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Intifada dei coltelli, uccisi tre assalitori palestinesi

Con due aggressioni a Hebron e una a Gerusalemme, entra nella terza settimana la serie di attacchi all'arma bianca

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Con tre aggressioni in poche ore, due a Hebron e una a Gerusalemme, la cosiddetta Intifada dei coltelli è entrata nella sua terza settimana. Una scia di sangue che non accenna a fermarsi e che riaccende drammaticamente i riflettori sul conflitto israelo-palestinese.

Il bilancio della giornata di sabato è di tre israeliani feriti e tre assalitori palestinesi uccisi. A Hebron, una ragazza che ha aggredito con un coltello una militare israeliana è morta raggiunta da un proiettile sparato per difesa. Poco prima, a Gerusalemme est, ha perso la vita allo stesso modo un palestinese di sedici anni.

Quando si sparge la notizia delle aggressioni all’arma bianca, e delle altrettante risposte con armi da fuoco, in alcuni insediamenti scoppiano tafferugli e scontri con le forze dell’ordine israeliane.

Qualcuno la chiama terza intifada, l’Intifada dei coltelli. Altri parlano di cani sciolti, lupi solitari. Che sia l’una o l’altra cosa, la rivolta sta ribollendo nei giovani. Gli aggressori hanno praticamente tutti meno di 25 anni.

La chiamano ‘generazione Oslo’, quella nata dopo gli accordi di pace del 1993. Quella che si muove sui social network, è slegata dai partiti politici e agisce d’istinto.

Israele reagisce militarizzando le zone sensibili. I servizi segreti parlano di una rivolta minore -non ci sono gruppi o organizzazioni terroristiche da combattere- ma non meno pericolosa di quelle passate.

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