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Trapianti, raccolta di firme per il “consenso presunto”

Un'iniziativa popolare per introdurre il modello del "consenso presunto" nella donazione di organi è stata lanciata martedì in Svizzera, paese nel quale il prelievo di organi destinati al trapianto è possibile solo in caso di dimostrato accordo del donatore o dei suoi famigliari.

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“Favorire la donazione di organi e salvare vite umane”. È questo il titolo dell’iniziativa lanciata dall’ONG giovanile Junior Chamber International Collegamento esterno(JCI) con il sostegno di SwisstransplantCollegamento esterno. Avranno tempo fino al 17 aprile 2019 per raccogliere le 100’000 firme necessarie a sostegno del principio del “consenso presunto”, l’espianto di organi sarebbe sempre consentito in assenza di un esplicito rifiuto.

In una nota, la sezione della Riviera vodese dello JCI ricorda che ogni anno nella Confederazione circa 100 persone muoiono in mancanza di organi disponibili. Oltre 1’480 pazienti sono inoltre in attesa di un trapianto.

Il presidente del comitato d’iniziativa Julien Cattin ha sottolineato che il tasso di donazioni in Svizzera – 14,2 donatori per milione di abitanti – è due volte più basso rispetto a Francia, Austria e Italia, paesi dove vige il modello del “consenso presunto”.


Per rispettare la volontà di coloro che non desiderano donare i propri organi, il comitato d’iniziativa propone la creazione di un registro ufficiale nazionale. Se il nome del defunto non figurerà su tale elenco si dovrà presupporre che questi fosse favorevole alla donazione.

Il presidente di Swisstransplant, ministro cantonale vodese responsabile della sanità Pierre-Yves Maillard, ha affermato oggi che con il modello attuale c’è la possibilità che gli organi di una persona favorevole alla donazione non possano venir espiantati, impedendo in tal modo di salvare diverse vite umane.

A tal proposito, Maillard ha ricordato la contraddizione tra il numero di persone favorevoli al dono di organi – l’80% della popolazione – e il tasso di rifiuto al momento del decesso (60% nel 2016). Nella metà dei casi i parenti non conoscono la volontà del defunto e per questo motivo rifiutano la donazione. “Noi vorremmo che nel dubbio dicano di sì”, ha aggiunto.

A livello politico, lo scorso maggio il Consiglio federale aveva detto di non voler cambiare per ora la prassi in materia di donazione di organi. Solo alla conclusione del piano d’azione “Più organi per i trapianti”, a fine 2018, sarà possibile valutare se sono necessarie misure, aveva affermato l’esecutivo.

In precedenza, nel 2015, le Camere federali avevano approvato una modifica della Legge sui trapianti. Durante i dibattiti, il Parlamento aveva però bocciato l’introduzione del principio del “consenso presunto”. Tale modello potrebbe ora tornare d’attualità.

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