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La narrazione di comodo che frena l’Italia

Un anziano signore cammina in centro di Milano davanti a negozi chiusi per fallimento.
Keystone / Luca Bruno

"Che cosa non diciamo fino in fondo? Come prima cosa che viviamo al di sopra dei nostri mezzi". Così inizia l'ultima fatica editoriale di Ferruccio de Bortoli. Noi lo abbiamo incontrato anche per parlare della situazione politica italiana.

Ferruccio de Bortoli, milanese, è stato per anni direttore del Corriere della Sera e del Sole 24 ore. Conosce bene la realtà politica ed economica italiana. In Ticino è anche conosciuto come editorialista del Corriere del Ticino.

“Proprio quando ci si trova in una situazione di emergenza ci vuole un rigore assoluto che purtroppo non c’è”. Ferruccio de Bortoli

Con “Le cose che non ci diciamo” (edito da Garzanti), Ferruccio de Bortoli affronta una dei mali endemici dell’Italia: le verità sottaciute. Forse conosciute da molti ma nascoste, almeno in parte. In breve non si dice mai tutto.

Come si legge in seconda di copertina, “Ferruccio de Bortoli sottolinea quelle storture e quei pericoli che troppo spesso in Italia vengono sottaciuti. Perché non ci diciamo fino in fondo che spendiamo più di quanto dovremmo, senza preoccuparci della crescita del debito pubblico; che non possiamo vivere di sussidi statali senza creare reddito; che è illusorio voler difendere l’occupazione finanziando con i soldi dei contribuenti aziende senza futuro”.

tvsvizzera: Partiamo dal titolo del suo ultimo libro… perché non diciamo la verità fino in fondo e ci fermiamo, come scrive lei, a narrazioni di comodo?

Ferruccio de Bortoli: Non diciamo le cose fino in fondo perché è comodo rappresentare una realtà che purtroppo è soltanto immaginaria. L’Italia non cresce da tanto tempo. La produttività stagna da 20 anni. Viviamo di rendita perché abbiamo un grande patrimonio ma non riusciamo più a sviluppare un reddito adeguato. Abbiamo lavori di più bassa qualità, scarsa ricerca, pochi investimenti, molto consumo. Stiamo in qualche modo dando fondo alla nostra argenteria. È brutale da dire, ma è la verità. Bisogna scuotere le persone perché quando si occupano delle loro vicende familiari si comportano in maniera completamente diversa: in famiglia si risparmia, si investe sul futuro dei figli. Dobbiamo farlo anche a livello di paese.

La copertina del libro
tvsvizzera

Una delle cose che non vengono detto è che l’Italia vive da anni al di sopra delle sue possibilità.

Questo succede quando ci si indebita. Seguo quanto succede in Svizzera su questo tema e l’introduzione del freno all’indebitamento. Così sono stati evitati i sorpassi di spesa, un tema questo che in Italia non esiste. In tempi come questi che viviamo, è vero, dobbiamo spendere di più, ma soprattutto spendere meglio. Del resto, noi abbiamo fatto esplodere il debito pubblico: esiste un debito “buono” che è quello degli investimenti che va fatto soprattutto con i tassi di interessi negativi. Poi esiste il debito “cattivo” che è quello degli sprechi. Ma proprio quando ci si trova in una situazione di emergenza ci vuole un rigore assoluto che purtroppo non c’è.

Dal libro esce una tesi di fondo, ovvero che questa generazione di politici, imprenditori, ma in fondo noi tutti stiamo derubando i nostri figli e nipoti.

Questo è quello che io chiamo “negozi in frode alle prossime generazioni”. E qui il tema di fondo del libro è la trascuratezza del capitale umano. In Ticino Emanuele Bertoli, responsabile dell’educazione, ha chiaramente spiegato quale era uno dei rischi maggiori di questo periodo: quello che la questione sanitaria facesse passare in secondo piano i grandi temi dell’educazione. Noi in Italia abbiamo discusso un’intera estate sui banchi a rotelle, sul distanziamento nelle classi mentre si doveva discutere sul modo attraverso il quale le famiglie e gli studenti avrebbero raggiunto la scuola, quindi sui trasporti. E abbiamo invece investito mezzo miliardo di euro sui banchi a rotelle, speriamo utili ma non indispensabili. E non è stato fatto un dibattito approfondito su come far crescere il capitale umano. Sembra che per noi non sia una necessità.

Un’altra grande menzogna che ci raccontiamo è che lo Stato può risolvere tutti i problemi.

Durante i periodi di emergenza, non solo in Italia, si deve essere il più rigorosi possibili: dobbiamo essere più attenti e inflessibili per quanto riguarda gli sprechi. Noi – ma non solo gli italiani – stiamo vivendo sotto l’effetto di due potenti anestetici: il debito e il ruolo dello Stato. L’idea è che lo Stato, intervenendo in tutte le situazioni di crisi, possa non guardare al bilancio e non guardare agli sprechi. Così alla cassa passano tutti i contribuenti. L’aver convinto o tentato di convincere gli italiani che lo Stato può fare tutto, “sussidiare-integrare-proteggere” è un’altra delle menzogne di questo ultimo periodo.

“La domanda è: si devono salvare tutti? Se si salvano tutti si impedisce alle nuove aziende di crescere. Questo è un dilemma anche etico”. Ferruccio de Bortoli

Lei scrive che l’Italia aveva un sistema più concorrenziale quando il mondo era meno globalizzato.

Ci siamo progressivamente chiusi nelle nostre mura, anche politicamente quando il mondo è diventato più aperto e competitivo. E ne abbiamo pagato il conto. Questo però contrasta con la parte più dinamica del paese. La parte che è esposta alla concorrenza internazionale, penso alle medie imprese attive ad esempio nella meccanica e nella farmaceutica, hanno reagito molto meglio delle loro dirette concorrenti. Laddove c’è concorrenza e mercato, c’è la competenza, l’investimento nella qualità delle persone, c’è ricerca, c’è internazionalizzazione.

Una parte del paese – non solo in Italia basti pensare agli Stati Uniti – di fronte alla minaccia della globalizzazione che vede l’Occidente recedere perché è una globalizzazione a vittoria asiatica anche nel contrasto della pandemia, è una classe media lavoratrice che si sente minacciata e chiede di essere protetta contro il mercato e contro la concorrenza. Anche coloro che hanno ottenuto aiuti o prestiti con la garanzia statale hanno premuto affinché non ci fosse troppa concorrenza.

Sono stato colpito dalla decisione del governo elvetico quando ha annunciato che si doveva far ripartire tutte le attività ma che nel contempo non avrebbe salvato quelle aziende già in crisi e destinate a scomparire indipendentemente dalla pandemia. In Italia un discorso simile non è possibile farlo.

… è quel pezzo che non diciamo…

Si, è proprio quella parte che non diciamo. Quando finirà la moratoria sui debiti (e l’Italia è uno dei paesi che ha fatto la più ampia moratorie sui debiti, si parla di cifre rilevantissime) e quando si esaurirà il ciclo della cassa integrazione, seppur selettivamente prorogata, è chiaro che molte aziende saranno destinate a fallire. La domanda è: si deve salvare tutti? Se si salvano tutti si impedisce alle nuove aziende di crescere. Se io metto i soldi laddove ho la certezza di sprecarli e perderli, è chiaro che tolgo delle opportunità alle nuove imprese che potrebbero affermarsi sul mercato. E questo è un dilemma anche etico. Ma di questo bisogna parlare. Invece no.  Facciamo credere a tutti che lo Stato ci possa garantire il lavoro, proteggere, integrare. Che ci sia sotto sotto un reddito di cittadinanza per tutti che ci salverà. Lo dico con brutalità: questo spegne gli “spiriti animali” della società e deprime quella voglia di emergere, di sacrificarsi, di studiare, di impegnarsi con il coltello tra i denti. La vita non è mai stata facile, nemmeno quando abbiamo avuto periodo migliori.

Sulla situazione politica italiano dopo la fiducia ottenuta dal governo Conte, diventato ormai un governo di minoranza ecco l’opinione di de Bortoli:

Torniamo al libro. Combattere l’evasione fiscale davvero rilancerebbe l’Italia?

Oggi il tema dell’evasione fiscale è delicato, tenendo conto che ci sono molte imprese in difficoltà. Però tenete conto che due terzi dei redditi non sono stati colpiti dalla pandemia. Ecco, questi due terzi di redditi le tasse devono pagarle. A maggior ragione perché devono aiutare quel terzo pesantemente colpito in questi mesi. L’evasione fiscale è un male endemico dell’Italia ma oggi è anche un insulto alla nuova povertà. Soldi, ad esempio, che vengono tolti al servizio sanitario nazionale che qualcuno deve pur finanziare.

Parliamo di pandemia. Il virus ha attaccato tutti indistintamente, ma la quarantena ha accresciuto le differenze.

Il virus ha colpito tutti, un virus “democratico”. Chi ha potuto prendere e andarsene dalla città e rifugiarsi nella propria casa in montagna, al mare, in campagna, lo ha fatto. L’Engadina, tanto per dire, durante la prima ondata della pandemia era più milanese di piazza San Babila. Altri invece hanno dovuto vivere nei loro piccoli appartamenti. Chi aveva una buona connessione ha potuto dedicarsi alla didattica a distanza e al telelavoro. Chi non aveva una connessione adeguata non l’ha potuto fare.

“La pandemia ha portato inevitabilmente alla crescita delle disuguaglianze”. Ferruccio de Bortoli

Quelli che hanno un lavoro intellettuale o comunque legato a un circuito internazionale sono stati relativamente colpiti. Molte persone il lavoro non potevano portarselo a casa e lo hanno perso. È chiaro che la reazione alla pandemia porta inevitabilmente alla crescita delle disuguaglianze. Per esempio, si dice che tutti devono avere accesso alla sanità, però ci sono quelli che si fanno fare i tamponi privati, e probabilmente ci sarà anche un mercato secondario dei vaccini. Questo aspettiamocelo. Sarà inevitabile.

Dalla pandemia è uscita anche un’Italia diversa, umana, solidale, responsabile.

Questa è la grandezza del Paese, un capitale sociale meraviglioso. Le comunità si sono date da fare. In Italia non si sono viste manifestazioni negazioniste di massa come in Germania. Non si sono visti i disordini francesi. Tutto sommato, l’italiano che ha la fama dell’indisciplinato cronico, alla fine ha accettato di buon grando di sacrificare parte delle proprie libertà personali.

…lei chiama questo curare la casa comune.

Questo tema della casa comune spero emerga come una delle eredità positive di questo periodo pandemico. Il prossimo è colui che può portarti la malattia in casa o può prendere da te il virus, ma è anche un prossimo che ti può portare aiuto, benessere, reddito. Allora penso che la pandemia abbia rinsaldato, nel distanziamento sociale, quelli che sono i legami delle comunità. Sono convinto che le comunità ne usciranno più forti.

Lei dedica il libro ai tanti che durante la pandemia hanno soccorso gli altri senza pensare a sé stessi.

Ammetto che la retorica dell’eroismo non mi piace, la trovo eccessiva. Abbiamo però avuto tante persone che hanno svolto il loro mestiere, rischiando la vita e qualche volta perdendola, con onore, disciplina, attenzione del prossimo e con un’etica della cittadinanza che però non mi meraviglia. Penso che sia anche questo un esempio straordinario. Noi non abbiamo bisogno né di cinismo né di solidarietà irresponsabile. Abbiamo bisogno di sentirci tutti parte di una comunità, con i nostri diritti e soprattutto con i nostri doveri.


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