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«Il salario minimo non aiuta i più poveri tra i poveri»

I promotori dell'iniziativa manifestano davanti a Palazzo federale per chiedere un salario minimo legale. Keystone

Mentre il nuovo governo tedesco ha dato via libera all'introduzione di un salario minimo legale, in Svizzera spetterà al popolo decidere. Per l'economista svizzero Thomas Straubhaar, attivo in Germania, il salario minimo non è però lo strumento adeguato per aiutare i lavoratori poveri.

Thomas Straubhaar è direttore dell’Istituto di economia internazionale di Amburgo, un laboratorio di idee privato e dal 1992 ricopre inoltre la carica di professore di economia all’università di Amburgo.

swissinfo.ch: Martedì la cancelliera tedesca Angela Merkel e i ministri della grande coalizione hanno prestato giuramento. Cosa ne pensa del nuovo governo?

Thomas Straubhaar: La coalizione è il denominatore comune tra due partiti che storicamente sono sempre stati su due fronti opposti. L’esito delle elezioni li ha però costretti ad unire le forze.

In sostanza, posso condividere le critiche degli esperti sull’assenza di un progetto economico. Probabilmente però bisognerebbe essere più fiduciosi. I tempi delle grandi riforme sono finiti. Forse le grandi coalizioni sono più adatte a un’epoca in cui la politica è più che altro una forma di adeguamento a condizioni quadro in continua mutazione.

swissinfo.ch: Il programma del nuovo governo Merkel avrà conseguenze per la Svizzera?

T. S.: La Svizzera non deve sopravvalutare il risultato delle elezioni. Sul piano economico, i due paesi hanno legami così stretti che gli svizzeri non dovranno temere grossi cambiamenti. Anche perché le relazioni quotidiane funzionano per il meglio.

L’accordo raggiunto in seno alla grande coalizione prevede l’introduzione di un salario minimo per tutti i lavoratori di 8,50 euro all’ora (circa 10 franchi), a partire dal 1° gennaio 2015. Per i settori in cui è già in vigore un salario minimo è previsto un periodo di transizione fino al 2017. L’importo del salario minimo dovrebbe essere verificato a scadenze regolari da un comitato composto da rappresentanti di padronato e sindacati. Il salario minimo non concernerà apprendisti e stagisti.

swissinfo.ch: Una delle condizioni poste dal Partito socialdemocratico (SPD) per la formazione delle grande coalizione era l’introduzione di un salario minimo. Dal 2015, tutti i lavoratori dovranno guadagnare almeno 8,50 euro l’ora. Si tratta di una giusta decisione?

T. S.: L’introduzione di un salario minimo non avrà un grande impatto sull’economia tedesca e sulla sua competitività a livello internazionale. Negli ultimi anni, l’economia tedesca ha guadagnato in stabilità. La forza delle sue esportazioni è diventata leggendaria e il suo livello di competitività è eccezionale nel contesto europeo. Qualità che non possono essere influenzate negativamente da simili scelte politiche.

Keystone

Il significato sociale e politico di questa misura è invece un’altra questione. Direi che il salario minimo, da questo punto di vista, non aiuterà in alcun modo coloro ai quali si rivolge.

L’obiettivo è garantire un salario degno a tutti coloro che lavorano onestamente. Ciò vale però per chi un lavoro ce l’ha già. Anche se l’introduzione di un salario minimo non porterà a una drastica riduzione dei posti di lavoro, certamente non ne favorirà nemmeno la crescita. Questo strumento renderà perfino la vita più difficile ai più poveri, come ad esempio i disoccupati di lunga data o le persone poco qualificate.

swissinfo.ch: Eppure in Germania il numero di persone che riceve un salario minimo è in costante crescita. Sono in diversi milioni a lavorare a tempo pieno senza riuscire a sovvenire al proprio sostentamento. Come è possibile?

T. S.: Siamo tutti d’accordo che ciò non dovrebbe succedere. Ma è proprio la ripresa economica, con la stabilità e la competitività acquisita negli ultimi anni, che ha avuto un impatto positivo sulla politica sociale e che ha permesso di restituire un lavoro a molte persone. A volte anche un impiego sociale. Il numero di questi ultimi non è mai stato così alto dalla riunificazione del paese. Anche il tasso di disoccupazione è ai livelli più bassi.

Anche se è inammissibile che in Germania ci siano persone che non guadagnano a sufficienza per vivere, l’introduzione di un salario minimo è lo strumento sbagliato per affrontare il problema. Con questa misura alcune fasce della popolazione non avranno nemmeno più la possibilità di trovare un posto di lavoro.

D’altronde sappiamo anche che il salario minimo aiuta soprattutto alcune categorie di persone che non sono tra le più bisognose, come ad esempio coloro che hanno un secondo reddito oppure un’entrata supplementare nel proprio nucleo famigliare. Per le madri che allevano da sole i figli, il salario minimo previsto dal governo è troppo basso per permettere loro di vivere in modo decente. Sarebbe molto più saggio sostenere queste persone direttamente e in modo specifico attraverso trasferimenti finanziari provenienti da casse sociali finanziate dalle imposte.

L’iniziativa popolare “Per la protezione di salari equi”, lanciata dall’Unione sindacale svizzera e sostenuta da socialisti e verdi, chiede l’introduzione di un salario minimo legale di 22 franchi all’ora, che corrisponderebbe a circa 4’000 franchi al mese. Governo e parlamento invitano a respingere l’iniziativa, che sarà probabilmente sottoposta a voto popolare nel 2014.

swissinfo.ch: Anche in Svizzera il dibattito è stato lanciato e il popolo dovrà esprimersi su un’iniziativa popolare che chiede l’introduzione di un salario mimino di 22 franchi l’ora. Cosa ne pensa?

T. S.: Personalmente sconsiglierei l’introduzione di un salario minimo in Svizzera. Anche perché in principio esistono già accordi su un salario minimo, attraverso i contratti collettivi. Non c’è molto da migliorare. A livello internazionale, la Svizzera ha un tasso di disoccupazione invidiabile. Inoltre, il problema di fondo dei lavoratori poveri non è così acuto come in altri paesi.

In Svizzera, ancor più che altrove, eviterei di regolare eccessivamente il mercato del lavoro, perché la flessibilità sta dando i suoi frutti.

Rispetto al salario minimo, ritengo invece che l’iniziativa “Per un reddito di base incondizionato” nel suo insieme vada nella giusta direzione. Naturalmente però bisogna chiedersi dove dovrà essere messa l’asticella. Dal mio punto di vista, le cifre menzionate finora [attorno ai 2’500 franchi, ndr] sono irrealistiche e inefficaci. I costi per il suo finanziamento avrebbero così tanti effetti secondari negativi da mettere in pericolo la prosperità della Svizzera.

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swissinfo.ch: Cosa intende per effetti negativi?

T. S.: Con un reddito di base ancorato alla Costituzione, come è previsto dall’iniziativa, la gente non sarà più disposta a lavorare così tanto come oggi. Inoltre, bisognerà tassare molto di più le persone attive, riducendo così rendimento e motivazione.

swissinfo.ch: Torniamo al salario minimo. I contrari all’iniziativa temono che questa misura porti a un aumento dell’immigrazione. Cosa ne pensa?

T. S.: Ritengo che il dibattito sull’immigrazione “eccessiva” e la filosofia della “barca è piena” siano contro produttivi. La Svizzera dipende fortemente dall’immigrazione di manodopera qualificata. È sempre stato così e lo sarà ancora per molto, perché la risorsa più importante del paese è il suo capitale umano.

Tutto ciò che contribuisce al miglioramento e al potenziamento di questo capitale umano, è senza dubbio da considerare positivo per l’economia elvetica. Pertanto, l’immigrazione di personale qualificato e con competenze dirigenziali è di grande importanza per il paese.

(Traduzione dal tedesco di Stefania Summermatter)

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