contestate dai sostenitori del controprogetto, secondo i quali le espulsioni raddoppierebbero.

A prescindere dai calcoli teorici, una cosa è comunque certa: entrambe le proposte introdurranno un nuovo inasprimento della legge nei confronti degli stranieri. Trattandosi di una modifica costituzionale, per l’approvazione, ambedue necessitano la doppia maggioranza di popolo e cantoni. All’elettorato sarà posta anche una domanda sussidiaria: quale dei due testi accettare se entrambi fossero accolti. La campagna si preannuncia infuocata.

Sonia Fenazzi, swissinfo.ch

L’iniziativa prevede l’espulsione degli stranieri condannati con sentenza passata in giudicato per omicidio intenzionale, violenza carnale o un altro grave reato sessuale, per un reato violento quale ad esempio la rapina, per tratta di esseri umani, traffico di stupefacenti o effrazione; o che hanno percepito abusivamente prestazioni delle assicurazioni sociali o dell’aiuto sociale. Accorda al legislatore la facoltà di aggiungervi altre fattispecie. La durata del divieto di entrare in Svizzera per le persone espulse è fissata dall’autorità competente. Essa varia tra i 5 e i 15 anni. In caso di recidiva, la durata del divieto d’entrata è di 20 anni.

Il controprogetto prevede l’espulsione degli stranieri condannati con sentenza passata in giudicato per assassinio, omicidio, stupro, lesioni corporali gravi, rapina qualificata, presa d’ostaggio, tratta di esseri umani qualificata e infrazione grave alla legge sugli stupefacenti, o altri reati sanzionati con una pena privativa della libertà di almeno un anno. Sono pure espulsi gli stranieri condannati a una pena privativa della libertà di almeno 18 mesi per truffa o altre infrazioni legate alle assicurazioni sociali, all’aiuto sociale o a contributi di diritto pubblico, come pure per una truffa economica. La stessa sorte è riservata agli stranieri condannati per altre infrazioni a una pena privativa della libertà di almeno due anni o a diverse pene pecuniarie che nello spazio di 10 anni sommano almeno 720 aliquote giornaliere.
Questo testo precisa che l’espulsione è decretata nel rispetto dei diritti fondamentali e dei principi di base della Costituzionale e del diritto internazionale.

Se il parlamento riconosce la legittimità delle rivendicazioni di un’iniziativa popolare, ma non approva la soluzione da essa prevista, può opporle un controprogetto.

Questo può essere diretto, vale a dire che è regolato a livello costituzionale. Entrambi necessitano dunque della doppia maggioranza del popolo e dei cantoni per essere accettati.

I due testi sono sottoposti simultaneamente a scrutinio federale, insieme a una domanda sussidiaria. Ai votanti è chiesto quale dei due dovrà entrare in vigore, nel caso in cui entrambi abbiano ottenuto la doppia maggioranza.

Il parlamento può però anche optare per un controprogetto indiretto, ossia regolato a livello legislativo. In questo caso il testo è sottoposto a votazione popolare solo se contro di esso viene lanciato con successo un referendum. D’altra parte, per essere accettato nello scrutinio popolare necessita solo della maggioranza semplice dei voti.

Solitamente il parlamento pubblica il controprogetto indiretto nel Foglio federale – che fa stato per i termini di referendum – solo dopo che l’iniziativa è stata ritirata dai promotori o bocciata in votazione popolare.

Un sì del popolo e dei Cantoni all’iniziativa renderebbe infatti caduca la modifica legislativa. Perciò non avrebbe senso metterla in vigore con il rischio che sia solo per un breve periodo.

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