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Start-up e biotecnologie, manuale d’uso

Le allergie, spiacevoli per chi ne soffre, una possibile gallina dalle uova d'oro per l'industria farmaceutica Keystone

Malgrado la chiusura di Merck Serono, la Svizzera resta uno dei migliori posti al mondo per trasformare in realtà commerciale un’idea innovativa nel campo delle biotecnologie. È l’opinione di Christophe Reymond, responsabile scientifico di Anergis, una start up del settore.

L’annuncio, il 24 aprile, della chiusura della sede ginevrina di Merck Serono, di proprietà del gruppo tedesco Merck, è giunto come un fulmine a ciel sereno. L’età d’oro delle biotecnologie in Svizzera sarebbe ormai solo un ricordo del passato?

Secondo Christophe Reymond, rispetto ad alcuni anni fa è diventato più difficile per un ricercatore ottenere finanziamenti per lanciarsi in questo settore. Tuttavia la Svizzera ha ancora ottime carte in mano. E la chiusura di Merck Serono potrebbe avere anche delle ricadute positive.

Reymond è direttore scientifico di Anergis, una start-up basata a Epalinges, nel canton Vaud, specializzata nello sviluppo di medicinali e vaccini contro certe allergie.

swissinfo.ch: Qual è il segreto del successo quando si lancia un’azienda di biotecnologia?

Christophe Reymond: Prima di tutto bisogna avere un’idea innovativa. Un’idea da sola però non basta. Deve appoggiarsi su una solida ricerca accademica, per dimostrare che l’idea può essere trasformata in qualcosa di concreto.

In seguito è necessario proteggere commercialmente questa idea con dei brevetti. È importante ottenere dei buoni consigli, poiché è un settore molto specialistico e i ricercatori universitari possono facilmente commettere errori.

La tappa seguente consiste nel formare un team di imprenditori per trasformare l’idea accademica in una vera e propria attività. In passato, a volte ciò è venuto meno, perché i ricercatori avevano un po’ tendenza a cercare di realizzare da soli un’operazione commerciale, facendo a meno degli imprenditori.

Infine, bisogna trovare gli investitori giusti, che capiscano qualcosa di biotech e delle insidie che si celano in questo settore.

swissinfo.ch: E quanto tempo ci vuole?

C.R.: Durante i primi cinque anni eravamo un’azienda virtuale che si occupava di ricerca fondamentale. Nel 2005 abbiamo messo in piedi una ditta e iniziato a cercare dei finanziamenti.

Abbiamo effettuato i primi test clinici del farmaco contro l’allergia da polline di betulla nel 2008 e abbiamo avuto i risultati l’anno seguente. Nel 2011 siamo riusciti ad ottenere i finanziamenti per la prossima batteria di test clinici che inizieranno in ottobre.

Dall’estate prossima dobbiamo trovare finanziamenti per la terza fase dello studio, una tappa essenziale per poter registrare il prodotto. Questo processo dovrebbe concludersi nel 2016-2017.

swissinfo.ch: Quali sono i principali ostacoli da superare per lanciare una biotech?

C.R.: Il vero problema della biotecnologia è il tempo necessario allo sviluppo di un prodotto. Dieci anni fa si potevano ottenere finanziamenti praticamente per ogni idea.

Negli ultimi due anni è diventato più difficile, a causa del fiasco di molte start-up. Dietro a un’idea deve esserci una ricerca molto solida, poiché l’idea, oltre ad essere confrontata con la realtà commerciale, è costantemente rimessa in discussione da altri scienziati.

swissinfo.ch: Perché nell’ambito della biotecnologia la Svizzera ha avuto finora successo?

C.R.: In Svizzera abbiamo un sistema educativo di alto livello, vi sono dei mezzi a disposizione per la ricerca e persone ben formate e con esperienza.

Il fatto di avere grandi imprese farmaceutiche è di grande aiuto, in particolare per stabilire dei contatti e scovare delle opportunità d’affari. Le biotech si assumono tutti i rischi e le grandi industrie farmaceutiche hanno le risorse per finanziare i test clinici e la commercializzazione di un nuovo prodotto.

Le biotech svizzere hanno inoltre una buona immagine all’estero. Il nostro paese ha una lunga tradizione di precisione e ha una propensione a costruire per gradi. Ciò si riflette anche nel nostro approccio alle biotecnologie. Piuttosto che avere un’idea entusiasmante, pomposa, ma che si traduce nella scomparsa dell’azienda sei mesi dopo, preferiamo un approccio più preciso, efficiente e metodologico.

swissinfo.ch: Cosa può essere ancora migliorato?

C.R.: La Commissione per la tecnologia e l’innovazione (la CTI, ente della Confederazione, ndr.) accorda finanziamenti per progetti specifici. Per le start-up vi sono però pochi fondi pubblici a disposizione in confronto con altri paesi europei come la Francia e la Germania.

swissinfo.ch: Quale impatto avrà la chiusura della Merck Serono sul settore biotecnologico svizzero?

C.R.: L’avventura di Serono è stata un successo. È una delle poche aziende biotech diventata una società farmaceutica di grandezza media. L’impatto di questa chiusura causa un danno d’immagine al settore.

Questa chiusura potrebbe però anche dar vita a un certo numero di spin-off (ditte nuove create da ex dipendenti di un’azienda più grande, ndr.), se le persone giuste decidessero che questo è il miglior modo per proseguire la loro carriera.

Il grande albero nella foresta sarà tagliato, ma al suo posto potranno crescere nuove piante.

La biotecnologia è, stando alla definizione della Convenzione sulla diversità biologica, «l’applicazione tecnologica che si serve dei sistemi biologici, degli organismi viventi o di derivati di questi per produrre o modificare prodotti o processi per un fine specifico».

Nel 2011 in Svizzera erano attive nel campo della biotecnologia 249 aziende (237 nel 2010).

La maggior parte delle ditte hanno sede nelle regioni di Basilea e Zurigo. Nei cantoni di Ginevra e Ticino si registra anche una certa attività.

Il settore ha registrato un giro d’affari di 8,7 miliardi di franchi nel 2011, in diminuzione rispetto al 2010. Le perdite sono state di 350 milioni di franchi. Nel 2010 erano invece stati registrati utili per 480 milioni.

Oltre 12’000 persone nel settore pubblico e 7’000 in quello privato lavorano nel campo delle biotecnologie.

L’anno scorso, questa industria ha attirato capitali per 458 milioni di franchi, in aumento rispetto ai 255 milioni del 2010.

(traduzione di Daniele Mariani)

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